Mosche. Questo siamo ogniqualvolta ci si presenti la maleodorante opportunità di mettere in pratica un’idea di merda. Che sia tornare con l’ex figlio di professionista da generazioni, convintissimi di ritrovarlo meno professionista della madre per poi sorprenderci (ore, giorni o settimane dopo) a piangere devastati e mezzi sbronzi su un marciapiede, di fianco alla genitrice di cui sopra che svolge la sua regolare attività. Che sia per la fascinazione di vedere l’effetto che fa, come se esistessero centinaia (di migliaia, ma migliaia proprio) di telespettatori in matto e disperatissimo binge-watching dell’epica telenovela che è, umilmente ma con orgoglio, la nostra vita, tutti bramosi della puntata successiva, attaccati a un cliffhanger finale che li lascia insonni ed erosi dalla voglia di vedere come vada a finire a ‘sto giro (le serie tv ci hanno rovinato il poco di cervello che già non si erano bevuti i Tamagotchi, ma idiota, chi più chi meno, l’essere umano ci è nato da prima del Plesistocene, per costutizione. Si dice, per quanto non esista un’accurata letteratura in merito, che esista una ghiandola del sistema endocrino deputata a far scaturire un senso di irresistibile tentazione verso ogni singola idea di merda, appunto, che ci accarezza sinuosamente il cervelletto. E lì, nemmeno le volenterose piastrine di Esplorando il corpo umano Uacciuari Uari possono farci qualche cosa). Insomma, la sottoscritta, ha scelto di lanciarsi in un’avventura illogica esattamente come sembrerebbe a qualunque comune mortale: andare (a scrocco) in pellegrinaggio a Lourdes per il Ponte dell’Immacolata. Un pellegrinaggio, sì, dopo una pandemia globale. Non per un particolare credo, anzi, ma solo per vedere in faccia il bel manipolo di irriducibili freak duri e puri che avrebbero albergato nel paesino reso sacrosantamente famoso dalle visioni madonnare della pastorella Bernadette a metà 800, pensando che i misteri gaudiosi del loro rosario li avrebbero sicuramente salvati da un ipotetico contagio, tipo guanto di Thanos, potere infinito. E questa è la storia di come un’idea di merda possa trasformarsi, forse, in qualcosa da raccontare. Perché le serie tv ecc ecc, insomma, ci siamo capiti.
Tutto ha inizio a Bellinello Calsamo, paesino (malamente sottocopertura) in provincia di Milano nonché patria della sciagurata sottoscritta, che, passando per il centro della city ai primi di dicembre, incontra un nugolo di anziani radunati davanti alla chiesa principale, intenti a una conversazione che ha l’aria di essere concitata, tipo qualcuno ha barato al burraco dell’Epifania ‘83 e adesso è ora di fare i conti. La piazza di cui sopra, tanto per aggiungere un’informazione marginale ma saporitissima, era già stata al centro di grandi discussioni per via di un visionario designer d’esterni che, bell’e buono, decise di costruirvi, per accedervi, una serie di gradini malvagi: lunghissimi, bianchissimi e sottilissimi che più di un ottuagenario avevano tratto in inganno portandolo all’inciampo brutale. Praticamente, Angry Birds. La cosa si concluse, comunque, senza troppi scossoni: la piazza fu re-intitolata ai “Caduti sul sagrato” e non se ne parlò più. Quindi, cosa poteva scuotere gli animi di questo agitatissimo gruppo di (non) caduti sul sagrato? Portinaia per scelta e dna, mi sono avvicinata e ho origliato quel che potevo. Ecco la questione: il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes della parrocchia per il Ponte dell’Immacolata rischiava di saltare. Andava salvato.
