Quello che è successo dopo ciò che sto per raccontare è ormai noto a tutta Italia: la rivelazione dell'audio di Messina Denaro dove insulta la commemorazione delle stragi, il fatto che questo vocale sia uscito da una chat che lui aveva con una sua amica di chemio (mentre era in cura per quel tumore che poi lo avrebbe ucciso) e che questa amica sia stata ospite in tv, con il volto oscurato, a Non è l'Arena. Ma vale la pena raccontare come siamo arrivati fin qui, tutti i retroscena di questa assurda vicenda e la giornata passata insieme proprio a lei, la signora che custodisce nel suo telefono i vocali e le chat dell'ultimo anno da uomo libero di Matteo Messina Denaro.
L'abbiamo chiamata Paola. Ci siamo incontrati in un ristorante fuori Palermo vista mare, uno di quei posti che ti fa assaporare la famosa borghesia siciliana che per molti avrebbe coperto la latitanza del boss mafioso. Lei però Matteo Messina Denaro non l'ha coperto. L'ha conosciuto davvero, nel profondo, credendo che si chiamasse Andrea Bonafede. Un'amicizia nata in una stanza de La Maddalena, l'ospedale in cui è stato catturato. Anche Paola ha un tumore. Ha stile, eleganza, empatia. Subito, a colpo d'occhio, si intuisce perché un uomo come MMD, noto per essere sensibile alla bellezza femminile, possa essersi legato a lei. Nella chat che avevano in comune a un certo punto glielo confesserà: «So riconoscere i miei simili, di te l’ho capito in un nanosecondo. Ti ascoltavo e comprendevo anche sentendoti parlare con altri. E subito pensai: questa è un tipo». Sì, perché Paola con Matteo Messina Denaro alias Andrea ha condiviso pomeriggi, pranzi, cene, pensieri, paure, opinioni, vocali e due chat con due numeri diversi. Per lei Matteo non era il ricercato numero 1, lo stragista responsabile della morte di Falcone, Borsellino e svariate altre persone, tra cui il piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell'acido. Ma un amico premuroso, protettivo, che la faceva ridere e con il quale sfogarsi. Dai messaggi che abbiamo potuto leggere e ascoltare ne emerge un ritratto inedito, inaspettato. Matteo Messina Denaro che si spaccia per imprenditore agricolo e le manda selfie dove non si vede in faccia. Matteo Messina Denaro che le confessa di non saper utilizzare le emoji, come un vero boomer. Matteo Messina Denaro che parla delle sue fantomatiche tre figlie, che scommette migliaia di euro, che la invita nei migliori ristoranti, che le fa i complimenti sul bel culo. Ripercorrendo tutti i loro dialoghi ora, soltanto ora, alcuni passaggi assumono un significato inquietante. Il più tremendo è il vocale ormai di dominio pubblico del 23 maggio 2022, anniversario dell'attentato al giudice Giovanni Falcone e alla sua scorta. Matteo Messina Denaro è fermo in autostrada e con la voce improvvisamente incarognita le dice: «Sono qui in fila per le commemorazioni di sta minchia. Porco mondo». Lui, che quella strage l'aveva ordinata. I documenti che Paola ha sul telefono e i ricordi che si porta dentro sono di un'importanza impressionante, i carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) li avevano già visionati e analizzati nel dettaglio. Ma lei ancora stenta a credere di aver vissuto tutto questo. L'ultimo messaggio che gli ha inviato è datato 16 gennaio 2023: «Gli ho girato il link della notizia che proprio nella clinica dove andavano noi avevano arrestato Matteo Messina Denaro. Solo dopo, guardando la tv, ho capito che era lui. In pochi secondi ho sovrapposto la faccia di Andrea all’immagine ricostruita al computer del Messina Denaro invecchiato. Sono rimasta sconvolta. E ho chiamato mio marito…». Quel messaggio il cellulare di Matteo Messina Denaro l'ha ricevuto. Ma non è mai stato letto.
