Prima di parlare del progetto SpaceX è necessario conoscere un po' meglio il suo - spesso discusso - ideatore: Elon Musk.
Gli appassionati di auto lo conoscono bene, perché CEO e product architect del marchio di auto elettriche Tesla, fondata nel 2003 a Palo Alto (ma Musk ci arriva un anno dopo come principale investitore).
Di origini sudafricane, Musk è senza dubbio un visionario, un sognatore con tanti soldi a disposizione per far diventare i suoi sogni realtà e che dalla vita si è ripreso indietro tutto, compresi gli anni - da bambino - in cui veniva bullizzato perché un po' troppo secchione.
Musk divora libri e si appassiona alla programmazione già in tenera età, scatenando così le invidie di chi lo aveva capito ben prima che diventasse famoso nel mondo: Elon era un piccolo genio.
A 19 anni si iscrive alla Queen's University, a 21 si trasferisce all'Università della Pennsylvania. A 24 anni approda in California per iniziare un dottorato in fisica applicata e scienza dei materiali alla Stanford University, ma dopo soli due giorni di frequenza molla tutto per fare... altro.
Lo Spazio e le energie rinnovabili sono il suo interesse più forte..
Ora diventerebbe complicato riportare qui il suo curriculum lavorativo e dunque ci limiteremo a buttare giù qualche progetto che ha visto la luce grazie (anche) a lui, oltre alla già citata Tesla: PayPal, Solar City, OpenAl, Hyperloop, Neuralink... e la tanto vociferata in questi giorni SpaceX.
SpaceX e NASA
Nonostante in molti ne abbiano sentito parlare solo ora, grazie al lancio della capsula Dragon2 verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), Musk ha fondato lo SpaceX nel lontano 2002, riuscendo così a dare concretamente vita ai suoi sogni di esploratore dello Spazio.
Sogni che prevedono come cardine guida il minimizzare le spese per le missioni aerospaziali e come - modesto - obbiettivo la colonizzazione di Marte.
Quando l'azienda aprì i battenti i collaboratori erano 160; oggi solo più di 6.000.
Secondo Musk è possibile ridurre costi e rischi legati ai lanci nello Spazio lavorando a sistemi riutilizzabili (come i razzi vettori Falcon 9 e Falcon Heavy), senza mai perdere d'occhio la missione Marte, di cui dice: «Saranno necessarie milioni di persone per una colonia su Marte, per cui 80.000 è soltanto il numero di persone inviate su Marte ogni anno. So bene che può sembrare una follia. Non sono diventato pazzo, e nemmeno credo che la SpaceX possa fare tutto questo da sola. Ma se l'umanità spera di diventare una specie multi-planetaria, dobbiamo trovare un modo per spostare milioni di persone su Marte».
Ma quanto dovrebbe costare dunque la colonizzazione di Marte? 500.000 dollari a persona, stimati. Per 80.000 persone subito sul Pianeta Rosso e "non ben dichiarati quanti" in seguito, al fine di rendere la colonia autonoma. Fateli voi i conti, io non ce la faccio.
Ma gli occhi oggi sono tutti puntati su questa missione Demo2 e i nasi all'insù, verso questo che è forse l'evento spaziale più atteso dell'anno, ma perché?
È dal 2011 che un razzo americano non conduce un equipaggio americano alla Stazione Spaziale, e ora accade... da suolo americano. Già questo per gli Stati Uniti è un evento e forte motivo d'orgoglio.
E poi fa aguzzare l'interesse il fatto che la NASA stia delegando ad aziende private missioni, ricerche e sviluppi di tale portata, saranno forse loro concentrati su altro? Certo che sì, e c'è sempre di mezzo Marte.
Obiettivi salienti, ad oggi
Riassumiamo per macro-punti quel che la SpaceX ha messo in campo fino ad oggi (solo i punti salienti) per poi passare all'ultima missione, il lancio della capsula Crew Dragon, annullato per maltempo mercoledì 27 maggio.
Settembre 2008 - Il primo razzo a propellente liquido Falcon 1 raggiunge l'orbita, con un progetto finanziato da privati.
Dicembre 2010 - Un Falcon 9 con a bordo un Dragon senza equipaggio decolla da Cape Canaveral. Il lancio è un successo, il Dragon si separa correttamente dal Falcon e dopo tre ore di test di manovra orbitale ad una altitudine di 300 chilometri il veicolo rientra ammarando nell'Oceano Pacifico.
Maggio 2012 - Per la prima volta una compagnia privata invia un veicolo spaziale verso la Stazione Spaziale Internazionale, si tratta sempre della Dragon.
Dicembre 2013 - Per la prima volta una compagnia privata lancia un satellite in orbita geosincrona.
