Al Salone del Libro di Torino Fedez è tornato a parlare del pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino. Ci sarebbe da ridere - il Salone del Libro che invita Fedez è come la Fiera Mondiale del Falafel che invita Netanyahu, un fatto che dice tutto circa la credibilità culturale della kermesse sabauda – se non fosse che in questa storiaccia di gossip e botte c’è ben poco da stare allegri. Non sappiamo se le spavalde dichiarazioni del Federico Lucia saranno confermate da successivi sviluppi di indagine: ci limitiamo a ricordare al grande pubblico, e alla grande stampa, sempre restia a documentarsi come dio comanda, chi siano esattamente i nuovi amici dell’ex signor Ferragni, questi famosi “ultras del Milan”.
Da circa vent’anni, la curva del Milan non è più una curva come le altre, e i suoi componenti di spicco non sono dei semplici bevitori di birra dal cazzotto facile e dalla lama facilissima, come nella gran parte delle altre curve nazionali. Il leader carismatico della Curva Sud, a cui rispondono direttamente i nuovi amici di Fedez, e in particolare quel Christian Rosiello che dalla separazione con la Ferragni segue il rapper come un’ombra, è un personaggio di nome Luca Lucci detto “Toro”, che le cronache di questi giorni raccontano come un pregiudicato condannato a sei anni e quattro mesi di carcere per traffico di droga, famoso qualche anno fa per una foto in posa amichevole insieme all’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini.
Il profilo di “Toro”, che sui social è un vero e proprio influencer e di cui autorevoli testate sportive come la Gazzetta ospitano ogni tanto le intemerate, è in realtà un pochino più complesso.
Intanto, la leadership in curva Lucci la eredita da Giancarlo Lombardi detto Sandokan, quando questi viene condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere per un’inchiesta che vede il coinvolgimento della famiglia mafiosa dei Fidanzati, il cui capobastone – Gaetano Fidanzati – fu esponente di spicco dei corleonesi e uno degli uomini più fidati di Totò Riina.
Preso il comando, Toro mostra subito di che pasta è fatto durante un derby del 2009, quando insieme ad alcuni sodali aggredisce un gruppo di tifosi dell’Inter appartenenti alla Banda Bagaj – un gruppo di supporter composto da padri di famiglia che portano allo stadio bambini e disabili, gente che con il mondo ultras non ha nulla a che fare.
La colluttazione, avvenuta al primo anello verde, si risolve in una mattanza, culminata in un cazzotto sferrato dal Lucci a tale Virgilio Motta, sotto gli occhi della figlia di Motta, di otto anni. Il pugno spappola il bulbo oculare del Motta, che perde permanentemente la vista; in seguito, a causa della disabilità, Motta cadrà in forte depressione, perderà il lavoro e finirà per suicidarsi il 24 maggio 2012. Ma prima di questo tragico epilogo, l’uomo farà in tempo a vedere ancora il suo assalitore, il 17 luglio 2009, durante il processo seguito all’aggressione subita allo stadio.
In aula, Lucci è su di giri: magliettona nera d’ordinanza con sopra scritto “banditi”, se la ride e se la scherza con gli altri “ragazzi della curva” venuti sostenerlo, e appena può grida “pezzo di merda” al Motta presente in aula con una vistosa benda (è tutto raccontato qui).
Alla lettura della sentenza, che lo condanna a pagare un risarcimento di 140 mila euro, fa spallucce: risultando nullatenente (proprio come Fedez), sa che non dovrà tirare fuori una lira. È talmente di buon umore che a un certo punto la PM di turno Celestina Gravina, indispettita dall’atteggiamento dell’imputato, gli fa una domanda relativa a un’altra questione, a un’auto Clio nera intestata proprio al Lucci. Ed ecco che improvvisamente Toro smette di ridere.
Già, perché quella Clio nera è la stessa auto utilizzata dal killer Luigi Cicalese per crivellare di colpi l’avvocatessa Maria Spinella, colpevole – secondo le regole del clan - di aver perso un processo in cui erano imputati nomi di spicco di un potente clan della ‘ndrangheta. Ci sono casi che entrano nel circo mediatico e altri, identici, che invece restano sconosciuti: pur essendo poco noto, il caso di Maria Spinella è molto simile a quello di Lea Garofalo. L’uomo che ha prestato la macchina al killer che l’ha ammazzata, è Luca Lucci, leader della curva del Milan.
Ecco, sarebbe bene, d’ora in avanti, quando si parlerà di questa storiaccia, che il grande pubblico, e la grande stampa, abbiano presente una volta per tutte di cosa parliamo quando parliamo di “ultras del Milan”.
E che tutti, allo stesso modo, abbiano ben presente con che razza di gente ama accompagnarsi Federico Maria Lucia, il Buon Padre di famiglia Federico Maria Lucia, il Moralizzatore Federico Maria Lucia, tutto beneficienza e foto insieme ai figli.
Ognuno tragga le conseguenze che crede.