Luciano Canfora non ha bisogno del nostro aiuto e ha già spiegato da Lilli Gruber cosa intendeva con “neonazista nell’anima” rivolto a Giorgia Meloni e per il quale è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata. Non vogliamo entrare nel tema e nella questione specifica ma Luciano Canfora – o chi come lui – dovrebbe poter dire quel che caz*o gli pare, altrimenti siamo nella pura ideologia grillina dell’uno vale uno: una cosa già nota nel concetto stesso di democrazia e suffragio universale e che i grillini – soprattutto della prima epoca – hanno voluto allargare a dismisura sostituendo la conoscenza con “l’università della strada”.
Querelare un intellettuale (ripeto, parliamo di categorie, non del caso specifico) come Luciano Canfora è un atto “grillino”, ossia di svalutazione dei “valori” e “per absurdum” (diciamo sempre in generale e come ragionamento etico-politologico) nel momento in cui Giorgia Meloni querela Canfora, ella sta compiendo (è un esempio “di scuola”) un atto di disvalutazione dei valori, ossia nichilista, ossia grillino. Ora, tutto questo è un sillogismo, un pensiero sul “potere” e un pensiero sul pensiero. Allo stesso modo, potremmo dire, e lo dicono in molti, che tutti i bambini sono sopraffattori, ingiusti e immorali senza aspettarci una querela da parte di un bambino o dei suoi genitori, certo, ci saranno e ci sono bambini angelici, ma l’esperienza ci dimostra il contrario. Sto accennando soltanto una parte dei ragionamenti che si potrebbero fare al proposito della frase “neonazista dell’anima” e dei suoi reali intendimenti (ma su questo Luciano Canfora è in grado di dibattere da solo), anche se, fondamentalmente, stiamo sostenendo una e soltanto una tesi: Luciano Canfora, o quelli come lui, può dire quel che caz*o gli pare.
Non esistono intellettuali della stessa levatura capaci di mettere in discussione questa “tesi”? Non c’è una antitesi? Smettiamo di cercare una “sintesi”? Alcuni di “noi” sanno che il “potere” è proprio quella cosa che non ha “sintesi”, terzo passo del pensiero previsto, da buon hegeliano, da Karl Marx, ma ecco che la sintesi ha bisogno di due teorie che si scontrino, e sappiamo come il comunismo realizzato si sia “storicizzato” (lo “storicismo”, lo saprete senz’altro, è il contrario della “Storia”) nella dialettica materiale tesi-antitesi – dialettica infinita che giustifica il “potere” e le sue storture – escludendo la sintesi. Potremmo dire: senza antitesi, niente sintesi, che è quello che fece il socialismo “reale” (un abominio rispetto al socialismo marxiano che essendo hegeliano era del tutto “spirituale”). Dunque potremmo anche dire che, seguendo questo ragionamento filosofico-dialettico-politologico, Giorgia Meloni (ma chiunque in suo luogo) querelando Luciano Canfora (o chi per lui) si stia dimostrando anche una “comunista” o una sua erede, ed essendo, sempre secondo questo ragionamento, sia grillina che “comunista”, potremmo anche dire che Giorgia Meloni è una “campolarghista nell’animo”.
Ora: quanti di voi hanno capito questo ragionamento? Quanti di voi possono rispondere “teoricamente” e intellettualmente a Luciano Canfora? Perché non ci sono intellettuali capaci di “ragionare” con Canfora? Perché il ricorso alla magistratura in luogo di un dibattito pubblico? Tutto questo, continuiamo a specificarlo, non perché stiamo dalla parte di qualcuno e contro qualcun altro, semplicemente per una teoria dei valori antinichilista secondo la quale Luciano Canfora, infine, dovrebbe poter dire quel che caz*o gli pare.