Le luci appese agli alberi di carrubo oscillano anche se non sento vento. Questo mi preoccupa, ma neanche tanto. Rosse, blu, verdi, c’è qualche lampadina a incandescenza che fa molto fantascienza anni ‘60: sono belle e io voglio un pick-up Dodge di quegli anni, con il cofano bombato e nel vano motori un otto cilindri di 6000 cc. Il vento (ma non c’era, prima) porta odori di terra bagnata, polvere, birra e un retrogusto di plastica bruciata e io, non so perché, penso che a qualcuno sia andato a fuoco il costume. Ci sono molti falò e io devo capire se sono a una festa di Halloween o a un rave party in onore della cometa 3I/Atlas, aspettando gli alieni perché la cometa, oramai lo sanno tutti, non è una cometa ma un’astronave, lo ha detto Avi Loeb, che è un astrofisico di Harvard, e quindi mi sto chiedendo se dovrei comportarmi da nerd da film horror in stile Scream oppure da nerd in stile fantascienza Stranger Thing (ove gli alieni fossero cattivi) o in stile E.T. (se invece buoni), quando una ragazza vestita da Lara Croft ma coi capelli di Predator si avvicina danzando e mi dice: “Scherzetto o sondino?” e mi mostra il dito medio da cui capisco due cose: 1) che per lei il dito medio equivale al “dolcetto” e 2) che è sia una festa di Halloween sia un rave aspettando gli alieni di 3I/Atlas, e le chiedo cosa c’entri Lara Croft e lei dice che Lara Croft è una fantarcheologa e mi spiega che anche Predator è fantarcheologia: “Hai presente gli Antichi, però i capelli sono miei, se vuoi me li puoi tirare mentre ti dò il dolcetto” e poi inizia a spiegarmi, a me, le teorie di Ridley Scott e della saga di Alien, ma la chiama “sagra”, probabilmente perché siamo nelle campagne del sud-est siculo e da queste parti le sagre si portano molto. E dunque.
Io cammino tra tende improvvisate, vecchie trattrici parcheggiate e dipinte con soggetti fantascientifici e horror (belle, molto belle, ne vorrei una a casa) e baracche improvvisate che vendono birra e superalcolici insieme, nel senso che tutti ordinano una birra e insieme un superalcolico, e scopro con gioia che non ci sono energy drink e che la birra è la Dreher, e inizio a sentire una sorta di gratitudine cosmica con un retrogusto di marshmallow. Dietro un bancone, un ragazzo con maschera di Trump rettiliano versa cocktail verdi (vodka e menta), mentre un Crosetto appartenente alla razza aliena dei grigi urla al megafono: “Dovremo difenderci da loro. Bisogna aumentare la spesa in spade di Star Wars”. Un architetto con occhiali spessi disegna mappe stellari sui sacchi di grano copiandole da un’app sull’iPhone. Una hipster con un mantello di luci LED sta ballando con un potatore che imbraccia una motosega anch’essa decorata dai fili di LED colorati che vendono dai cinesi: qui vicino c’è un negozio con una cinese che si chiama Simo che parla in rosolinese e mi fa strano quando apre la bocca, ma comunque. Carrozzieri in tuta spaziale (sono le tute da lavoro dipinte d’argento con lo spray, lo spray, sicuramente ce l’hanno in magazzino e sarà probabilmente una qualche sorta di grigio metallizzato) lanciano luci fluorescenti (quelle che mettono sotto le automobili per sfrecciare nella notte come pusher psichedelici) che illuminano la polvere come un’aurora boreale terrestre. E vabbè.
La musica arriva dai grandi altoparlanti improvvisati appesi agli alberi: i Rockets, Bowie, suoni di space rock mischiati a trance elettronica, remix di suoni di navicelle spaziali dietro le quali io indovino stufette elettriche e pistole giocattolo (da Simo le vendono entrambi) e una versione pazzesco-dance della musichetta di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, e un DJ con casco da astronauta alza le mani, e tutti gridano come se fossero stati ipnotizzati dalla luce della cometa, anche se il DJ ha il mixer staccato e si vede che sta usando una chiavetta USB con la compilation (si chiamano ancora compilation? Ah no, adesso si chiamano playlist), e il casco spaziale credo sia una citazione dei Daft Punk, belli i Daft Punk. I cori diventano un mantra collettivo: “3I/Atlas, Halloween, 3I/Atlas, Halloween!” e io me ne vado perché i cori mi sanno di demagogia. Una ragazza con maschera da drago volante (questa viene SICURAMENTE dal negozio cinese) urla che ha visto la cometa tra i carrubi alle quattro e venti del pomeriggio, subito dopo un mojito alla liquirizia, e un operaio edile vestito da operaio edile annuisce perché la ragazza è carina e non sembra molto lucida, mentre una tipa con camicia a quadri e canottierina a coste, dalla quale sorgono in rilievo due capezzoli come razzi puntati dalla NASA in atteggiamento PROTOCOLLO DI DIFESA, filma tutto con un drone che lampeggia verde e viola. Un gruppo di raccoglitori di olive sta costruendo una pista di atterraggio tra le fila di carrube con quei cosi di plastica che si spezzano ed emettono luce verde, ma non mi ricordo come si chiamano, i cosi, non i ragazzi; come si chiamano i ragazzi non l’ho mai saputo né voglio saperlo.
All’angolo del baglio, un gruppo di ragazzi sta tirando un altare con zucche fluorescenti e volti di alieni, mentre una ragazza in short e basta urla: “Deve essere a forma di piramide, schiavi!” e quelli sono contenti di fare gli schiavi perché lei ha gli short e basta, e loro avranno una ventina d’anni, bei tempi (non è vero, i vent’anni sono un inferno… aspe, anche i trenta, i quaranta e i cinquanta, credo che anche i sessanta lo siano), e che dobbiamo fare. Uno che ha l’espressione di chi vuole leggermi il pensiero mi guarda mentre il sorriso mette in mostra i suoi denti marci (o è liquirizia?) e mi fa: “Il caos ha bisogno di equilibrio”, che è più o meno quanto dice PISTO durante le riunioni dopo le sue visioni di caratteri ASCII per aria che lampeggiano come nella schermata in Matrix e che formano la parola PISTOPÌA, “con la seconda i accentata”. E glielo dico. E lui mi fa: “Mi hai letto nel pensiero, tu a me”. Il DJ stacca la musica e dice al microfono: “Se Atlas non arriva, va bene. Il vero alieno è la nostra creatività” e tutti in coro gli urlano: “Drogati” con l’accento sulla prima o. Un ragazzo con maschera di alieno cattivo salta su una carriola e credo si sia fatto molto male, ma gli si avvicina una ragazza vestita da infermiera aliena e lo scannerizza con il coso con cui ti scannerizzano quando ti fai male sulle navi spaziali, e allora capisco che il tipo non si è fatto male ma vuole giocare alla dottoressa e l’ammalato versione nave spaziale. “E allora? Scherzetto o sondino?” mi volto di scatto e c’è Lara Croft Predator. Le dico: “Scelgo scherzetto” e vedo la delusione nei suoi occhi, mentre alzo gli occhi e giuro, mi sembra di vederla, la cometa 3I/Atlas sospesa sopra il baglio. A guardarci.
Sussurro: “Ground Control To Major Tom…”
Dalla Atlas mi rispondono: “Dica pure Ground Control”
“Io rientro.”
“D’accordo, Ground Control.”
Mi dirigo dietro un box in cemento armato e aspetto che mi prelevino.
“La Terra è bella, ma non ci vivrei”, dico.