Circa 30mila follower su Twitter e su Instagram, cinque anni di militanza a Libero da cui è stata brutalmente licenziata lo scorso settembre, uno sparo contro la sua finestra. Azzurra Barbuto, giornalista, non è comunque una che “piagnucola”. Con la promessa di “tornare presto a rompere il cazzo”, l’ex firma del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, questa mattina ha tirato una bella stoccata alle femministe tutte, partendo da un tweet di Francesca Michielin che lamentava di aver speso 15 euro per comprarsi gli assorbenti. Notizia del giorno? Probabilmente no, ma quel cinguettio ha comunque generato moti di plauso e diluvi di cuori social a livello trasversale. L’unica a chiedersi “Come abbiamo fatto a finire così in basso?” è stata Azzurra Barbuto. Allora l’abbiamo contattata per approfondire il tema Tampon Tax e già che c’eravamo, per capire come mai sia stata sbattuta fuori da Libero. Non ci siamo ritrovati davanti una donna piagnucolante. Ecco l’intervista che non piacerà alle femministe (e non solo).
Quindi la notizia del giorno è che Francesca Michielin deve comprare gli assorbenti…
Una cosa comica. Una volta queste cose personali non venivano diffuse così via social: “Ho il ciclo, ho comprato gli assorbenti, ho speso 15 euro”. E allora?
Lei riprendendo il tweet della Michielin sul suo profilo Instagram si chiede: “Come abbiamo fatto a scendere così in basso?”. Le rigiro la domanda.
Non me lo so spiegare. Prima le femministe facevano delle battaglie per i diritti, adesso fanno delle battaglie sugli assorbenti o per la declinazione al femminile di ogni sostantivo perché la lingua italiana le offende. Oppure si scandalizzano davanti a una statua, quella della spigolatrice di Sarpi, “rea” di avere i glutei. Trovo che siano questioni di lana caprina e soprattutto che siano svilenti sia per le donne tutte che per le vere femministe, quelle che ci hanno preceduto, alle quali dobbiamo tante conquiste di oggi.
Comunque esiste questa Tampon Tax: nel 2022 l’Iva sugli assorbenti scenderà dall’attuale 22 % al 10 %. Non trova che sia un fatto positivo?
Il problema oggi non è quello del prezzo degli assorbenti. L’Italia è uno dei Paesi dove la tassazione è alle stelle. Quindi piuttosto facciamo una battaglia su questo. Focalizzarsi sugli assorbenti lo trovo riduttivo e mortificante.
Su quali battaglie dovrebbero concentrarsi, invece, le femministe, nella sua opinione?
La battaglia che andrebbe condotta, per esempio, è quella per la rappresentanza delle donne nelle Istituzioni. Le quote rosa non hanno risolto il problema: nelle elezioni regionali dello scorso anno, nonostante le quote rosa, sono stati assegnati pochi seggi come consigliere alle donne. Non sto dicendo che le donne siano delle creature indifese da proteggere e tutelare, sto solo constatando che le donne in generale sono sottorappresentate sia all’interno delle Istituzioni nazionali come il Parlamento, che a livello regionale. E nelle rare occasioni in cui ci sono, rivestono ruoli marginali, mai apicali. Questo secondo me è un problema. Le donne sono oltre la metà della popolazione, com’è che siamo quasi totalmente escluse dai processi decisionali?
Non pensa che per arrivare a battaglie così grandi, il percorso sia fatto di battaglie e relative conquiste più “piccole” ma necessarie allo scopo?
Quella degli assorbenti non è una battaglia “piccola”, è una battaglia del cazzo. Priva di senso e mortificante. Non vedo proprio perché dobbiamo stare qui a parlare del ciclo della Michielin e dei 15 euro che ha speso in assorbenti, quando ci sono madri che non hanno neanche i soldi per dare da mangiare ai propri figli. La Michielin è popolare e conosciuta: perché non si batte per queste o altre questioni più importanti?
Lei, Azzurra, si considera femminista?
Non mi considero femminista nel senso che non mi rispecchio nel femminismo per come viene concepito attualmente. Non sono una “neo-femminista”, come le chiamo io. Non mi ritrovo nel loro stracciarsi le vesti e piagnucolare per questioni così stupide dagli assorbenti alle vocali.
Ecco, “piagnucolare”: basta dare un occhio ai monologhi che affidano alle conduttrici de Le Iene in questa stagione per vedere tante rappresentazioni di donne “vittime” e afflitte per qualche motivo. Magari anche serio e condivisibile. Ma possibile che l’unica via per farsi sentire sia, appunto, il lamento continuo?
