Doveva essere un divertimento per tutti, un modo per sopperire la mancanza del motorsport in questo strano 2020, ma le virtual race si sono velocemente trasformate in un campionato dai tratti sempre più reali. Scuderie, stretegie, Gran Premi... piloti veri con sponsor veri che portano soldi veri.
E quello che è successo con il caso di Daniel Abt doveva accadere, prima o poi.
Un universo parallelo fatto di Twitch, simulatori, camerette e tanto intrattenimento. Ma cosa succede quando qualcosa non va nel mondo virtuale? A quanto pare, diventa reale.
I fatti
Daniel Abt, pilota tedesco di Formula E, ha preso parte al Virtual GP di Berlino della scorsa domenica. Intenzionato a fare bella figura nella sua (seppur virtuale) gara di casa, Abt ha deciso di ingaggiare un vero esperto di esport per correre al suo posto. La mancanza di collegamento video del pilota e il podio ottenuto con facilità hanno insospettito gli organizzatori della gara che, dopo una indagine, si sono accorti dell’irregolarità. Il pilota è stato subito sanzionato, con una multa di diecimila dollari da devolvere in beneficienza, e squalificato dalla gara.
Una bruttissima figura per il tedesco che non si è però certo conclusa con una tirata d’orecchie. L’antisportività del virtuale ha colpito in piena faccia la carriera reale di Abt: Audi ha infatti deciso di licenziarlo dopo la mancanza di rispetto verso i colleghi e di non proseguire con lui la stagione in Formula E.
E adesso?
Il tedesco si è scusato con un video pubblicato sul proprio canale YouTube in cui sosteneva di voler fare uno scherzo senza l’intenzione di ingannare nessuno: “Ma quale trucco, volevo solo far vedere di che cosa è capace un ragazzino esperto di videogame contro piloti professionisti e poi in quelle gare non ci sono in palio né premi né punti, vogliamo solo far divertire la gente a casa”.
In tanti i colleghi che si sono schierati dalla parte di Abt, reputando incomprensibile la sanzione ma soprattutto il licenziamento. Jean-Eric Vergne, il campione del mondo in carica, ha sottolineato un concetto forse ormai dimenticato: “Dopotutto questo è soltanto un gioco. Che cosa dovremmo dire allora di tutti i piloti che si schiantano di proposito? Sono stato fatto fuori in quasi tutte le gare virtuali da comportamenti antisportivi e da piloti che mi hanno usato come freno”.
Concorde anche il compagno di squadra di Vergne, Felix Da Costa, che non si è risparmiato sul tema Virtualgate e si è immediatamente cancellato da Twitch: “Tutta questa faccenda ha guadagnato troppa attenzione puramente per mancanza di contenuti, notizie e gossip da parte dei media e forse fa un po’ comodo anche per Audi… Sono disgustato dal risultato”.
Un punto da non sottovalutare perchè se, ad esempio, fosse stato Charles Leclerc a ingannare tutti in un Virtual GP, la Ferrari lo avrebbe licenziato su due piedi?
A dire addio alle piattaforme di streaming anche James Calado, pilota del team Panasonic Jaguar e in molti potrebbero arrivare alla stessa conclusione. Perché, in fondo, questo tentativo di creare contenuti di intrattenimento si è trasformato in un nuovo lavoro per i piloti e il rischio di commettere errori, da pagare poi nella vita vera, è sempre più alto.
Viene da chiedersi: vale la pena continuare a giocare?