Una battagliera catechista (per altro la mia dei tempi, ma tuttora in attività) riscopertasi convintamente No-Vax perché “il Covid è un’invenzione per togliere il lavoro alla povera gente”, vuole andarci. Non si sa se per convalidare la propria tesi scientificamente inaffondabile o per devozione a Santa Maria Vergine della grotta. Apprendo che un viaggio a Lourdes in pullman costi la bellezza di 1000 euro a cranio. “In pullman?? E perché non in aereo, scusate?”, domanda purtroppo ad alta voce la portinaia di cui sopra che vive nella sottoscritta e che di campare 100 anni proprio non ha intenzione. “In aereo?? Guardi, signorina, che il pellegrinaggio è sofferenza, non ci si può mica andare comodi come fosse una vacanza!”. Un sacrificio della Madonna, insomma. E questo pare essere letteralmente, una volta che ricevo delucidazioni ulteriori (manco a dirlo, non richieste): 2000 km complessivi tra andata e ritorno, tutti da fare in pullman sgranando il rosario per espiare i propri peccati dell’anno. Partenza a orario mannaro, verso le 5 del mattino, arrivo a Lourdes previsto per la sera del giorno stesso, il 7 dicembre (salvo ritardi dovuti a neve, infarti improvvisi o gilet gialli), dove un monastero di clausura aprirà eccezionalmente le porte per far accomodare i volenterosi pellegrini in cellette sfitte. Niente vitto, naturale, solo alloggio e un bicchiere d’acqua a testa di default. Il giorno successivo, l’8 dicembre, si parte grintosi con una messa nella cattedrale principale verso le 7 del mattino. Da lì, via crucis 3D: tutte le 14 stazioni del calvario di Nostro Signore sono state riprodotte da gigantesche sculture posizionate lungo il lato di una collinetta. In salita e, plausibilmente sotto la neve, il pellegrino sarà chiamato a percorrerle, sotto la guida di un sacerdote, sgranando il regolare rosario fino a raggiungere l’ultima, in cima all’altura, che si presenta con una gustosa sorpresa: 90 gradini da salire - in ginocchio - con novena extra da recitare durante l’impresa. Questo, naturalmente, non è obbligatorio “ma poi i conti con la tua coscienza li fai tu”. Bene, alle 18 dell’Immacolata, il main event: rosario (sì, di nuovo) davanti alla grotta di Lourdes trasmesso in diretta dalle principali emittenti internazionali (a portare alta la nostra bandiera, TelePace) e poi via a dormire, ognuno nella propria celletta monacale, perché il giorno dopo si riparte prima dell’alba in direzione Milano. Veloce e indolore, nella periferia del martirio. Ma in quale altro posto, del resto, avreste la possibilità di portarvi a casa un rosario gigante all'onestissima cifra di 390 euro? (Per non parlare del Gesù crocifisso a 480, signora mia):
Una chicca di cui forse non tutti sono al corrente è che ci sia un legame particolare (e insospettabile) tra il miracoloso paesino francese e una compianta icona del cinema: i voli che seguono la tratta Roma-Lourdes, infatti, hanno cominciato a esistere qualche anno orsono grazie a un accordo tra l’Opera Romana Pellegrinaggi e la Mistral Air, società fondata 25 anni fa da Bud Spencer. Perché quel giorno, evidentemente, Chuck Norris aveva da fare. Ma l’aereo, come detto, non è un’opzione considerabile. Quindi, pullman, bene. Ma chi se la sente di viaggiare così post-pandemia? Con l’età, gli acciacchi e tutti i rischi annessi e connessi? La risposta (più che legittima) è: nessuno (tranne la catechista fervente No-Vax) quindi non c’è il numero per mettere insieme il pullman, non si supera la soglia di sbarramento e tutti a casa, come non detto. Sì, non fosse che….