LO SQUALLIDO E LA NASCITA DELL’AMICIZIA
Paola ora è seduta davanti a me. Accanto a lei c'è suo marito, anche lui diventato amico del finto Andrea Bonafede. Sul tavolo ci sono già un uovo mantecato al tartufo e al parmigiano come entrée, dell'olio del Belìce e del pane con una farina lievitata 72 ore. Ordiniamo il pescato del giorno con verdure alla griglia e una bottiglia di bianco. Paola parlerà per ore. Parte dall'inizio. «Scopro di avere un tumore ad aprile 2021 e tra diagnosi, primi accertamenti e biopsia giungiamo a giugno 2021. E sin dalle prime sedute ho notato questa persona. Lo notavo perché si distingueva dagli altri per come si abbigliava. Aveva un abbigliamento ricercato, basti dire che portava sempre con lui una borsa di Louis Vuitton. Poi indossava dolcevita in cachemire e camicie di qualità. Non mi ricordo come mi ha rivolto parola la prima volta, ma incominciammo a chiacchierare e dopo la terza volta ci siamo scambiati il numero». Paola e Matteo sono nella stessa condizione: questa cosa, e il fatto che si trovano bene a parlare tra di loro, li porta subito a un rapporto frequente, stretto. «Affettuoso ed empatico», lo definisce. «Così tanto che gli avevo dato un soprannome tutto mio». Paola non vuole rivelarlo perché «ero l’unica a chiamarlo così». In questo modo viene a sapere che Matteo alias Andrea è in cura già da alcuni mesi a La Maddalena - che lui aveva soprannominato Lo Squallido - e che si era già operato due volte a distanza di pochissimo tempo. Capisce che Matteo non ha per niente paura di morire: «Era perfettamente consapevole della sua malattia. Faceva la chemio una settimana sì e una no. I giorni erano sempre il lunedì e il martedì, per un’ora e mezza: il lunedì incontrava me, che però facevo un’infusione da quattro ore, ed è per questo che non sono mai uscita dall’ospedale insieme a lui e che non ho mai visto il suo autista. La settimana in cui era fermo la utilizzava per riprendersi, perché la chemioterapia lo abbatteva». Durante questi incontri Matteo inizia a raccontargli chi è. O meglio: a inventarglielo, mettendoci dentro anche - probabilmente - dettagli veritieri. Dice di essere un imprenditore agricolo e di avere un’azienda di olio e di olive, senza mai rivelarle il nome. Dice di avere tre figlie, di cui una che vive alle Maldive e che si sarebbe chiamata Malvina e un’altra, la più grande, con la quale non era in buoni rapporti e che lo aveva reso nonno di un bambino insieme al marito che definiva quel «catanese di merda» e che secondo lui l’aveva sposata solo per interessi economici e per gestire il suo oleificio. «Sosteneva che economicamente stavano bene ma che se avessero lavorato con lui avrebbero guadagnato molto di più». Paola non ha mai visto né chiesto una foto delle figlie e «con il fatto che non sono così social non mi è mai nemmeno venuto di proporgli di scattarci una foto insieme». Cominciano presto a vedersi anche fuori dalla clinica. «Dopo che mi ero operata, a gennaio 2022, mi invita a pranzo fuori per la prima volta. Mi dice: scegli tu il ristorante. E decido per un locale di Mondello». Messina Denaro faceva capire di avere una grande disponibilità economica. «Pagava sempre in contanti e raccontava molti aneddoti, di casinò e di cifre iperboliche. E mi ricordo le cifre che si giocava ogni weekend sulle partite di serie A: due, tre mila euro… Non tifava una squadra in particolare, l’impressione è che lui non sapesse come spenderli i suoi soldi». C’è un altro episodio che lo dimostra. «Una domenica ha mandato in giro l’autista a comprare in ogni pasticceria di Mazara, Campobello e Castelvetrano un vassoio di dolci. E perché, Andrea?, ho chiesto. E niente, mi risponde, oggi voglio togliermi questo sfizio e vedere qual è la migliore della zona. Del denaro non gliene fotteva proprio niente». Nei loro ripetuti incontri ogni tanto parlava anche dell’ex moglie, dicendo di averla tradita e di essere stato scoperto, motivo per cui lui aveva deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, e una volta parlò anche della madre. In un vocale della chat di gruppo, lo stesso in cui pronuncia con voce incarognita l’espressione «quelle commemorazioni di sta minchia» e che ascolteremo poco dopo. Prima di darci il suo telefono, però, Paola precisa una cosa fondamentale. Che spiega perché lei ci sta raccontando tutto ciò: «Io ritengo che la diagnosi di una patologia grave come la sua in una qualche maniera lo abbia reso umano e che lo abbia spogliato della sua autorità e della sua arroganza, un po’ come se cercasse veramente dei rapporti veri, sinceri, leali. Io penso che lui mi abbia voluto davvero bene. A modo suo, raccontandomi tantissime bugie, ma io ancora oggi faccio fatica a credere che le sue due identità possano essere sovrapponibili. Io non ho conosciuto uno stragista. Io ho conosciuto un’altra persona».
