A Roma le cause presentate da chi ha avuto un contatto troppo ravvicinato con l'asfalto capitolino non si contano. Infortuni tra i più disparati. Una casistica piuttosto ampia quella relativa al capitolo marciapiedi. Tuttavia, la risposta dei giudici è quasi sempre la stessa: “Sei caduto in una buca? Dovevi saperlo”. Soprattutto se il cratere in questione si trova sotto casa, oppure vicino al posto di lavoro. Una presunzione di conoscenza che somiglia molto a un accordo informale tra magistratura e pubblica amministrazione. L’obbiettivo? Difendere le casse del Campidoglio. Per aggirare questa consuetudine radicata servono pazienza, testimonianze di ferro e materiale fotografico di altissima qualità. Uno scatto a immortalare la buca, l’altro scattato dopo il rattoppo piazzato dal Comune o dal Municipio. Questa al momento l’unica via percorribile.
Lo sa bene l'attrice Raffaella Lebboroni, che a fine luglio è caduta in una voragine in quel di Trastevere, con tanto di ingessatura come ricordo. Il marito, nonché regista Francesco Bruni, si è sfogato contro la ‘presunzione di conoscenza’: “In pratica, se tu sei delle Prenestina e cadi in una buca a Trastevere, ok. Ma se sei di Trastevere, ciccio, lo dovresti sapere che lì c'è una buca. Come se poi le buche fossero elemento immutabile del paesaggio urbano”. La protagonista ha commentato così l’accaduto: “Era fine luglio. Sono passata in lavanderia e mi sono allungata per via Bertani, una strada che non faccio mai per arrivare in piazza San Cosimato. Altro che presunzione di conoscenza. Quando il mio avvocato mi ha spiegato il significato di quella formula giurisprudenziale sono rimasta stupita. Ma comunque non mi rassegno. Faremo causa, anche perché la buca in cui sono caduta poi è stata coperta. Quando sono arrivata al pronto soccorso, c'era anche un turista francese che era appena caduto in una buca. Tornando a me, trovo che la situazione sia assurda. Non conosco a memoria le buche sotto casa? Forse il piede avrei dovuto rompermelo a Centocelle".