Il proposito è come se fosse scritto nello Statuto di nascita della VR46, Valentino l’ha ripetuto in ogni intervista sull’argomento: con l’Academy voglio rendere al motociclismo ciò che il motociclismo mi ha dato. E giornate come oggi dimostrano che ci sta riuscendo. Celestino Vietti Ramus: preso dalla VR46 a 12 anni, oggi prima vittoria nel mondiale Moto3. Marco Bezzecchi, coltivato in Academy e spinto e sostenuto in Moto2 dopo un’annata non esaltante, oggi vince la sua prima gara in questa serie anche lui.
Vietti piccolo, timido, a modino si direbbe in Toscana; Bezzecchi, capellone, buffo ma serio. I ragazzi della VR46 hanno sempre avuto una cosa in comune: l’umiltà, le qualità umane oltre a quelle da piloti, perché i valori sono quelli che ti fanno applicare ogni giorno, che non ti fanno mai montare la testa (e infatti quando qualcuno ha avuto qualche pretesa di troppo con la VR la storia è finita, vedi Fenati ma anche Bulega), che ti fanno lavorare costantemente. Ché le vittorie si sudano centimetro per centimetro.
Ciò che trasmette il ranch di Valentino Rossi è questa cosa qui. Competizione stremante in ogni gara (“se non c’è competizione non c’è allenamento, mi disse una volta Albi, l’amministratore delegato di VR46), grandissima professionalità ma ciò che arriva più di tutto è l’essenza del motociclismo: e cioè che è un gioco di terra, pane, salame, grigliate, giacconi pesanti per stare fuori anche d’inverno durante gli allenamenti, lontano, lontanissimo dalla ribalta e dalla voglia di correre per avere successo. No, si corre perché si ama correre. Questa è la base. La vittoria dipende dalla fame e dai dettagli. Per questo le qualità umane fanno la differenza ed è per questo che in VR non troverete mai chi non le ha. Averle è una selezione di ingresso.
Così facendo Vale vince sempre. Vince se ottiene due buoni risultati in pista lui, vince perché vincono i suoi ragazzi, vince perché sta alzando oramai da anni l’asticella del motociclismo italiano, anche solo con l’esempio, dato che altri piloti lo stanno seguendo, facendosi le proprie Academy, e che la federazione è più motivata a fare bene. È una regola universale: in un settore, se c’è qualcuno che traina e tira su il livello, è più facile che altri lo seguano. Questo è il processo che porta verso l’eccellenza. Nel motociclismo italiano la VR46 traina questo treno fatto di piloti italiani che stanno conquistano sempre più spazio. Non solo Vietti e Bezzecchi ma anche Marini (che tratta con Pramac, parola di Uccio), Bagnaia (orbita Ducati ufficiale), Morbidelli (una conferma oramai, link al pezzo di Morbidelli). E non solo VR46, vedi Bastianini (anche lui orbita Ducati, come anticipato da Pernat - link). Proprio per il principio che è in un ambiente competitivo e tendente all’eccellenza che si creano i presupposti per fare sempre meglio, per imporre una scuola. La scuola italiana. Come non succedeva da un po’ di tempo, che negli ultimi anni si è sempre sentito parlare di scuola spagnola. E che oggi questa scuola italiana abbia conquistato Moto3 e Moto2 ci dà ancora più gusto, visto che in Italia, di questi tempi, quando si affronta l’argomento scuola se ne parla solo per evidenziare una situazione piena di criticità. La scuola italiana dei piloti, invece, oggi deve solo festeggiare. Anzi, proponiamo direttamente Valentino Rossi ministro dell’Istruzione. Non sia mai che...