Nell’ultima giornata della settimana della moda uomo a Milano sfila Giorgio Armani. In scena un uomo romantico, gentile e “di una bellezza imbarazzante”. L’uomo in passerella è classico e formale. Si respira aria di eleganza. E così capi confortevoli e maturi si mixano allo sportwear e all’officewear. La palette colori è quella di Armani: spiccano il grigio, il blu e il beige. I volumi sono morbidi e le silhouette avvolgono il corpo con gentilezza. Insomma, tutto nella norma: un solito Giorgio Armani.
A chiudere la sfilata, sulle note di Ludovico Einaudi, 5 coppie innamorate formate da un uomo e una donna in abiti elegantissimi. E qui qualcosa è andato storto, ma non perché dovesse per forza raccontare l’amore omosessuale oppure transgender, alla fine ognuno rappresenta quello che vuole, ma perché alcune dichiarazioni del Re della moda hanno turbato un po' di persone.
La dichiarazione di Giorgio Armani
La frase passata allo scanner sui social è stata pronunciata durante la conferenza stampa della sfilata e poi riportata nell’intervista de La Stampa.
“È una scelta precisa, si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano. Facciamo vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina”.
Il ritorno al gusto dell'antico
Viviamo nell’epoca delle modelle curvy, no al rasoio, dell’inclusione, della fluidità, del no-gender, del femminismo, dei pronomi e della schwa. Una società troppo veloce e quindi difficile da capire. Forse Armani fiuta lo spirito del tempo che aleggia in Italia in questo periodo e coglie il ritorno al gusto dell'antico, della tradizione, dell'armonia che riempie il ricordo del passato, letto secondo la chiave della nostalgia (il ritorno ai valori, alla famiglia tradizionale, alle sicurezze, ecc.).
La bella ed elegante coppia etero che sfila trasmette un'idea rassicurante, che le trasgressioni non assicurano, forse ci hanno stancato: perché dunque non tornare alle vecchie cose di gusto sperimentato? Preferiamo tornare al concetto di un ideale e di un'armonia conformistica, che soffoca tutto quello che non corrisponde ad esso, nell'illusione che si possa comunque sempre coltivare il sogno di raggiungere almeno nella fantasia quella meta agognata, o almeno avvicinarsi un poco. Che poi dietro le coppie etero giovani, belle ed eleganti si siano sempre nascoste contraddizioni, ipocrisie, forzature e sofferenze, perché rappresentano modelli impositivi assai stretti per chi non entra nello stereotipo.
La coppia etero, certamente, non va demonizzata, ma oggi rappresenta un modello tra gli altri, non più "il" modello ideale a cui aspirare, ma forse Armani strizza l'occhio alla nuova tendenza di sognare un nostalgico ritorno a bei tempi andati, nel ricordo più rassicurante e semplice dell'oggi, nascondendo sotto il tappeto tutte le ragioni che hanno fatto esplodere quell'apparente armonia. In realtà quel finto equilibrio si è sgretolato perché negava il diritto a farsi modello del bello anche ciò che stride con la maggioranza, con l'omologazione e il conformismo, mentre oggi osa rivendicare la multiforme varietà con cui si può mostrare la bellezza e gli infiniti aspetti con cui si può narrare un nuovo modo di essere in armonia con se stessi e il mondo.
Per molto tempo diverse persone hanno passato la propria vita cercando rifugio nel consenso altrui, pur sentendosi degli outsider, chiedendosi come o cosa cambiare per essere accettati dalla società. Talvolta ci sono voluti anni per vivere in eufonia col proprio io, e non fa nulla allora se non si piace, perché quello che conta veramente è piacere a se stessi. E se oggi molti si sentono sbagliati o anormali è perché si vive nella necessità di creare un’immagine illusoria di quello che non siamo. Sennò il rischio è quello di scomparire nelle aspettative degli altri che poi diventano nostre, inseguendo modelli che non ci appartengono.
La bellezza è verità e disordine
Si parla spesso di bellezza canonica declinata al contemporaneo e di un ritorno all’armonia delle forme che diventa un Eden in cui era tutto secondo natura. E se proprio vogliamo guardare al passato, allora leggiamo la bellezza come nella poesia dell’età arcaica dove questa si delineava come manifestazione dell’autentico. Una sintesi inscindibile di vero, bene e bello, mentre oggi noi non riusciamo a concepirla se non in chiave estetica. Alexander Baumgarten sosteneva che la bellezza è un’emozione del soggetto che vede, ascolta, sente le cose, e dunque riguarda il sentimento dell’io. Il bello vive fuori di noi, ma abita anche dentro la diversità del noi, e così il “tutti” perde di significato, perché si trasforma in una categoria poco significativa. Ma la bellezza può essere anche disordine, caos, l’estraneo e il non identico, che generano una nuova forma, un nuovo modo di raccontare il mondo.