Ci siamo: dopo quattro anni di crisi esistenziali e domination di Call of Duty, Battlefield è tornato – e questa volta sembra che la Dice si sia presentata in guerra con le munizioni giuste. Se COD è diventato un po' la brutta copia di Fortnite con fucili rosa shocking e katane fluorescenti, Battlefield 6 sembra uscire direttamente dal feed di un corrispondente di guerra. Dimenticatevi i trickshot per le storie Instagram: qui si combatte. Sul serio. Il feeling è quello di un gioco più simulativo, più sporco, più crudo. Un FPS per chi ha vissuto gli anni d’oro del multiplayer, non per chi ci arriva con la skin di Snoop Dogg. Le modalità sono quelle classiche ma col giusto twist. “Conquista” è il solito casino spettacolare su larga scala con cinque obiettivi da controllare; “Dominio” va giù più dritta, come una rissa al centro commerciale. “Sfondamento”, però, è la vera star: due squadre, una attacca e l’altra difende, ritmo serrato e bilanciamento perfetto. C’è anche una “Conquista con armi bloccate” per chi vuole più strategia e meno roulette russa. Le mappe? Quattro. Ma, per ora, bastano e avanzano. Il Cairo è un capolavoro di design urbano e tensione, sembra di girare con la GoPro nel mezzo di un conflitto reale. Il livello di distruzione è stato potenziato: edifici che crollano, coperture che spariscono, pareti che diventano sabbia. L’idea è chiara: non puoi nasconderti a lungo. Addio ai camper. Non siamo più nella Seconda Guerra Mondiale, e nemmeno nel futuro ipertech di 2042: Battlefield 6 è guerra contemporanea. Due eserciti (NATO e Pax Armata), armi reali, veicoli attuali e un ritorno alle classi storiche – Assalto, Genìere, Ricognitore e Supporto. Tutti possono usare le stesse armi, ma sono le abilità a fare la differenza. Il Genìere, ad esempio, si trasforma in un incubo per i carri armati grazie all’RPG.
Sul fronte tecnico, Dice ha tirato fuori il meglio: graficamente è il top tra gli FPS. Le esplosioni sono coreografiche quanto basta per sentirsi in Black Hawk Down, i dettagli ambientali sono maniacali. I movimenti sono realistici, quasi pesanti, ma coerenti con il tono generale. La guida dei veicoli è l’unico punto debole: un po’ troppo scattanti, non sempre intuitivi. Dipende dal mezzo, però. Certo, è una beta. Ma – sorpresa – non sembra una beta. I bug ci sono (armi che scompaiono, qualche glitch random), ma niente che faccia gridare al disastro. I tempi per entrare in partita sono lunghi, ma con il lancio ufficiale la cosa si sistemerà. E il sistema anti-cheat sembra funzionare, ma è troppo presto per dirlo. Speriamo che continui sulla stessa onda dei capitoli precedenti. Activision, prendi appunti. Una chicca? Ora puoi trascinare i compagni feriti per metterli al riparo mentre li rianimi. In un panorama FPS dove tutti cercano di piacere a tutti – bambini, influencer, streamer, YouTuber e i loro cuginetti – Battlefield 6 torna a parlare a un pubblico adulto. Quello che ama il gameplay serio, l’atmosfera credibile, la tensione vera. Quello che magari ha smesso di giocare a COD perché non sopportava più di morire sotto i colpi di una pistola glitterata. 128 giocatori, mappe grandi come città, e quella sensazione di essere parte di qualcosa di più grande. Non è perfetto, ma è un ritorno con i controcazzi. Dice è tornata.
