Ciao, mi chiamo Cristina, ho 39 anni, vado in moto da 20 - sì, da prima che diventasse una moda - lavoro nel settore da 15 e no, non sono una femminista.
Sono una motociclista (termine che guardacaso non ha declinazione di sesso), non sono una donna che va in moto, non sono una miss o lady biker, e non credo che l'essere donna regali un valore aggiunto al fatto che guido una motocicletta, o la motocicletta a me come donna.
Malsopporto qualsiasi tipo di aggregazione in rosa, dove la tanto decantata solidarietà tra girlsss sta solitamente all'evento quanto i cavoli a merenda e dove spesso si rischia di incappare nel classico covo di vipere (sia chiaro, non solo nel settore delle due ruote eh, anzi forse qui ci si riesce di tanto in tanto anche a salvare).
Spesso mi sento chiedere: "Perché ci sono così poche quote rosa nel settore?".
Facile, perché ci sono poche donne il cui capire di moto vada oltre il girare la chiave e infilare la marcia.
E questo, lavorativamente parlando, è un ambiente tecnico, che richiede un immenso sapere, storico e attuale.
O almeno, così era prima dell'avvento dei social, dove ormai chiunque (anche qui senza declinazione sessuale) elargisce consigli di dubbio valore, magari orgogliosamente in strada senza guanti o paraschiena.
Il 90% delle bikers che conosco non sa nemmeno come girare una vite, men che meno ha una minima idea di cosa si stia portando a spasso sotto al culetto in termini di meccanica e capacità di guida, ma va beh, nessuno pretende che si disputi il GP della Valle, ci mancherebbe.
Andare in moto è un piacere e tale deve rimanere.
"Avere la passione" però, e quindi celebrarla, per me ha tutt'altro valore. Se ho una passione mi informo, studio, imparo, smanaccio in garage.
E anche qui non voglio fare di tutta l'erba un fascio, di donne che ne sanno ce ne sono - molto poche, ma ci sono - così come ci sono uomini che non saprebbero riparare una gomma bucata, ma sto andando fuori tema, fermatemi.
Questo per dire che in sella non c'è sesso (romanticamente parlando, tecnicamente sì, vedremo poi) e che il voler a tutti costi far notare che "sono una donna e sono figa perché guido una moto", rischia di risultare un tantino controproducente.
No, se sei figa ci sei pure su un risciò, se invece ti serve la moto perché tu ti ci possa sentire o per spararti le pose su Insta, allora c'è qualquadra che non cosa.
Da sempre in me suona stridente il desiderio di molte di andarsi ad accrocchiare in club e manifestazioni "sessiste", perchè di questo si tratta, per dire al mondo "stiamo tra di noi perché siamo femmine", come all'asilo, e in auto-esilio.
Le più incattivite adirittura vaneggiano sul fatto di essere discriminate dagli uomini perché motocicliste. Ma davvero? Ma quando mai?
Non ho mai sentito di un motociclista che non sogni di avere accanto una biker, così come in taaanti anni di carriera in un settore sì, prettamente maschile, non mi sono mai sentita giudicata, discriminata né tantomeno ostacolata, anzi.
Se vi sentite così... o frequentate le persone sbagliate, oppure coda di paglia ci cova.
Perché, desidero davvero che qualcuna mi spieghi perché sentite il bisogno di celebrare la donna che va in moto?
Come se fosse una roba strana o eccezionale? Non lo è. Non suona un pochetto auto-discriminatorio?
E perché gridate alla parità (pure!) in sella? Vi svelo un segreto: non siamo uguali ai maschietti alla guida, mi spiace.
Salvo qualche raro caso alieno, siamo per natura meno portate alla conduzione di un mezzo a due - ma anche a quattro o sei - ruote, per millemila motivi - fisici o meno - che non sto qui a spiegarvi.
Ne sanno molto più di noi, disegnano le curve con più velocità e decisione, toccano bene coi piedi per terra, ma il piacere di godersi una bella gita on the road è lo stesso, quindi non mettiamoci in competizione, perché perdiamo e poi è a loro che chiediamo una mano per spostare la moto che abbiamo parcheggiato un po' in pendenza e "sai com'è, sei più forte di me".
E allora facciamo che il 22 agosto - così come ogni volta che saltiamo in sella e partiamo - celebriamo la moto e chi va in moto, e bon?
Così evitiamo di tirarci da sole la zappa sui piedi?
Che poi, parere mio personalissimo: le vere biker le trovate sudate in cima al Passo con in mano un panino al salame, oppure infangate tra i salti di una pista da cross, non a festeggiare il Female Ride Day con jeans strappati e scarpette da servizio fotografico.
Dopo aver sparato (un po' troppo?) a zero su una categoria che categoria non è ma che tale pare voler essere considerata a tutti i costi, mi sento di dover buttare un occhio al rovescio della medaglia, per dar voce anche all'eccezione che va a confermare la regola
Ho partecipato lo scorso anno - per lavoro, lo ammetto non ci sarei mai andata di mia spontanea volontà - al Women Motor Bootcamp, organizzato da una vera: Domitilla Quadrelli, e sono rimasta più che contenta dell'esperienza, perché non incentrata sullo sterile grido di "girl power!"
Al Bootcamp, dove tornerò con piacere a settembre, ci si mette in gioco: si impara a guidare se si è alle prime armi, si fanno corsi di meccanica per non andare in panico al primo problema tecnico (altrimenti chi chiamate, il fidanzato eh...?), si pilotano aerei, ci si avvicina all'offroad e tante altre cose "da maschi".
Anche qui non capisco perché l'evento sia dedicato ad un pubblico esclusivamente pink, ma evidentemente questo è un problema mio...