Non seguo Le Iene ma apprezzo questa domanda perché c’entra il punto: oggi il femminismo è diventato appunto una lagna. Personalmente rigetto questa rappresentazione della donna piagnucolante, sempre vittima di qualcuno, maltrattata, nata per subire. Dobbiamo recuperare un moto di orgoglio, impossessarci della responsabilità delle nostre azioni e scelte perché solo così possiamo evolvere. Dare sempre la colpa a qualcun altro è un modo magari “comodo”, ma sbagliato. Anche perché non porta da nessuna parte.
Piagnucolano senza motivo, secondo lei?
No, non sto dicendo che non esista, anche nel giornalismo, un maschilismo strisciante chhe purtroppo ho provato sulla mia pelle. Ma questo non mi fa piangere, mi fa incazzare. Sembra che non esistano donne in grado di dirigere giornali che non siano, che so, Mani di fata o In Cucina con Suor Germana.
Quando dice di aver provato questo “maschilismo strisciante” sulla sua pelle, si riferisce al suo licenziamento da Libero? La motivazione ufficiale parla di “inadempienza”. Non scriveva abbastanza?
Io ho scritto per Libero, sempre in prima pagina, per oltre cinque anni. Passavo le mie giornate a scrivere, senza mai prendermi nemmeno un giorno di vacanza. Da maggio scorso, quando è subentrato il nuovo Direttore, Sallusti, ho cominciato a essere emarginata. Mandavo proposte ogni giorno per scrivere i miei pezzi, ma venivano ignorate. Anche gli stessi colleghi diventavano sempre più restii a parlare con me. Nessuno mi rispondeva più.
E allora cosa ha fatto?
Sono andata dal Direttore per dirgli che stavo male. Era luglio, eravamo a metà mese e mi era stato concesso di scrivere solo due articoli sui venti che avevo da fare per contratto. Mi ha detto: “Ricevo le tue proposte ma se nessuno ti risponde è perché abbiamo da fare, qui lavoriamo: tu non sei la principessa sul pisello”. Inoltre, mi ha chiamata più volte “ragazzina” aggiungendo, testuali parole, di “non rompere il cazzo”. Questa situazione mi ha portata a un crollo psicologico totale: non potendo fare il mio lavoro, cioè scrivere, non dormivo, non mangiavo… Sono arrivata a pesare 48 kg. A metà settembre è arrivato il licenziamento: un atto ingiusto e arbitrario.
E cosa è successo davvero secondo lei? Su Twitter ho letto che afferma di essere stata licenziata per le sue opinioni. Quali, nello specifico?
Quelle che esprimo sui miei profili social riguardo ai vaccini.
Come fa a dire che siano queste le motivazioni reali? Era l’unica in redazione a pensarla così sui vaccini?
Il Direttore, sempre durante il colloquio di cui ti stavo parlando, è arrivato a sbattere i pugni sulla scrivania accusandomi di essere una No-Vax. Mi ha urlato: “Tu sei una negazionista e non puoi scrivere per questo giornale perché noi pensiamo che i No-Vax e i negazionisti siano dei cretini”. Se poi ci siano altri a pensarla come me in redazione, non ne ho idea. Ma sicuramente non l’hanno mai detto in pubblico. E capisco bene perché. Comunque c'è molta vigliaccheria...
Lei è No-Vax?
Io non sono No-Vax. Sostengo semplicemente la libertà di scelta riguardo al vaccino anti-Covid. Visto che non esiste l’obbligo vaccinale, i cittadini posso scegliere se farlo o meno e quelli che decidono di non farlo, non devono essere soggetti a insulti, diffamazioni, minacce di morte. Non sono dei criminali, eppure vengono trattati come tali.
È vaccinata?
No perché purtroppo nella mia famiglia ci sono stati casi di ictus, malattie autoimmuni e trombosi. Quindi prima di fare il vaccino, dovrei fare degli esami del DNA che mi sono stati prescritti. Ancora non li ho fatti perché, ti dico la verità, non sento l’urgenza di vaccinarmi: non mi ritengo un soggetto a rischio, anche dovessi prendere il Covid. Penso che chi si vaccina tuteli se stesso e soprattutto che chi non si vaccina non sia un pericolo per gli altri. Il vaccino è un atto di responsabilità personale, non nei confronti di terzi. I non vaccinati non sono malati o contagiosi, non devono essere emarginati. Invece è passato questo pregiudizio, anche grazie ai media.
