Non uno, bensì due giri da pole position. Ad Abu Dhabi Max Verstappen poteva fare soltanto una cosa per mettere pressione a Lando Norris e puntare al Mondiale: stargli davanti, sempre. E nonostante il fine settimana fosse iniziato in salita, con una McLaren dominante, l’olandese e la Red Bull hanno risposto, a modo loro: hanno ribaltato la macchina nella notte tra venerdì e sabato, sono migliorati e, alla fine, hanno realizzato la prima impresa del weekend.
Una pole position clamorosa per lanciare un messaggio forte, dopo un primo giro in Q3 da paura. Sarebbe bastato quel tempo per partire davanti a tutti, ma abbassarlo ancora avrebbe significato mandare un altro messaggio di forza, di controllo totale della situazione. E così Max non ci ha pensato due volte, è sceso in pista e, sotto la bandiera a scacchi, la colonnina del suo tempo si è colorata nuovamente di fucsia, staccando tutti alle sue spalle. Un capolavoro costruito quando, mentre gli altri montavano un treno di gomme nuove per assicurarsi l’accesso all’ultimo taglio della qualifica, lui il tempo lo faceva con gomma usata, segno di una sicurezza impressionante.
Sa che può realizzare un’impresa e continua a mettere pressione a chi in classifica gli sta davanti, tentando il tutto per tutto. Eppure, una prima mezza risposta è arrivata anche da Norris: durante la telecronaca, quando Lando aveva appena chiuso il suo primo tentativo in Q3 addirittura alle spalle di Oscar Piastri, in terza posizione, Marc Gené aveva affermato che, per dimostrare di essere world champion material, l’inglese avrebbe dovuto reagire. Lo ha fatto poco dopo, all’ultimo, piazzando un tempo che l’ha portato in seconda posizione e che lo ha fatto respirare, forse in apnea da quando a poco meno di dieci minuti dal termine della sessione era sceso in pista.
Una risposta che serviva, vista la pressione che continua a crescere: stare nella sua posizione non è facile, soprattutto quando alle tue spalle hai Max Verstappen. È preda di un pilota che fa magie, mentre davanti a sé vede quel titolo che ha rincorso sin da quando era bambino, il suo sogno di una vita. Per conquistarlo serve non sbagliare, dimostrando di aver fatto definitivamente quel clic necessario a lottare con i migliori. Gli basta un podio, ma sceso dalla sua vettura ai microfoni della regia internazionale non si nasconde: “Voglio vincere”.
Un atteggiamento diverso da quello che fino a metà stagione aveva mantenuto. Poi è arrivato il ritiro in Olanda, con il motore della sua McLaren in fumo mentre Piastri festeggiava e allungava in classifica, e da lì tutto è cambiato. Ora, davanti a sé ha l’ultimo esame prima della gloria, ma l’avversario è durissimo e non molla, nemmeno quando i giochi sembrano finiti.
E così si arriva all’ultima gara di un mondiale infinito, pieno di colpi di scena. Lo stesso che sembrava nelle mani di Oscar Piastri, terzo nelle qualifiche a Yas Marina, ma ormai sempre più lontano. Guardando l’australiano c’è solo un punto di domanda: aiuterà o non aiuterà il compagno di squadra? È l’argomento sulla bocca di tutti dopo che, venerdì, Zak Brown - CEO della McLaren - aveva detto di essere pronto ai team order qualora fossero necessari, smentendo le parole che fin dall’inizio di stagione aveva ripetuto.
Dietro ai primi tre, poi, ci saranno Leclerc e Russell, quarto e quinto. Potrebbero essere gli arbitri della lotta, quelli che a sorpresa si mettono in mezzo e favoriscono (involontariamente) uno dei contendenti. Saranno soltanto loro visto che, i rispettivi compagni, partiranno tanto indietro: Antonelli 14° e stupito dal posteriore instabile della sua Mercedes, Hamilton 18°. Per Sir Lewis, ad Abu Dhabi l’incubo continua: in barriera a metà delle Fp3, eliminato al termine del Q1 e senza parole una volta arrivato al ring delle interviste. È la sorpresa in negativo di un 2025 che non smette di stupire, una gara dopo l’altra. Serve reagire, presto.