La penultima settimana di novembre si apre con una notizia bomba per il mondo della moda. Raf Simons chiude il suo marchio dopo 27 anni. “Mi mancano le parole per esprimere quanto sia orgoglioso di tutto quello che abbiamo raggiunto. Sono grato per l’incredibile supporto che ho ricevuto dal mio team, da coloro con cui ho collaborato, dalla stampa ai buyer, dagli amici alla mia famiglia fino ai nostri devoti fan e follower. Grazie a tutti per aver creduto nella nostra visione e per aver creduto in me». Con un semplice post su Instagram il designer belga comunica al mondo la chiusura della sua linea.
Una carriera fatta di alti e bassi, di incomprensioni, di sottoculture e di muri distrutti con una wrecking ball. Vestire Raf Simons era sinonimo di coolness. Ha collaborato con artisti, marchi di sportwear e di design. Da Asics a Fred Perry passando per Adidas e Kvadrat (azienda tessile danese). Ma allora perché chiudere il proprio brand dopo 27 anni? Perché il contesto cambia. Perché niente è di nicchia, tutto è accessibile e quello che un tempo era di nicchia oggi lo si trova storpiato in qualche collezione dei brand dei grandi gruppi del lusso. E così, parlare a chi è interessato diventa difficilissimo e, alle volte, è il silenzio a prevalere.
Ma se da una parte Raf Simons ha chiuso il suo marchio, dall’altra rimane alla co-direzione creativa di Prada. Un abbraccio cominciato nel 2020 e che sembra non avere fine. E oggi Raf, di tempo da dedicare a Prada, ne avrà ancora di più. Un passaggio di testimone, alcuni pensano. Miuccia si ritira dalle scene e lascia la creatività del marchio a uno dei designer più cool degli anni ‘90. Ma queste, ad oggi, sono solo storie e speculazioni in cui il mondo moda ama rifugiarsi.
Alessandro Michele lascia Gucci
E mentre il mondo della moda ancora elaborava la portata dello tsunami Raf Simons, qualcos'altro stava già succedendo. Qualcosa di grosso. Dopo una giornata di rumors sempre più insistenti nella serata di mercoledì 25 novembre è arrivata l'ufficialità: Alessandro Michele lascia la direzione creativa di Gucci. A metà novembre da Kering arriva la notizia di un importante cambio ai vertici del marchio fiorentino. Benjamin Cercio è il nuovo Global Communications Director. Una nomina con effetto immediato. Non un compito facile quello di Cercio, il quale dovrà supervisionare l’ufficio stampa global, gli eventi speciali, i social media e le attività di influencer marketing. I progetti speciali legati al mondo dell’arte, le mostre, la comunicazione del Gucci Garden e dell’archivio della maison. A distanza di pochi giorni la notizia della dipartita di Alessandro Michele. “Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere”, ha dichiarato il former creative director di Gucci nella nota stampa. Il comunicato è uscito nella tarda serata di ieri, quando già circolavano diversi rumors sull’uscita di Michele dal marchio.
Al WWD, una fonte anonima avrebbe dichiarato che al designer romano “è stato chiesto di avviare un forte cambio nel design” per ravvivare le vendite del marchio, ma lo stilista non ha soddisfatto la richiesta. Un colpo basso dato che Michele ha rialzato il marchio dopo la parentesi Frida Giannini. Dalla comunicazione alla creatività, sembra proprio che Gucci abbia in cantiere grossi cambiamenti. Quello che viene da pensare è se oggi il marketing e il fatturato contino più della creatività. Se questa corsa spasmodica a soddisfare le infinite domande dei consumatori sia più importante del vestire, dell’opera e dell’arte del saper fare.
Estée Lauder compra Tom Ford per 2,8 miliardi
Ma se parliamo di miliardi e creatività, e di grandi cambiamenti, allora non possiamo non citare Tom Ford. Estée Lauder ha comprato il marchio per 2,8 miliardi di dollari, dopo aver superato l'offerta di Kering. E il gruppo Zegna ha annunciato di aver firmato un accordo di licenza a lungo termine per Tom Ford. Licenza subordinata alla chiusura dell'acquisizione del marchio da parte di Estée Lauder, che si prevede avverrà nella prima metà del 2023.
“Tom Ford, fondatore e Ceo di Tom Ford International, continuerà a ricoprire il ruolo di visionario creativo del marchio fino alla fine del 2023”. E dopo? Se Adam Sandler ha cambiato la sua vita con un click, lo stilista lo farà con qualche miliardo in più nel portafogli, griffato ovviamente TF. Finalmente Tom potrà dedicarsi al cinema e a fare film stupefacenti come A Single Man o Animali Notturni. Anche se alcuni pensano a un possibile ritorno. Armani? Di nuovo da Gucci?
È arrivato il momento di una nuova generazione di creativi
Un’intera generazione di designer sembra aver fatto il suo corso e ora alla moda serve una sterzata. Cambio di rotta che già abbiamo visto in alcune storiche aziende del Made in Italy. Infatti, il tanto amato cambio di poltrone, è in atto già da un po'. E alcune prime prove sono andate in passerella proprio durante la Milano Fashion Week di settembre. Maximilian Davis a soli 27 anni prende il timone creativo di Ferragamo. Portando sul catwalk un omaggio all’inizio del percorso di Salvatore mettendo al centro della scena la cultura di Hollywood, la nuova Hollywood. La sua sensualità e semplicità, i suoi tramonti e le sue albe. Marco de Vincenzo approda da Etro con una collezione che è un viaggio tra realtà e immaginazione alla ricerca della propria individualità.
Altra grande operazione è quella di Filippo Grazioli alle redini di Missoni, che per la sua prima collezione punta al less is more. Una collection ridotta all’osso, sensuale, piena di trasparenze, cut-out e illuminata da colori pop. Perfetta per le nuove generazioni, almeno per quelle alto spendenti. E ancora l’amatissimo Daniel Lee, che aveva portato alla ribalta Bottega Veneta (marchio must-have di ogni fashion victim), e che lascia la maison per essere sostituito da Matthieu Blazy. Per poi ritrovare Lee alla direzione creativa di Burberry andando a prendere il posto di Riccardo Tisci, che rimane senza sedia. Squalificato dal gioco? Al momento pare di sì. La moda dei vecchi signori e signore sembra così essere giunta al termine.
C’è voglia di nuove idee. Di nuovi dialoghi. Di nuove storie. Narrazioni. Di nuovi comunicatori. Di nuovi immaginari a cui appendersi per distrarsi dal mondo circostante. Abbiamo bisogno di nuovi idoli, perché quelli che ci sono ci hanno stufato. Abbiamo bisogno di giovani e veri talenti, non figli o nipoti di che dichiarano quanto la vita sia difficile e cattiva con loro. Quello di cui abbiamo bisogno è un dialogo sincero, di rallentare, di riflettere sulle cose e di tornare alla bellezza delle cose. Al saper fare, e bene. Che la nuova era della moda abbia inizio.