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Ok, ma chi è La Zarra: la cantante canadese che potrebbe far vincere la Francia all'Eurovision 2023

  • di Beppe Dammacco

19 gennaio 2023

Ok, ma chi è La Zarra: la cantante canadese che potrebbe far vincere la Francia all'Eurovision 2023
L’artista canadese, fresca di annuncio come portacolori francese all’Eurovision Song Contest 2023, con il suo stile misto tra urban e chanson potrebbe far rialzare la Francia dopo il buco nell’acqua di Alvan & Ahez

di Beppe Dammacco

La Zarra rappresenterà la Francia all’Eurovision Song Contest 2023. Dal Quebec a Liverpool è un attimo, ma perché un’artista canadese (peraltro di origini marocchine) dovrebbe partecipare al concorso musicale europeo peraltro come portacolori francese? Andiamo con ordine. L’Eurovision Song Contest, a dispetto da quanto si possa pensare, è un concorso musicale non tra paesi ma tra televisioni: l’organizzatore infatti è l’EBU (European Broadcasting Union, l’Eurovisione per intenderci) che è l’ente che “interconnette” le televisioni nazionali d’Europa. A queste si sommano le TV associate, tra cui l’australiana SBS (che infatti dal 2015 gareggia abitualmente all’ESC e, in alcune occasioni, ha anche rischiato di vincere).

Ma perché un’artista canadese per la Francia e, soprattutto, chi è La Zarra? La Zarra, nome d’arte di Fatima Zahra Hafdi, è un’artista classe 1997 originaria di Montreal che, nel 2021, è stata candidata ai NRJ Music Award come artista rivelazione dell’anno e che vanta all’attivo un disco di platino per il singolo “Tu t'en iras” (con “soltanto” 20 milioni di streaming su Spotify). Chi vi scrive, tra l’altro, è rimasto incantato dal singolo “Sans moi”, pubblicato nel 2022 e che al momento ha superato i 2 milioni di streaming sulla popolare piattaforma.

Il binomio Canada-Eurovision è senza dubbio un binomio vincente: basti pensare che nel 1988 fu proprio la canadese Celine Dion a trionfare, rappresentando la Svizzera e portando il microfono di cristallo in terra elvetica, con il brano “Ne partez pas sans moi” che di fatto la consacrò a livello internazionale. Il “bonus multiculturalità” è rappresentato anche dalle origini marocchine che, oltre a dipingere il concorrente tipico dell’Eurovision Song Contest (raffigurato come un artista multietnico, parte della comunità LGBTQIA+, che si esibisce nella lingua del paese rappresentato e mette in scena uno staging d’impatto), ritroviamo anche in numerosi artisti che hanno gareggiato e, in alcuni casi, vinto: è il caso di Frida Boccara, vincitrice dell’edizione 1969, ma non dimentichiamoci di Amir nel 2016 (di cui tra l’altro ricordiamo il duetto con Indila nel singolo del 2020 “Carrousel”) e di Bilal Hassani, dato tra i favoriti nell’edizione 2019.

La Zarra
La Zarra

Sul perché un’artista canadese stia rappresentando un paese diverso dal suo, beh, la risposta è semplice: l’Eurovision non ha paletti da questo punto di vista. San Marino ne è l’esempio più lampante: a rappresentare il Titano negli 11 anni in gara ha vantato 10 rappresentanti di 6 nazionalità differenti. Oltre ai sammarinesi Miodio, Valentina Monetta e Anita Simoncini ricordiamo, infatti, gli italiani Senhit (di origini eritree), Michele Perniola e Achille Lauro, la tedesca Jenifer Brening, gli statunitensi Jimmie Wilson e Flo Rida (proprio lui, il rapper di fama mondiale), la maltese Jessika Muscat e il turco Serhat.

Ma quindi può veramente La Zarra portare in trionfo i nostri cugini francesi? Tecnicamente sì, ma è presto per dirlo. Innanzitutto occorre ricordare che la Francia non dovrà superare lo scoglio della semifinale essendo nei cosiddetti Big5 (ovvero i padri fondatori e maggiori finanziatori dell’EBU insieme a Italia, Spagna, Germania e Regno Unito), in secondo luogo preme anche far presente che la Francia, da quando ha iniziato (nel 2020 con Tom Leeb, edizione poi cancellata a causa della pandemia) a selezionare internamente gli artisti (ovvero senza passare da una selezione nazionale come il nostro Sanremo, il Benidorm Fest per la Spagna, il Festivali i Kenges per l’Albania, “Una Voce per San Marino” per il Titano o il Melodifestivalen per l’eterna favorita Svezia), non abbia raccolto risultati notevoli a dispetto del secondo posto del 2021 con Barbara Pravi e la sua “Voilà” (alle spalle dei nostri Måneskin con “Zitti e buoni”): addirittura lo scorso anno Alvan & Ahez con la loro “Fulenn”, brano interamente in lingua bretone, hanno chiuso con un tonfo in 24esima posizione su 25 finalisti. Va però detto che è prematuro parlare di ciò che accadrà da qui a maggio, anche perché non tutti i paesi in gara hanno sciolto la riserva su artisti e brani in gara e nemmeno Alexandra Redde-Amiel, la capodelegazione francese, né La Zarra hanno nel momento in cui vi scriviamo annunciato con quale brano saranno in gara a Liverpool.

A occhio e croce, però, anche ascoltando i precedenti brani de La Zarra ci sentiamo di dire che la scelta sembra poter portare il tricolore francese almeno a sperare un riscatto dopo la penuria di risultati. 

La Zarra
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