Buongiorno, principessa! Clio Zammatteo, l'influencer e imprenditrice del mondo beauty conosciutissima come Clio Make Up, ha i nervi a pezzi. Lo dimostra con un reel postato alla mercè dei suoi 3,4 milioni di follower in cui piange, si sfoga, sostanzialmente delira per 12 minuti. Cosa è successo? Come spesso accade, pressoché nulla. Ma tanto è bastato alla nostra per cedere a un esaurimento nervoso in pubblica piazza che le ha fatto vincere l'empatia del suo copioso sciame di follower, nonché della stampa italiana tutta. Ebbene, abbiamo analizzato frase per frase il suddetto monologo della vagina piangina. Così decriptato, il discorso appare sciaguratamente chiaro: Clio "ha paura", dice, perché non le piacciono "i confronti con gli altri brand di beauty" (Estetista Cinica in primis) e questua a chi la segue, come anche ai giornalisti, di non fare mai più paragoni. La stressano. Lavorare, in effetti, stanca. Figuriamoci portare avanti un'azienda (milionaria) con tutta la (legittima e naturale) concorrenza che c'è in giro. Quello che forse Zammatteo non comprende, chiusa nella propria gigantesca bolla social, è che tutti noi proviamo ogni giorno la sensazione del sudore che cala dalla fronte, imprechiamo, subiamo logiche "tossiche" sul posto di lavoro e inciampi vari. Nonostante ciò, non rompiamo i maroni a terzi. E sentir dire, da lei, che "la vita è una merda" è un affronto che non ci sentiamo proprio di lasciare impunito. Contatto con la realtà, ci vuole, signora mia. Ed eccoci pronti a servirne qualche goccia. Esfoliante, s'intende.
Partiamo dal casus belli: il marito di Clio, Claudio Midolo, ha risposto alla domanda Instagram di un utente che chiedeva cosa ne pensasse del brand dell'Estetista Cinica. "Molto lontano da noi", si è limitato a dire il consorte. Non dando, a tutti gli effetti, alcun giudizio di merito, ma semplicemente denotando la differenza che c'è, è evidente, anche solo nella comunicazione social tra i due marchi. Cristina Fogazzi per vendere usa toni "aggressivi" da chihuhua in pochette, mentre Clio quelli di una hippie abbraccia-alberi. Nessuna delle due "strategie" è "migliore", ognuna infatti ha il proprio bacino di clientela che preferisce, liberamente, un modo di fare rispetto all'altro. Però, diverse sono diverse. Tutto qua. A quanto pare, davanti alla risposta di Mr. Clio, uno sciame imbizzarrito di supporter "ciniche", avrebbe preso d'assedio il profilo di Zammatteo, accusandola perfino di aver copiato uno degli ultimi prodotti lanciati, un tonico esfoliante, alla concorrente. Saran state pure numerose ma sempre pulci con la tosse rispetto a un account monumentale che conta 3,4 milioni di follower. Eppure. Eppure Clio non ce l'ha fatta e "Sono esplosa", dice. C'è di più, però...
A detonare tale esplosione, un sondaggio pubblicato "esternamente" (quindi immaginiamo da una testata giornalistica o da un altro profilo Instagram) che metteva a paragone il fatturato della Cinica con quello di Clio (insieme ad altri marchi del settore). "I miei numeri sono buoni", dice la siora Make Up, ma "è il confronto che non mi sta bene". E perché mai? L'analisi dei dati è diventata forse reato nottetempo? L'imprenditrice prosegue parlando di un'eccessiva pressione che si sentirebbe gravare sulla collottola, proprio lei che ha scelto di non avere investitori per "non dover star dietro a scadenze e deadline di terze persone, sarebbe stato troppo stressante per come sono fatta di carattere". Ancora una volta, poveri stronzi noi che, a prescindere dall'indole che teniamo, ogni settimana abbiamo a che fare con "scadenze e deadline" mannare da parte di capoccia che vogliono tutto. E lo vogliono "per ieri". Anche questo, "la pressione", appunto, fa parte di quella nobile e sciagurata faccenda che prende il nome di "lavorare". Giusto o sbagliato che sia, così stanno le cose su questo piano di realtà. In compenso, però, non facciamo i milioni. A differenza sua.
