Il motomondiale più caotico della storia è finito con una gara d'anticipo, un'eventualità che fino a quest'estate sembrava pressoché impossibile. Joan Mir ne esce a testa alta, da vincitore ben più che legittimo, ma i valori in campo tra case e piloti sono tutt'altro che chiari: l'assenza di Marc Marquez, i problemi della Yamaha al motore e quelli di Ducati con le gomme (per non parlare di sua maestà il Covid) hanno condizionato pesantemente la stagione MotoGP 2020. In questo tuttavia ci sono anche dei lati positivi, e non soltanto per lo spagnolo della Suzuki: gli emergenti hanno trovato la forza di vincere e, quando Marc Marquez tornerà per riprendersi il suo trono, dovrà fare i conti con uno stuolo di piloti più esperti e sicuri delle proprie capacità. Ne abbiamo parlato con Livio Suppo, ecco le sue considerazioni.
Joan Mir ha vinto il mondiale, tu lo avevi detto a più riprese durante la stagione.
“Si, sinceramente me l’aspettavo. Ha dimostrato di essere costante oltre che veloce ed è vero che ci sono piloti che hanno vinto più di lui ma direi che è un titolo che si è meritato”.
Tu di piloti giovani e talentuosi ne hai conosciuti molti. Quanto potenziale inespresso c’è ancora in Joan?
“Penso che abbia ancora da crescere, è un ragazzo giovanissimo al suo secondo anno in MotoGP quindi sicuramente avrà ancora margine di crescita. Guarda quanto è cresciuto Marc nonostante abbia vinto già al primo anno. Lui è sicuramente un fase ancora crescente, lui come altri giovani. D’altronde quest’anno c’è stato un vero cambio della guardia, ci sono un sacco di ragazzi giovani che vanno forte, da Morbidelli a Rins, che comunque non è da moltissimo in MotoGP. Poi ci sono Binder, Oliveira, Jack Miller e Bagnaia: sono davvero in tanti e per i prossimi anni, sperando che Marc si unisca presto alla compagnia, ci sarà da divertirsi”.
Forse è mancato un metro di paragone.
“Si, quando manca quello che ha vinto gli ultimi mondiali…anche perché quando Marc è sceso in pista ha dimostrato subito di andare fortissimo. Ciò detto è un mondiale meritatissimo quello di Mir, ricordiamoci che Marc ha vinto il mondiale al primo anno anche grazie all’infortunio di Jorge e Dani e che nelle corse alla fine ci sono anche queste cose da mettere in conto”.
Si parla tantissimo di questo numero 1 sul cupolino. Casey era tra i pochi ad usarlo, sarebbe bello se lo facesse anche Mir.
“Casey è l’unico pilota col quale io abbia lavorato che seguiva la tradizione. Solitamente i piloti sono molto legati al loro numero, non solo in maniera affettiva ma anche per il merchandising. Hanno tutto il merchandising fatto con il loro numero e alla fine c’è anche una ragione commerciale rispetto a questa affezione ai numeri. Sai, l’ultimo grande campione a cui piaceva usare il numero uno e che lo ha impiegato per tanti anni è stato Mick Doohan, ma erano altri tempi, anche a livello economico. Quindi è comprensibile che i piloti tengano il loro e lo usino come marchio di fabbrica, ma se Mir dovesse scegliere di usarlo farebbe molto felici noi che non siamo più giovanissimi”.
Puoi raccontarci qualcosa di Marc Marquez?
“Beh, parlare per sentito dire a me non piace, mi auguro solo -in quanto sono affezionato in maniera personale a lui- che trovi le persone giuste, in grado di capire esattamente ciò di cui ha bisogno e che riesca a rimettersi in forma al 100% nel più breve tempo possibile. Certo che sicuramente sta andando più lentamente di quanto ci si potesse aspettare perché anche dopo la seconda operazione si pensava che avrebbe potuto tornare a correre e invece nulla. Speriamo ci riesca”.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram