Jasmine Paolini è a due punti di distanza dalla vittoria del primo set nella finale di Roma contro Coco Gauff, che risponde bene e comanda lo scambio. La ragazza di Bagni di Lucca scatta da destra a sinistra come un tergicristallo impostato sulle frequenze di un temporale, mentre una pioggia fina fina consiglia al pubblico del Foro Italico l'utilizzo di impermeabili e cappucci. All'improvviso, Jasmine ribalta l'inerzia della contesa con una rasoiata di dritto lungolinea, che le spalanca la via della rete: non chiude il primo schiaffo al volo, mastica il successivo smash e diventa così bersaglio del passante teso e centrale della statunitense. Con un movimento poco ortodosso e insolitamente bruttino per i suoi standard, Paolini infila la testa della racchetta nella terra rossa, togliendosi dalle tibie la controffensiva della Gauff. Dopo questa improbabile volée di rovescio, la pallina si alza, prende aria, percorre una parabola a palombella che pare non atterrare mai. Per farla restare in campo, le soffia contro anche Sergio Mattarella, che accoglie con un ghigno la non chiamata del giudice automatico: la palla schizza sulla riga di fondo sotto ai suoi occhi, spiazzando Coco e facendo tuonare il Centrale. Jasmine si scusa, quasi si vergogna, poi si volta e sorride. Il labiale, mentre alza lo sguardo verso il suo box, è inequivocabile: "Porca t*oia". Come a dire: "Che fortuna, Presidente!".
Ma è stato l'unico episodio davvero fortunato della partita. Il resto, Jasmine l'ha fatto ruotare dalla sua parte. Sempre guizzante, sulle gambe e in viso. Poteva scendere in campo bloccata, divorata dalla tensione, c'erano tantissimi motivi affinché succedesse: il Presidente della Repubblica a sorvegliare ogni lancio di palla di ciascun turno di servizio, sua figlia Laura a fare la stessa cosa, gli amici della Garfagnana venuti in massa e appostati sulle vette della Tribuna Tevere che si facevano sentire alla fine di ogni punto, mamma e papà che si mostravano inspiegabilmente sereni accanto a Sara Errani. Invece Jasmine ha scelto di godersi questo pomeriggio, in cui tutta Italia era lì con lei, per lei, che per la prima volta affrontava una finale da quasi-favorita. Ha scelto di ridere dopo un errore, di ridere dopo essersi sporcata di terra nel tentativo di tirar su una bella smorzata di Coco, di ripetersi in continuazione "forza, forza!", di pensare sempre al punto seguente, con uno schema tattico ben preciso: non dare ritmo al rovescio della Gauff per farle perdere progressivamente tutti i riferimenti.

In poche parole, ancor prima di entrare in campo, Jasmine ha scelto di vincere. I primissimi punti l'hanno convinta che potesse riuscirci davvero, perché il suo gioco sprizzava energia, grinta, vitalità - trasmetteva un senso, un ragionamento, anche negli errori. Quello di Coco Gauff lasciava a bocca aperta, per le enormi potenzialità che la ventunenne di Atlanta ha e che sopprime con passaggi a vuoto inspiegabili dall'esterno, comprensibilissimi se si considerano carta d'identità e dinamiche dello sport del diavolo. Jasmine ha scelto di vincere in maniera pratica, diretta, così come si pone lei nel momento in cui parla e ti esterna le sue sensazioni: una battuta per sciogliere l'imbarazzo, una spruzzata di autoironia per mostrare acume, due prime a pizzicare la riga bianca quando si è trovata a servire prima per il set e, poi, per la partita. Dagli altoparlanti del Centrale hanno spiaccicato un'inaspettata musica dance e lei, vedendo che mamma Jacqueline sugli spalti era già partita, si è messa a ballare.
In realtà si era intuito già da qualche minuto che la giornata di Jasmine sarebbe voltata in festa, da quando lei ha breakkato Coco per la seconda volta consecutiva, salendo 5-2 nel secondo parziale: in quel momento, sul sabato grigio e perlopiù minaccioso del Foro, è spuntato un timido raggio di sole, che ha squarciato definitivamente le nubi al "game, set, match" del giudice di sedia. È stato sancito così il ritorno alla vittoria di un'italiana agli Internazionali, 40 anni dopo l'ultima volta, targata Raffaella Reggi a Taranto. Eppure oggi non c'è motivo di pensare che questa sia una gioia effimera, altrettanto passeggera. Somiglia più al primo stadio di un turbinio contagioso di allegria, che si autoalimenta: tra una quindicina di ore Jasmine Paolini, insieme a Sara Errani, giocherà un'altra finale. Ci chiede di esserci, di accendere la televisione in tempo, di non aspettare Sinner-Alcaraz per farlo. Non c'era bisogno, Jasmine: ormai sappiamo che, per fare entrare un po' di luce nelle nostre giornate, è sufficiente vederti su un campo da tennis.