Clio poi rimembra. Rimembra in lontano 2008 quando aveva cominciato a creare i propri contenuti beauty online, facendo recensioni positive o negative di prodotti estetici. Quindi, in buona sostanza, operando confronti tra il tale mascara e la talaltra cremina viso. "Reato" di cui oggi, "accusa" giornalisti, follower ed eventuali hater. Si può criticare, sì, anche ferocemente. Ma finché non si critica "me" e il lavoro che faccio "io". Perché a quel punto, la critica, il confronto, esprimere una preferenza diventa "tossicità". Ma per cortesia.
Risulta quasi ricattatorio vederla struggersi in lacrime per via dei commenti negativi riguardo al suo nuovo tonico esfoliante lanciato sul mercato. Come a dire: "Non ti piace? E io frigno! Vedi quanto sei cattivo?". Ed è anche dalle parti dell'inaccettabile, pur mettendo in evidenza, questo sì, un problema reale: la maggior parte degli imprenditori (e delle imprenditrici) che sono nate da Instagram (onore al merito, comunque), hanno campato per anni in una bolla d'oro di consenso pressoché assoluto prima di aprire la propria attività commerciale. Clio, per esempio, dal 2008 al 2017, (s)consigliava prodotti di altri brand e, lo dice a chiare lettere nel reel-sfogo in esame "Vi piaceva tantissimo sapere il mio parere su quella crema o quel mascara, visto che ne provavo molti". Che piacesse non c'è ombra di dubbio, visto che grazie a questa attività ha potuto mettere in piedi, appunto nel 2017, la propria azienda beauty "con i soldi guadagnati dalla creazione dei miei contenuti social". Poi, però, all'improvviso, il mondo vero. Quello del lavoro, della concorrenza, un mondo fatto di persone, non di follower, che non per forza ti amano o, più semplicemente, sono d'accordo con te. Com'è possibile? Che stregoneria è mai questa?
Il disincanto deve essere stato micidiale per la maggior parte delle Instagram star che hanno poi deciso di mettersi in affari in proprio. Il mercato non è, infatti, composto solo da supporter, ma da clienti, ognuno con il proprio gusto, ognuno da acciuffare con metodo, strategia, pubblicità ad hoc. Nessuno di questi è tenuto a volerti bene "perché sei tu", né tantomeno ad acquistare i tuoi prodotti perché porti il nome che porti e su Instagram vai fortissimo. Ohibò.
Clio, in un lungo affondo, parla anche dell'amore che mette per creare ogni suo prodotto. E nessuno nutre dubbi in proposito. Come, però, non ci pare di averglielo chiesto. L'influencer del make up ha ottenuto la fortuna di poter campare di un lavoro che ama. Noialtri, sapesse, non sempre. Alle volte, ovverosia spesso, capita di dover lavorare "per forza", facendo cose che non allettano il nostro spirito, né ben si sposano col nostro carrattere. Eppure, resistiamo. Eroici, nevvero? Come la maggior parte degli sciagurati che la seguono e che devono pure sforzarsi di provare empatia verso una persona che ha raggiunto traguardi che loro, con ogni probabilità, non vedranno mai. E si lamenta pure, povera stella. Come non comprenderla...
Una buona notizia per la siora "Make Up", però, c'è: se fare l'imprenditrice la stressa tanto, può sempre smettere. Anche perché è lei stessa a piagnucolare: "Le persone che lavorano per me, mi vedono così fragile, così impaurita dal mondo fuori che dicono: “Ma che cacchio ci faccio io qui, se lei in primis non ha il coraggio di combattere le sue battaglie?". Cos'altro aggiungere, in effetti? Ogni volta che un'influencer piange, un lavoratore medio impreca. O, almeno, dovrebbe.