Dimenticata per un momento la moda maschile, si entra a capofitto nel mondo della Haute Couture: quelle collezioni sognanti e sfarzose che sfilano a Parigi. Durante la prima giornata di passerelle, non tarda però ad arrivare la polemica, questa volta legata al marchio Schiaparelli sotto la direzione creativa di Daniel Roseberry. I primi flash erano tutti su Kyle Jenner con una gigantesca testa di leone posizionata ad altezza seno su una mise nera. E già un po' di perplessità aleggiava nell’aria. Lo show è iniziato e, tra i vari look proposti in pedana, ritroviamo quello indossato nel front row dalla sorella di Kim Kardashian; poi ha sfilato un cappotto con una testa di lupa su Naomi Campbell e, infine, la testa di un leopardo sulla top model Shalom Harlow.
Ma cosa sta succedendo?
Alla vista di tutti questi animali il dubbio arriva: “Cosa stiamo guardando?”. Sui social foto e video della sfilata del marchio diventano virali e la nostra Chiara Ferragni ha postato una foto su Instagram con Kyle e la testa di leone: peccato non fosse suo figlio, perché in tal caso la resa mediatica sarebbe stata diversa. I commenti iniziano ad arrivare a pioggia, ma non quelli a cui la Ferragni è abituata quando posta una foto in intimo.
Il primo step del fruitore medio dei social è stato chiedersi se effettivamente queste teste fossero vere. Domanda più o meno lecita. Ma la Ferry ha tranquillizzato tutti: “The lion is fake” (il leone è finto). E per un attimo ha messo a tacere tutti gli animalisti. “Nessun essere vivente è stato maltrattato”, ha anche dichiarato il brand che sui social mostra l’attenzione e la cura con cui sono state realizzate queste opere.
Le teste sono finte, ma i social non ci stanno
Gli animali dunque sono finti, ma non va bene nemmeno la testa fake. Perché? Perché l'immagine sugli abiti richiama alla mente quella delle foto trofeo postate dai cacciatori sui social vicino alle prede uccise. E così in molti criticano questo riferimento alla caccia, definendolo irrispettoso e anche di cattivo gusto. Altri invece commentano: “Fa accapponare la pelle. Perché non indossiamo allora delle teste umane?” Spoiler: a farlo ci ha già pensato Gucci nella collezione autunno-inverno 2018/2019. Ma torniamo a parlare di animali e non di teste umane.
“Il leone può anche essere finto ma è il messaggio che lascia a desiderare”, si legge scendendo sotto il post di Chiara Ferragni. Tutto gira intorno al messaggio, che però molti non hanno compreso, o forse nemmeno si sono interessati a capirlo, ma hanno preferito postare e dire la loro senza riflettere un secondo su quale fosse il messaggio. No, inneggiamo alla caccia e alle foto trofeo dei cacciatori.
La velocità dell'immagine sui social e la lentezza del pensiero
Quando abbiamo a che fare con delle immagini così forti sicuramente dietro c’è un pensiero che però, a volte, viene tramortito dalla rapidità della diffusione delle foto. Il potere delle immagini è fortissimo e, in questo ultimo periodo, ce ne stiamo rendendo sempre più conto. Corrono veloci sui nostri social e noi non ci interroghiamo più sul motivo delle cose. Vediamo uno scatto e immediatamente scriviamo un pensiero o facciamo un video per diffonderlo.
Tutto è fast: dalla moda al food, fino alla comunicazione. Viviamo in un’epoca dove ci imponiamo la velocità, dove non c’è tempo per essere lenti. Ma forse quella lentezza, come forma di deficit, gioca a nostro favore soprattutto quando si tratta di pensiero. E non significa arrivare dopo sulle cose, ma arrivare nel modo giusto e con il giusto pensiero.
Così se da una parte c’è questa incessante voglia di arrivare per primo, in un’altra parte del mondo c’è un ritorno al lento, pensiamo allo slow food, alla ricerca disperata del silenzio nel verde oppure a tutte quelle pratiche di meditazione che invitano a prendersi dei momenti per ragionare. Ecco, dovremmo fare la stessa cosa quando vediamo un’immagine che ci lascia perplessi. Dovremmo assecondare quel dubbio perché dall’incertezza nasce la riflessione e la comprensione. Al netto di tutto, è lecito però chiedersi cosa volesse raccontare Daniel Roseberry con questa collezione, una collezione che parla dell’animo dubbioso che ogni artista ha prima di dare vita alle proprie idee.
Il messaggio della Haute Couture di Schiaparelli
Il creativo rilegge l’Inferno di Dante e racconta l’incontro con le tre fiere. E come Dante si perde nella selva oscura, Daniel entra nel terreno inesplorato della creatività pervaso dai dubbi. “Il dubbio della creazione e il dubbio dell'intenzione. Gli impulsi gemelli, a volte contraddittori, di compiacere il pubblico e di impressionare se stessi; l'ambivalenza che è la compagna costante di ogni artista. Motivo per cui con questa collezione ho voluto allontanarmi dalle tecniche con cui mi sentivo a mio agio e che conoscevo, per scegliere invece quel bosco oscuro, dove tutto è spaventoso ma nuovo, in cui mi sarei lasciato guidare in un luogo che non conoscevo e non capivo”, si legge nella nota stampa delle collezione.
Daniel racconta quel quadro bianco senza pennellate o quel foglio senza parole, quel momento che ogni artista si trova davanti quando deve dare voce alla propria creatività e viene assalito dai dubbi sulla realtà del proprio lavoro. Un messaggio di riflessione, di pensiero e di dubbio che nei commenti sui social però è volato via. E allora, invece di attaccarci a messaggi inesistenti, potremmo leggere quelli reali che sono assai più belli di quelli fake.