Aprile 2016 - Atterraggio del primo stadio di un razzo su una piattaforma autonoma nell'oceano.
Ci sono stati anche dei flop, ovvio, come la recente esplosione della Starship in studio per portare equipaggi su Marte, ma quelli bisgona metterli in conto.
27 maggio 2020: la capsula Dragon due affronta il primo test con equipaggio a bordo, ma...
La missione SpaceX Demo 2
Dopo il primo lancio "prova" senza equipaggio a bordo, a marzo dello scorso anno, la SpaceX si dice pronta ad una seconda demo, questa volta con due astronauti a bordo. Data ipotetica: luglio dello stesso anno, il 2019. I problemi riscontrati però, non da poco vista la distruzione della capsula utilizzata, hanno fatto sì che il tutto slittasse di oltre un anno (complice anche la pandemia in corso).
Un paio di mese fa l'amministratore della NASA Jim Bridenstine si dice abbastanza fiducioso che gli astronauti avrebbero potuto volare fino alla Stazione Spaziale Internazionale a bordo della Crew Dragon (la versione per equipaggi della Dragon2) tra la fine di maggio e l'inizio di giugno.
La missione di per sé ha il solo scopo di confermare l'abilitazione della Crew Dragon al trasporto di un equipaggio, con un lancio dal razzo Falcon 9 (sempre SpaceX) dalla rampa 39A del Kennedy Space Center, in Florida. Esattamente la storica rampa costruita e utilizzata dall'Apollo e poi dagli Space Shuttle.
Ed eccoci infatti tutti davanti alla TV per la diretta, la sera del 27 maggio alle 22.33 ora italiana. Alle 22.56 inoltre, la navicella sarebbe stata visibile ad occhio nudo anche dall'Italia, con un passaggio di circa un minuto nei nostri cieli.
Sarebbe, eh già, perché a 3 minuti dal lancio e con il count-down ancora attivo a dare speranza a tutti gli appassionati, la missione viene dichiarata annullata per condizioni meteo avverse o meglio, parrebbe, per probabili condizioni avverse in qualche punto remoto del percorso.
L'equipaggio deve quindi evacuare la capsula e si devono svolgere tutte le complicate e dispendiose (sai in termini di tempo che di denaro) procedure di abbandono e messa in sicurezza del sito aerospaziale.
L'appuntamento è rimandato a sabato 30 maggio, alle 21.22 ora italiana, finestra temporale individuata come papabile per un successivo corretto "aggancio" alla Stazione Spaziale Internazionale dove un equipaggio di tre uomini a spasso da diverso tempo (Bowen, Tichonov e Babkin) aspetta i due astronauti della Crew Dragon, gli americani Douglas G. Hurley e Robert L. Behnken.
In caso di un secondo annullamento sabato, un'altra finestra di lancio sarà possibile domenica 31 maggio.
L'equipaggio, le tute, la capsula
I due prescelti lavorano alla missione dal 2015, i primi anni ci si concentra sulle nuove navicelle e sull'imparare a pilotarle, poi arrivano approfondimenti sulle attività extraveicolari e sul Canadarm2 (un braccio robotico esterno della Stazione Spaziale Internazionale).
Indispensabile lo studio di tutte le manovre da effettuare in caso di emergenza, essenziali anche per due astronauti navigati come Hurley e Behnken, che non si sono risparmiati nemmeno una bella quarantena dal 13 maggio sino alla (mancata) partenza del 27, per scongiurare possibili contagi ai colleghi della ISS.
Se avete seguito la diretta, o anche solo un po' la vicenda, vi sarete accorti che gli uomini dello Spazio indossano una moderna tuta e un casco che poco hanno a che fare con le pelandrane che siamo abituati a vedere.
Sono molto meno ingombranti, più leggere e confortevoli, ovviamente realizzate su misura e soprattuto già testate nello Spazio da un manichino appositamente lanciato in orbita a bordo di una comoda Tesla... ricorderete. In quell'occasione diversi sensori posti sulla tuta di Riplay (il manichino) hanno studiato sollecitazioni e reazioni del corpo a bordo della Dragon e promosso la nuova tuta spaziale dall'outfit aderente e contemporaneo.
La capsula invece, la Crew Dragon - per gli amici Dragon2 - è ovviamente più grande e spaziosa rispetto alla prima versione non pensata per trasportare l'uomo; gli interni sono a dir poco... spaziali! Tutto bianco e nero, extra-minimal con sedili super ergonomici e schermi dai comandi touch.
Una volta terminata la sua missione (non è ancora stato dichiarato quanto resterà in viaggio) la navicella rientrerà ammarando su una piattaforma galleggiante nell'Oceano Atlantico.