Le passerelle ci suggeriscono che il 2020 è l’anno del ritorno al passato, ed effettivamente sembra che tutto fosse già stato previsto. Siamo stati costretti a rimanere in casa per circa tre mesi e, in preda alla noia più totale, a rimettere in ordine i nostri scheletri nell’armadio, accessori improponibili compresi. Il bucket hat (o fisherman hat) è uno di questi.
Come suggerisce il nome, il bucket hat nasce per motivi pratici. A nessun pescatore o contadino irlandese è mai importato fare hype con il cappellino impermeabile a forma di secchio e, infatti, per una buona parte del 900 questo particolare tipo di copricapo è stato utilizzato unicamente per ripararsi dalla pioggia e dal maltempo. La sua seconda vita inizia negli anni 60, sulle teste dei giovani Mod che, con la loro arroganza, i loro scooter e le loro risse, hanno anticipato il casual style per le strade di Londra. Sempre in strada, ha spopolato tra le sottoculture hip hop degli USA, diventando un elemento gangsta immancabile grazie ai RUN DMC, che lo indossavano assieme ai fedora in stile Blues Brothers. L’apice della popolarità arriva però negli anni 90, il decennio in cui le tendenze hanno cominciato a dissolversi nello scazzo più totale, infangando i canoni del bello e del giusto.
Tralasciando le Spice Girls, i primi a rendere il bucket hat un accessorio meritevole sono stati senza dubbio i fratelli Gallagher, che nella loro piovosa Manchester avevano tutto il diritto di indossarlo senza dover dare giustificazioni a nessuno. Non dimentichiamo che loro sono i sovrani assoluti delle mosse azzardate (e senza spiegazione). Con le tute in acetato e i dolcevita slabbrati, il bucket hat aggiungeva il tocco burbero e irresistibile del bad boy inglese noncurante del look.
Ovvio che non può indossarlo chiunque, ci vuole l’attitudine giusta.
O sei un hooligan, o sei un freak, ma la cosa più importante è che devi esserne consapevole e fiero. Pensate ad Eminem, che agli esordi della sua carriera indossava il morbidissimo bucket hat color cammello di Kangol (lo stesso dei RUN DMC, ndr), e passava quasi per un bravo ragazzo. O a Justin Timberlake, che però un bravo ragazzo lo era sul serio. Ma non crediate neanche per un momento di poter assomigliare a Jason Kay che balla Virtual Insanity in grandangolo: non riuscirete mai ad essere così sexy indossando una cosa così ingombrante. Puntate piuttosto sull’abbinata cappello/occhiale, in stile Johnny Depp in Paura e Delirio a Las Vegas - un look audace e un po’ strampalato che sfoggia spesso anche Jack Nicholson (alle donne piace un po’ di autoironia). A proposito di donne: è stata Rihanna a riportare in auge il bucket hat qualche anno fa! E se è vera la legge morale “it’s ugly until Rihanna decides it’s not” (ed è vera), alle donne oltre all’autoironia potrebbe piacere parecchio anche il vostro cappello. Quindi magari compratene uno. Fatelo, però, soltanto se i vostri gusti non sono troppo dispendiosi, perché vi sembrerà assurdo ma il cappello del contadino irlandese oggi può presentarsi in vetrina ad un prezzo tutt’altro che rurale.
OK ma quale scegliere?
Il king delle passerelle è il modello proposto da Prada, che ad ogni stagione ci fa scoprire che il brutto in realtà è bello. Rigorosamente in nero e necessariamente in nylon, il prezzo si aggira intorno ai trecento euro. Lo stesso vale per i bucket hat nelle collezioni estive di Burberry e Dior, con le classiche stampe in all-over. Nel caso abbiate budget più contenuti, la wave streetstyle ci propone una caterva di opzioni a prezzo decisamente più umano. Tra più iconici (e quelli che l’hanno fatto prima) ci sono i modelli di STÜSSY, Dickies e Supreme, seguiti dalle versioni più colorate proposte da Nike e THE NORTH FACE. Impossibile non citare quello di Jordan Jumpman nella versione nera profilata di rosso, con le cordine che si allacciano sotto al collo che lo rendono ancora più fedele al modello storico. Più originali invece le versioni italianissime di GCDS e HANDLE WITH FREEDOM, che optano per un fit più irregolare e artigianale, con patch e scritte a contrasto.
Il bucket hat aggiunge un tocco scenografico al look, non a caso le star amano indossarlo al festival di Coachella durante i concerti open air. Oggi è un accessorio immancabile per Tyler, The Creator e Pharrell Williams, ma non tarda a declinarsi anche al femminile, aggiungendo un tocco da “baddie” agli outfit all’avanguardia delle sorelle Hadid e di FKA Twigs. Insomma, il cappello spiovente ha conquistato un po’ tutto il mondo fashion, e tutti i nostalgici di ogni età, oggi hanno il diritto e la facoltà di indossarlo in qualsivoglia occasione. Non possiamo far altro che augurargli una lunga vita.