Il cesso di Maurizio Cattelan, venduto al solo valore dell’oro con il quale è costruito (più i diritti d’asta), svela d’emblée due cose:
1. L’artista Maurizio Cattelan non produce più plusvalore e quindi, tout court, non fa più arte.
2. La vera arte di oggi è la criptovaluta, che è una raffinatissima forma di arte.
Non è un caso che l’acquirente (beffardo) dell’opera America – il cesso d’oro – sia un imprenditore cinese delle criptovalute, Justin Sun, già acquirente della “banana”, sempre di Cattelan. E, in un gesto artistico infinitamente superiore a quello dell’artista, la banana, comprata per 6,2 milioni di euro, se l’è semplicemente mangiata. In questa sfida a distanza tra creatori di plusvalore sta vincendo lui, e scommetto volentieri che nel water d’oro, girando un video che diventerà a sua volta un’opera d’arte, Justin Sun si regalerà una grandiosa cagata.
Forse non tutti sanno che alla base della criptovaluta insiste lo stesso, identico principio del mercato dell’arte: il valore non è dato da nient’altro che dal rapporto domanda–offerta. Le criptovalute vengono create “dal nulla”, proprio come il valore delle opere concettuali. È lo stesso meccanismo con cui, da quando le monete sono state svincolate dall’oro, si crea la moneta ufficiale: la cartamoneta che tenete in tasca è, di fatto, una litografia, un oggetto di design riproducibile secondo le leggi del mercato e non più secondo le leggi materiali delle riserve auree.
In questo senso Justin Sun è il vero artista dell’arte contemporanea. È diventato miliardario grazie a un’opera d’arte “nuova” e si lancia in uno scontro diretto con il mercato dell’arte tradizionale. Che sia cinese è un dettaglio che dovrebbe far riflettere, ma non è questa la sede.
Comprare il water di Cattelan al solo prezzo dell’oro è stato uno schiaffo (meritato?) al concetto di arte capitalistica nel quale viviamo. L’arte, da sberleffo al “sistema”, è diventata parte integrante di esso. L’uso di materiali preziosi introduce il capitale dentro l’opera, quando il plusvalore dovrebbe invece nascere da materiali poveri (proprio come la cartamoneta che dà valore alla “carta”). Senza materiali poveri niente arte.
In questo ribaltamento, il gesto di Sun – pagare l’opera d’arte esclusivamente per la materia che la compone – inchioda la produzione di plusvalore occidentale alle sue estreme conseguenze: il vero affare è stato l’oro. E l’oro, in tempi di guerra, si rivaluta più di qualunque idea “artistica” prodotta da chiunque, incluso Cattelan. Con un patrimonio creato dal nulla, fondato sulle criptovalute, Sun ha comprato in un colpo solo l’oggetto, l’artista, il concetto di arte contemporanea e quello di capitalismo basato su una moneta totalmente “virtuale”.
Con l’acquisto di America, possiamo dire che quest’anno “c’è stata una grande morìa degli artisti”, ossia dei vitelli d’oro, dei cessi d’oro, delle vacche.
Ormai l’arte non è più qualcosa che si compra: è qualcosa che ti compra. E Justin Sun, questa volta, ha comprato tutto.