L’abbiamo ricevuto tutti e prometteva miracoli con il solo filtro di un paio di auricolari. Il messaggio che ha girato su WathsApp annunciava una scoperta sensazionale che avrebbe fatto emozionare anche i più insensibili: la musica 8D. In verità, indossate le cuffiette e cliccato play, il risultato si è rivelato certamente insolito, ma non così sconvolgente. E, per alcuni, persino fastidioso.
C’è chi ha pensato di essere insensibile e quasi con vergogna ha evitato di palesare il proprio disappunto. Così come c’è stato chi, con maggiore spavalderia, ha fiutato l’inganno.
Pochi, pochissimi a dire il vero, quelli che hanno glorificato l’avvenuto miracolo.
E poi ci sono stati quelli, magari cresciuti tra i quattro accordi in croce del cantautorato italiano e la voce non proprio da usignolo di Guccini, che, invece, sono andati chiedere ai migliori amici della quarantena, Google e gli altri motori di ricerca, cosa fosse questa novità della musica 8D.
Scoprendo, almeno a leggere il parere degli esperti, che le dimensioni della nuova tecnologia non sono otto, ma una sola: quella dell’artifizio digitale.
È improprio anche chiamarla musica 8D, perché si tratta di un modo di editare musica e non di una espressione dell’arte stessa.
Lo psichiatra e audiofilo Francesco Ballorino c’è andato giù pesante, e senza riportare la definizione utilizzata per l’estrema sintesi, la sua sentenza è stata chiara:
“È una tecnica di riproduzione della musica nota da tempo, soprattutto nel cinema. Niente di nuovo, insomma, e anche niente di particolarmente straordinario" ha spiegato nel video che vi riportiamo qui sopra, pubblicato su Youtube. "Può essere una tecnologia che avrà qualche sviluppo in futuro, magari per prodotti nati per uno specifico mercato, ma remixare in 8D brani nati per la stereofonia è un crimine contro la musica”.
Al di là dei giudizi personali, che possono sempre risultare più o meno condivisibili, il dato di fatto è che l’audio 8D è semplicemente un effetto digitale che “inganna” il nostro apparato uditivo, sfruttandone le caratteristiche.
“Questione - spiegano sul canale Audiofilando - di equalizzazione in frequenza e riverbero. Ecco perché la così detta musica 8D non può prescindere dall’ascolto con le cuffie”.
Le nostre orecchie, ad esempio, percepiscono meglio i suoni bassi quando arrivano da dietro e quindi, lavorando con degli specifici software di mixaggio su equalizzazione e riverbero, si riesce a generare l’illusione di trovarsi al centro di più fonti di sonorità
La musica tradizionale, in conclusione, non è in pericolo.
O, almeno, non lo è per mano dell’audio 8D che rimane comunque una tecnologia da tenere d’occhio per gli sviluppi futuri, come ha spiegato anche l’ingegnere acustico, Andrea Cicero, nell’intervista video del canale Youtube di ChitarraFacile: “Al momento il limite è rappresentato dalla necessità di utilizzare gli auricolari per rendere ben percepibile l’illusione - ha detto - Qualche novità è già in via di sperimentazione, ma siamo ai primi passi.
Lo sviluppo più interessante, ad esempio, sarà per quanto riguarda i videogame”.
Per i miracoli, quindi, bisognerà aspettare, perché l’8D sta alla musica come un’illusione ottica sta all’arte figurativa. Con buona pace degli amanti delle catene WathsApp.