Non fosse che la sottoscritta abbia in dono una famiglia molto religiosa che, costernata nell’apprendere la notizia del pellegrinaggio saltato, si mette in testa di dribblare il problema pullman, andandoci in macchina. “Ma dove volete andare in macchina alla vostra età che sono 2000 km sotto la neve?? Un treno non sarebbe, eventualmente, meglio?”. “Sì sì, visto che sei tanto brava con internet, vedi se c’è ‘sto treno così per noi ci vai te”. La mattina dopo, alle 5.30 in punto, mi sono ritrovata alla stazione Milano Garibaldi, seduta su un TGV che mi avrebbe portata a Paris Gare de Lyon con due ore e mezza di tempo per raggiungere quella di Montparnasse destinazione Lourdes, in - nel complesso - 12 agili e pratiche ore. Verso le 5.35, ovvero appena il treno parte, realizzo di aver fatto tutto da sola, prenotazione biglietto compresa. Benedico con parole irripetibili la portinaia che è in me. Lo spirito è quello giusto. Sicuramente migliore di quello con cui (piccolo spoiler) mi accoglierà Lourdes, in evidente stato geolocalizzitivo confusionale:
Verso le 22 (ritardi, neve e altre cose in francese che la sottoscritta, per altro, non parla), arrivo nella mia location privilegiata così stanca da non rendermi nemmeno conto che fosse, a tutti gli effetti, una cella. Comunque ci sono un botto di uomini fluid con la gonna. Instagram ne sarebbe entusiasta. Con questa idea nella testa, prendo sonno che domattina ho la messa con l’arcivescovo di-qualche-posto-importante. Alle 7. Mi presento alla cattedrale percorrendo vie completamente deserte, noto che nella piazza principale di Lourdes non c’è un’anima. A spiccare, sono solo i distributori automatici di candele, mini o maxi, a “offerta libera” ma per meno di 3 (o 6 euro, se preferite il big-cero), non le sganciano. La messa è in francese (ma anche un po’ in latino), con l’arcivescovo di-qualche-posto-importante per tutto il tempo di spalle. Comincio a fissare il pavimento in marmo per passare il tempo individuando piccoli amici tra le forme delle lastre (cagnolini, gatti, procioni, coni gelato… un po’ come si fa con le nuvole). Mi sembra di essere tornata bambina. Il tempo passa, come sempre, e contro ogni pronostico sopravvivo. Ora ‘sta grotta però la voglio vedere.
La grotta è poco distante dalla cattedrale ma ad attendermi c’è una brutta sorpresa: un addetto alla sicurezza mi avvisa, in un inglese immaginario, che non è più possibile, per via delle restrizioni dovute al Covid-19, accedere alla grotta (per tradizione, ci si dovrebbe fare un tour sfregando un fazzoletto lungo la parete interna impregnandolo così ben bene d’acqua santa con una mano, mentre con l’altra si continua a sgranare diligentemente il rosario). L’obbligo di assoluto silenzio, però, permane. Anche a voler fare due chiacchiere, comunque, non è che proprio ci sia un’anima pia con cui scambiarle. Sono da sola, fanno meno cinque gradi, piove e ulula un vento mannaro. Cerco riparo in un bar tabacchi dove apprendo che un pacchetto di sigarette, in Francia, costi attualmente 10 euro e 50 centesimi. All’uscita, mi imbatto in una (para)farmacia: l’articolo più venduto sono Madonne (sottoforma di tanica, riproduzione fedele, borraccia). Intimamente, concordo.
Mi informo sulla via crucis 3D, quella della collinetta. Anche lei sospesa, non si possono fare processioni in tempi di Covid e, giustamente, i francesi non si fidano abbastanza degli esseri umani per lasciarli procedere da soli in questa avventura. Penso alla reazione della catechista No-Vax se fosse qui. A non essere completamente ibernata, probabilmente riderei. In attesa del main event, il rosario alla grotta in Mondovisione (su TelePace, per l’Italia) mi imbuco in un bar nella speranza di farmi un mini-aperitivo ristoratore senza che mi chiedano in cambio un rene. Un aperitivo? Prima delle 18? Sì, proprio così: qualunque tipo di attività commerciale, ristoranti e locali compresi, a Lourdes tira giù la serranda alle 18 in punto. Mi tocca solo scegliere, e pure in fretta, quale sarà il mio luogo di perdizione pre-rosario. Del resto, il tempo corre e mi rimangono poche ore per poter peccare in santa pace.