In Austria stanno facendo il lockdown per i non vaccinati…
Ecco, queste cose anche solo fino a un anno fa sarebbero state impensabili. Infatti quello che mi preoccupa è questa deriva e soprattutto la rapidità con cui si aggrava. Di questo processo mi sconvolge la velocità con cui delle libertà - libertà inviolabili - dell’essere umano vengono calpestate come niente fosse da soggetti che dovrebbero pure avere una cultura giuridica e conoscere la Costituzione. La rapidità, dicevo, con cui si procede verso il baratro mi sciocca.
Col senno di poi, si rimangerebbe qualche tweet relativo alla sua posizione sui vaccini?
Io sono contenta di non aver rinnegato le mie idee, non sono disposta a rinunciarvi per poter lavorare. Sono contenta anche di aver mantenuto anche il rispetto dei lettori. Loro stessi si sono sentiti offesi e insultati leggendo che su Libero venivano definiti “criminali”, “idioti” e “terroristi” in quanto non vaccinati. I toni sono stati e sono tuttora molto offensivi: questo è inaccettabile perché il lettore merita rispetto, non deve sentirsi giudicato leggendo un giornale.
Beh, non che Libero si sia mai distinto per un grande rispetto verso il prossimo. Mi riferisco, soprattutto, a certi titoli e toni contro gay e migranti per esempio…
Io ti posso dire che è vero, abbiamo spesso fatto titoli provocatori però non abbiamo avuto mai le proteste sotto la redazione del giornale. Sallusti ha avuto la capacità di arrivare a fine maggio e tempo due mesi, ecco le proteste davanti al giornale per i titoli offensivi nei confronti dei lettori. Sarà un caso, ma a luglio, ovvero appena i miei articoli sono scomparsi dai giornali, c’è stato un calo delle vendite pari al 7,8 %. Ho l’affetto e l’appoggio dei miei lettori a cui ho giurato fedeltà fino alla fine dei miei giorni.
Cosa pensa di Sallusti oggi?
Preferisco non esprimermi. Ha tutto in mano il mio avvocato.
Feltri, invece, l’ha difesa.
Mi dispiace che il giornale da lui fondato stia andando così alla deriva. A lui devo tutto, mi ha insegnato come si fa questo lavoro, ovvero ascoltando i lettori. Mi diceva: “Consuma le suole, ma mantieni l’intelligenza”. Per me Vittorio è come un padre e sua moglie è come una madre: io ogni Natale e Pasqua lo passo con loro. Lui sì che sapeva come si dirige un giornale, non si è mai permesso di offendere i lettori.
Beh, anche Feltri ha detto le sue cazzate comunque. Non da ultimo, quel tweet sullo stupratore Alberto Genovese su cui diceva“merita ammirazione: ha scopato una ragazza per 20 ore”...
Vittorio purtroppo ha questo modo provocatorio di esprimersi, io spesso non sono d’accordo con lui e discutiamo. Quello che non viene mai meno è la stima che ho nei suoi confronti. E non mi capacito di come i miei colleghi gli abbiano voltato le spalle dall’oggi al domani per seguire il nuovo direttore. Stiamo parlando di colleghi che era stato Feltri stesso ad assumere, per capirci.
Lei ha ricevuto solidarietà dai suoi colleghi?
Da parte dei miei colleghi non ho ricevuto una chiamata, un messaggio, niente. Né al momento del licenziamento, nè quando qualcuno ha sparato alla finestra di casa mia.
Si è scoperto poi chi è stato?
No. Io so solo che un proiettile di piombo ha forato la finestra di casa mia e che da quel momento, oltre a sentirmi bloccata verso la scrittura, ho vissuto nel terrore. Molti giornali e siti hanno parlato di questa cosa che mi è successa. Potremmo dire tutti. Tranne Libero. Ma io non mollo anche se attualmente sono disoccupata.
È disoccupata?
Sì. Ma dipingo (i miei quadri sono riuscita a venderli anche a politici e personaggi illustri, chi l’avrebbe detto!) e ho una collaborazione con Visto: una rubrica settimanale in cui parlo degli animali, una mia grande passione. Ringrazio il direttore Roberto Alessi per avermi dato questa possibilità, per aver avuto la sensibilità di darmela capendo il momento che sto attraversando. Ora so che questa fase deve passare, aspetto con pazienza preparando il mio ritorno.
Quindi la “ragazzina” tornerà a “rompere il cazzo”?
Esatto. Che non si illudano: non si sono certo liberati di me.