Perché non gli hai chiesto di Pier Paolo Pasolini, Antonio Monda? Mi sono ritrovato così, ieri sera, leggendo la splendida - e manchevole) intervista di Monda a James Ellroy, pubblicata su Il Foglio: urlando contro lo smartphone come un ossesso, le goccioline di saliva sullo schermo brillante e io che imprecavo: “Chiedigli di Pasolini, Monda!”. “Fra un po’ sono i cinquant’anni dalla sua morte, il 2 novembre, tra la Festa dei Morti e quella di Ognissanti. Perché volevo gli chiedesse di PPP? Ora ci arriviamo: devo scrivere un tot di battute e comunque alcune risposte di Ellroy sono meritevoli di essere riportate, tipo questa: “Il prossimo marzo compirà 7 anni: come vive la sua vecchiaia?”, risposta: “Con la volontà di vivere un grande e potente terzo atto”. Strepitosa, bisogna dirlo (una carota e un bastone per Monda), questa “Ellroy confidential” (come titola Il Foglio), in occasione, alla Festa del Cinema di Roma dove è stato presentato il documentario “Ellroy vs LA” del molto bravo Francesco Zippel. Ama e odia tutto, Ellroy, al contempo, ma non come Massimo Gramellini (Oh My Gosh, che razza di paragone mi è venuto fuori) che cerca la medietà della pacatezza, ma come uomo attraversato dagli eccessi: “Rimango sempre molto colpito quando vedo nei miei interlocutori europei un atteggiamento di venerazione, sento un amore e un rispetto che prescinde dal sottoscritto: è l’amore per la cultura e per l’arte […] anche quando nel mio interlocutore subentra il rischio dell’intellettualismo: da questo punto di vista preferisco gli americani (- a chi lo dici - ), anche per il modo in cui valorizzano i generi”. Ecco, questo era un buon momento per chiedergli di Pasolini, Monda! Vabbè, andiamo avanti.
Ellroy preferisce Dashiel Hammett a Raymond Chandler, opinione condivisibile, la scrittura di Hammett è tagliata, scolpita, ha gli zigomi alti e la mascella squadrata di chi non si spaventa di prendersi un pugno (e renderlo), Chandler è più morbidoso, ma comunque la sua definizione di “noir” è spassosissima: “Nella prima pagina sono tutti fottuti, poi le cose peggiorano”, che a pensarci potrebbe essere applicata a ogni cosa, alla vita, all’amore, ai sogni, alle speranze, al riformismo per dire. Poi Monda fa un po’ di voyeurismo letterario e gli chiede se la scena, descritta in “Panico” in cui un investigatore privato proietta filmetti allegri a Liz Taylor, Ronald Reagen, Rock Hudson e Jean Paul Sartre mentre Charlie Parker sniffa cocaina e James Dean si tocchiccia fosse vera. “Domanda sbagliata” lo corregge Ellroy: “A me interessa soltanto se la scena funziona”. In realtà le cose erano un po’ diverse: Charlie Parker si faceva di eroina, James Dean tocchicciava Rock Hudson e Liz Taylor e Ronny ci davano e Sartre ronfava (me lo sto inventando, ma secondo me la scena funziona meglio).
Quanto ho scritto? Ok, possiamo andare. Voglio dire, Monda, tu hai Ellroy, James Ellroy, che ti parla di intellettualismo e alla tua domanda (domanda giusta, per niente sbagliata) “Perché detesta James Dean?” ti risponde (considerando sempre che siamo a pochi giorni dal cinquantesimo anniversario della morte di PPP): “Perché trattava la gente […]”, niente, saltiamo, non ce ne frega nulla di come trattava la gente James Dean, ci frega invece quello che dice dopo: “Ma il suo regista, Nick Ray, era ancora peggio. Ha abusato sessualmente di due minorenni: Sal Mineo e Nathalie Wood. A lui non importava di che genere fossero. Per me era un criminale, e non mi importa nulla cosa pensino di lui i francesi che si riempiono la bocca con la teoria dell’autore. Era uno stronzo la cui reputazione si è avvantaggiata dal fatto che era comunista, cosa che in Europa, all’epoca rappresentava un elemento positivo”. Ed era qui, Monda, che avresti dovuto domandargli: “A proposito, Jim, fra pochi giorni è l’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, tu cosa…
P.S. Ovviamente non voglio mancare di rispetto a nessuno, men che mai a Pier Paolo Pasolini. Voglio dire, minchia, la scena funziona.