I MESSAGGI E GLI AUDIO DELLA PRIMA CHAT PRIVATA
Sull’iPhone di Paola la prima chat, però, risale solo a settembre 2022, perché in quel periodo Matteo aveva cambiato numero di telefono. Forse, perché quella di cambiare scheda era una consuetudine frequente. Fatto sta che per comunicarglielo le manda un messaggio che adesso, con il senno di poi, ha il sapore della scusa: «Il numero precedente è abolito. Mi scassavano tutti la minchia». Messina Denaro tiene subito a precisare: «Non so dove sono le faccine e come usarle».
Sì, ride Paola, «gli spiegavo sempre che a seconda di quale emoji utilizzava poteva cambiare il senso di quello che diceva». Il grande boss era anche un grande boomer. «Sì, lo prendevo in giro per queste cose. Usava solo le faccine che ridono e il girasole, il suo fiore preferito». Il 20 ottobre, invece, oltre delle terapie parlano dell’olio. Ed ecco un audio dove si sente distintamente la voce del boss. «Ho tante persone a cui lo debbo dare, amici, infermieri, medici. A te ti ho messo tra gli amici. La giornata che te lo porto è il 9 novembre». Poi le precisa che l’olio che le darà è biologico e non è quello in vendita: «Quest’olio è molto aggressivo alla gola» dice il boss. «A noi piace così. A voi palermitani no. Se non ti piace lo lasci decantare e a maggio sarà mansueto».
Paola interviene: «Ma tu come puoi pensare dopo aver ascoltato questo messaggio che lui era quello che era. Per me era una persona deliziosa, protettiva». In un altro vocale le dice: «Ti voglio bene amica mia». E le dice un’altra cosa importante, perché anche questa, ora, sapendo la sua vera identità, acquisisce un altro significato. Siamo al primo novembre, nel ponte dei morti: «Io al cimitero non ci sono andato perché ci vado al 31. Ho sempre fatto così perché non voglio vedere le persone». E la saluta in un modo tutto suo, praticamente una firma, perché quasi tutti i suoi audio finiscono così: «Ciao ciao», velocissimo.
In un altro vocale - fatto mentre è in seduta - esorcizza le malattie ridendo, ma dice che non sta bene, che ha «un senso di vomito assurdo» e che per questo rifiuta un invito a pranzo di Paola.
Poco dopo parla delle sue olive e della differenza con quelle del supermercato: «Le mie non sono lucide, perché loro le fanno con l’olio di semi perché ora si mangia pure con gli occhi e questa lucidità dà un senso di bellezza».
In un altro vocale confessa: «Ultimamente il telefonino lo evito, faccio una vita ritirata».
LA SECONDA CHAT PRIVATA
Nella seconda chat il nome abbinato al suo cellulare non è più Andrea ma Francesco. «Io mi sono accorta di questo cambio di nome soltanto quando sono andata dai carabinieri, prima non ci avevo fatto caso e non vorrei che l’avesse cambiato poco prima di essere arrestato». Una stranezza, sicuramente. In questa chat creata da Paola dopo il primo pranzo, i messaggi partono da gennaio 2022. In uno di questi un altro indizio sulla sua reale personalità: «Mai ubriacato in vita mia, voglio sempre il controllo della mia mente».
