L’ultima vittoria mondiale della Ferrari risale al 2007, con un giovane Kimi Raikkonen fortunato contendente nella sfida McLaren. Poi più nulla. Anni intensi, competitivi, anni in cui la lotta per il titolo iridato era reale e concreta ma stagioni su stagioni in cui la delusione del secondo posto ha dominato il cuore di tifosi, piloti e addetti ai lavori.
In questa disastrosa stagione 2020 che - dopo le qualifiche di Spa - ci appare ancora più nera, vediamo però con chiarezza il problema della scuderia più famosa del mondo. In un sabato pomeriggio in cui entrare nella seconda fase delle qualifiche è apparso un miracolo e in cui entrambi i piloti sono risultati esclusi dalla Q3 - evento mai successo prima nella storia della Formula 1 - trovare un colpevole a cui dare la colpa sembra necessario.
Già dall’inizio di questa stagione la ricerca di un capro espiatorio ha colpito i tifosi della Rossa: colpa di Vettel - sempre un po’ sottotono rispetto al compagno di squadra Leclerc - che addittura sembrava dovesse lasciare la Ferrari anticipatamente prima della fine dell’anno, come se un altro pilota potesse risolvere i problemi che un quattro volte campione del mondo e una giovane promessa di questo sport non riescono sistemare.
Poi l’attenzione si è spostata su Mattia Binotto - il capo della baracca - prima team principal e direttore tecnico della squadra, oggi invece solo team principal. Sui social divampa l’hashtag #Binottoout mentre cominciano a comparire foto dell’ex team principal, Maurizio Arrivabene, come a dire “eh ma quando c’era lui si stava meglio” - forse dimenticando che anche Arrivabene fu cacciato dalla scuderia per mancanza di risultati e dopo una stagione tragica che tanto somiglia a quella del 2020.
Si parla di Binotto come l’uomo che, arrivato a Maranello, ha distrutto il lavoro decennale di una scuderia perfetta, senza tenere conto del fatto che lo stesso Mattia lavora in Ferrari dal 1995: motorista nel reparto corse negli anni dei grandi trionfi di Schumacher, direttore tecnico dal 2016, allievo dello stesso Jean Todt.
Siamo quindi proprio sicuri che il problema sia Binotto? O è semplicemente più comodo e più facile dare la colpa a chi ci mette la faccia piuttosto che ammettere un grave problema di gestione all'interno di tutta la scuderia?
La squadra appare alla deriva, abbandonata a se stessa, senza una Dirigenza in grado di prendere posizioni concrete e forti (quelle a cui ci aveva abitutato Marchionne) e soprattutto senza un vero e proprio progetto evidente per il futuro. Non funziona niente, e questo è evidente, ma soprattutto