Nel paesino di Bernadette di locali per il “tempo libero”, comunque, ne esistono tre (ve lo conferma, alla bisogna, pure TripAdvisor nella sezione “La migliore vita notturna a Lourdes 2021”): uno è in realtà il bar tabacchi di cui sopra, il secondo si presenta con immagini di peccaminosi tavoli da biliardo e il terzo preferisce non mostrarsi in foto. Infatti, una volta raggiunto il civico, scopro che non esiste. Quindi, volente o nolente, l’aperitivo lo prendo tra le mura dell’ambiguo, sin dal nome, Bar le Triangle. Di fianco a me, una signora francese sta bevendo un cappuccino accompagnato da un enorme Croque Monsieur. Accostamento coraggioso. Il mio aperitivo, in ogni caso, arriva al tavolo con l’invitante aria del sommo sacrificio (ma, se non altro, a un prezzo proporzionato, va detto):
Ristorata da calice e salatini, mi avventuro verso la grotta. Camminando nella neve, scorgo manifesti del musical su Bernadette con gigantesche scritte in francese che, a occhio, recitano: “una roba da Broadway”. Non ne dubito. Alle 18 in punto sono alla location tanto agognata dai fedeli, peccato che di fedeli praticamente non ce ne siano. Con buona pace della Mondovisione. Mi pare che i pochi presenti sibilino le loro preghiere in francese, quindi immagino che gli sparuti temerari giunti fino a lì, abitino nelle vicinanze. “Forse è l’ultima volta che riesco a vedere la Madonna”, dice un italiano anzianissimo che mi passa di fianco parlando con un tizio che ha tutta l’aria di esserne il nipote o qualcosa del genere. Farei notare che, volendo credere in un ipotetico aldilà, avrà occasione di rivedere Nostra Signora anche senza farsi tutto questo viaggio massacrante ma, per una buona volta, la portinaia che vive in me, si tace. Visualizzo distintamente un immaginario coroner mentre registra, con il distacco di rito: “causa del decesso, assideramento”. Poco male, sono nel posto ideale per poter spendere un Eterno Riposo pure per lei.
Torno in cella dove, come gran finale, la finestra passerà la notte ad aprirsi all’improvviso, come esplosa dal vento che non si degna di darsi una calmata, mentre nevica forte e comincio a maturar l’idea che una pioggia di rane, tipo come sul finire di Magnolia, non mi provocherebbe un plissè, oramai. Resisto, non dormo, passo la notte in preda a fantozziane visioni di varie divinità sul windsurf. Arriva l’alba, butto tutto quel che poco che mi ero portata dietro, nel borsone d’ordinanza. Saluto i monaci con la devozione che solo un addio può comportare. Raggiungo la stazione, in 12 ore sarò a casa (ancora non sapevo, ingenua, del ritardo di due ore e passa che il mezzo avrebbe accumulato per qualche problematica - sempre in francese -). Costretta alla Gare de Lyon (il corrispettivo della stazione di Rogoredo, però a Parigi), ne approfitto per intervenire in una diretta Youtube e attacco a parlare di film Marvel e titoli nerd. Nome in codice: Grace No Way Home. Tipo Spiderman.
Pensavo che andare a Lourdes e trovare chiuso fosse un simpatico modo di dire portato in auge da La sai l’ultima intorno al 1992. Invece, mi sono ritrovata a vivere letteralmente questa esperienza, a suo modo comunque mistico. Torno a casa maledetta da un freddo efferato che mi spiffera dalle ossa - non importa la quantità di lana di cui riesca a ricoprirmi - una gastrite di proporzioni importanti (che ancora mi accompagna) e la certezza che quello che accade in Piazza Caduti sul Sagrato, debba rimanere in Piazza Caduti sul Sagrato. “Ma cosa ti ha dato questa esperienza?”, mi chiedono dalla redazione al mio ritorno. Giusto l’Immacolata voglia di raccontarla. E un pugno di mentine brandizzate Nostra Signora di Lourdes, cadeau del monastero. Giusto per chiudere con la giusta dose di surrealtà un'esperienza nel suo complesso già inconcepibile, immacolati o no.