Arriviamo a febbraio. Lui, alle 8:27 di mattina, manda una foto del mare e del sole all’orizzonte dalla spiaggia di Tre Fontane, la località marina di Campobello, dove abitava lui. Poi comincia a mandare link di tiktoker o di reel di Instagram che lo facevano ridere, tutti con battute e doppi sensi a sfondo sessuale, soprattutto di una influencer che si chiama Serena Enardo. «Alcune volte le vignette e i link che mi mandava erano al limite, e a quelli non gli davo corda». Un giorno racconta che mentre era a fare la chemio ha visto Totò Schillaci in ospedale (che era alla Maddalena anche il giorno del suo arresto) e scrive una cosa che, ancora con il senno di poi fa anche sorridere: «Non gli ho detto niente, perché io non acclamo nessuno». Un altro è lui a fare forza a loro, un altro ancora è lui a sfogarsi: «Ormai le mie giornate passano in ospedale porco mondo. Non riesco a capacitarmi della mia situazione. Il mio corpo mi ha tradito. Io avevo una vita bellissima…». La vita di un boss mafioso.
IL VOCALE DEI VOCALI: «LE COMMEMORAZIONI DI STA MINCHIA»
Al tavolo arrivano dolci locali in formato mignon e amaro Amara, tipico della Sicilia. Continuiamo a scorrere la chat e Messina Denaro scrive delle sue scommesse: «Il Venezia non l’ho giocato. Gioco cose improbabili per alzare le probabilità delle improbabili vincite».
Ogni tanto Paola e suo marito si ricordano qualcosa, tipo quando sono stati in auto con lui, nella sua Alfa Romeo Giulietta nera. Oppure quando voleva convincere Paola a comprare a tutti i costi una Mini Cooper di due sue amiche: «Ha anticipato lui la caparra per me anche se gli avevo detto che non ero sicura di volerla prendere e quando mi sono decisa a non acquistarla non ha voluto che gli rendessi i soldi». MMD scriveva cose che lì per lì potevano davvero commuovere, quando in realtà adesso illuminano una storia vissuta da criminale. Come questa, scritta a marzo 2022: «Nella vita ho avuto momenti terribili e non parlo del tumore…». Poi arriviamo al 23 maggio 2022. Lui è in auto che sta percorrendo l’autostrada. Poco prima dell’uscita di Capaci è costretto a fermarsi. E manda l’audio degli audio. È mattina, si lamenta che una delle due amiche in chat con lui non risponde: «Chissà dov’è…». E poi cambia voce e dice: «E io sono qua bloccato con le quattro gomme a terra. A terra, cioè nel senso, non bucate, ma sull’asfalto. Non si muove. Per le commemorazioni di sta minchia». Torna ad avere una voce più serena: «Comunque… sentite questa…». Si lascia andare ancora a un’imprecazione: «Porco mondo…». Poi continua e racconta di un foglio ritrovato dalla badante di sua madre e scritto dalla madre stessa in cui lei chiedeva che al suo funerale avrebbe voluto la marcia di Radetzky. Alla fine del vocale deve ripensare alle commemorazioni perché cambia voce ancora ed esclama: «Qua mi sono rotto i coglioni di brutto!». Ma poi chiude con il suo allegro: «Ciao ciao».
Da rabbrividire. Il resto sono chiacchiere normali, tra amici, fino al giorno dell’arresto, quando Andrea sparisce dalla vita di Paola. «Capite?» domanda. «Io solo adesso capisco di essere stata davanti a un uomo solo, una solitudine determinata non esclusivamente dalla latitanza ma anche dalla malattia. In tutto questo non riesco a non leggere l’aspetto umano. Davanti al cancro si è tutti essere umani. Anche se sei stato uno stragista, il tuo background si azzera. E per me Andrea è stato un amico. Anche i Ros mi hanno chiesto se ci fosse stato qualcosa di più ma no. Io e lui siamo stati amici. Nel profondo». E a quel punto che le chiediamo di risponderci in tutta sincerità a una domanda delicata: Paola, ma lui le manca? E lei, senza pensarci, risponde: «Sì. Mi manca». Ma le manca Andrea, non Matteo Messina Denaro.