Lo vedi nelle foto di rito, con lo sguardo apparentemente impaurito, un casco di capelli neri da cartone animato, il viso da bambino, e non ti immagineresti mai che possa avere il fuoco dentro. E invece, una volta al volante, Yuki Tsunoda è una belva. Nel suo corpo minuto c’è una densità pazzesca di adrenalina, di indomita fierezza. Ieri, nei test pre-stagionali in Bahrain, forte di un’Alpha Tauri solida e veloce, si è preso di forza il palcoscenico.
Yuki ha rubato la scena agli altri due chiacchieratissimi rookie della stagione 2021, Mick Schumacher e Nikita Mazepin, con i riflettori puntati addosso per ragioni diametralmente opposte ancora prima che scendessero in pista. Adorato il primo, che è seguito con la benevolenza del parente lontano da chi ha amato suo padre. Detestato il secondo, che si è fatto conoscere per le sue malefatte da privilegiato apparentemente inconsapevole – o peggio, sprezzante – delle possibili conseguenze.
Yuki, invece, ha mantenuto un basso profilo, lavorando a testa bassa e preferendo lasciar parlare la pista, forte di un vantaggio indiscutibile. Che Tsunoda abbia a disposizione la monoposto migliore rispetto agli altri debuttanti è indubbio, infatti. Schumacher e Mazepin possono contare su una Haas azzoppata ancora prima dell’inizio della stagione, per via della decisione inevitabile da parte del team di concentrare le limitate risorse direttamente sul progetto 2022. L’Alpha Tauri AT02 di Yuki, invece, è fatta di ben altra pasta.
Non stupisce, quindi, che Tsunoda faccia meglio degli altri due debuttanti del 2021. La cosa degna di nota è un’altra. Yuki nei test pre-stagionali della F1 in Bahrain non ha mostrato alcun timore reverenziale, divertendosi pure con il DRS. Perché ieri, quando è arrivato vicino alla vetta della classifica, si è concesso il lusso di usarlo in una zona della pista in cui, in un normale weekend di gara, non avrebbe potuto farlo. È il guizzo di chi non è certo impaurito da una realtà che fino a pochi mesi fa era solo un sogno.
E qui bisogna fare i complimenti all’Alpha Tauri, perché ha messo a suo agio Yuki facendolo girare parecchio nel corso dell’inverno. Con una monoposto vecchia - come consentito dal regolamento - per prendere le misure con le sofisticate operazioni in pista della F1 e acquisire dimestichezza al volante. Un bagaglio d’esperienza di fondamentale importanza, visti i pochi giorni a disposizione con la nuova vettura nei test pre-stagionali.
Ma il resto è farina del sacco del primo nato del nuovo millennio a debuttare in F1. Venuto al mondo nel maggio del 2000, quando Fernando Alonso, sullo schieramento insieme a lui quest’anno, era quasi diciannovenne. Nonostante la differenza di età, però, c’è qualcosa che li accomuna. La voglia di stupire, di mangiarsi la concorrenza, di dimostrare il proprio talento. Vuole essere il primo giapponese a vincere una gara in F1, Yuki. Lasciare un segno. Proprio come ha fatto ieri.