Non solo ha vinto il capitalismo ma ha vinto il “capitalismo dei disastri”, che è un capitalismo che prospera (a solo vantaggio delle élite) sulle guerre, le catastrofi naturali, i disastri ambientali, i crolli economici. E quindi che bella Gaza, che bella la pace, e ci sono anche un sacco di soldi da fare. La realtà sulla faccenda l’ha scritta – una volta per tutte – la magnifica Naomi Klein, nel suo “Shock Economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri”, 2007, non una strampalata teoria complottista ma lo studio delle dottrine insegnate alla cosiddetta “Scuola di Chicago” e dal suo ispiratore primo, Milton Friedman, “scuola” dalla quale, va detto, sono venunti fuori anche parecchi premi Nobel per l’economia. Mentre scrivo Donald Trump sta parlando alla Knesset e la luce del suo volto si riflette su tutti quelli che sono qui, al bar della stazione di servizio, a guardarlo. Perché è l’economia che vince sulla morte. Sì. Ma che tipo di economia? Sia chiaro: non ho nulla contro la pace e non sono certo un guerrafondaio, anzi, sono abbastanza certo che i guerrafondai prosperino anch’essi sulle economie dei disastri, e per dirla come si dice in filosofia sia nella “pars destruens” che nella “pars costruens”: dei disastri non si butta via niente. Però mi sembra giusto ristabalire una narrazione reale e non favolistica: sì, Donald Trump sta parlando di pace di fronte a guerrafondai. Che Netanyahu abbia vita (politica) breve e che probabilmente svernerà in vecchiaia proprio in quell’America che lo ha di fatto – e per fortuna, ma che tipo di fortuna? - esautorato, non vuol dire esattamente che “la pace” ha vinto come sto sentendo blaterare dalla televisione mentre intorno a me trattoristi, potatori, operai edili, digeriscono il loro panino al salame ruttando soddisfatti la birretta. Vuol dire che ha vinto un capitalista più forte: ha vinto Donald Trump, il suo capitalismo contro il capitalismo sionista (non “ebraico”, “sionista”, per favore, utilizzate le parole a modo). E per quanto riguarda il capitalismo arabo, bé, basta guardare i partecipanti al Consiglio per la Pace (che dovrebbe chiamarsi “Consiglio per la Ricostruzione”). Lo ha detto chiaro e tondo come la punta del suo ciuffo, Donald Trump, alla Knesset: “Dopo tante violenza e dolore, è arrivato il momento di concentrarsi sulla ricostruzione di un popolo, della stabilità, dello sviluppo economico in modo che i palestinesi possano avere una vita migliore, si meritano una vita migliore”. E come reagiscono gli altri paesi? Così: “Io voglio contribuire, voglio essere partner”, ha detto Trump: “In tanti lo vogliono fare, si chiama Consiglio per la pace”. Uh quanti paesi sono interessatissimi alla “pace” a Gaza. Davvero, non credevo. Fremono per la pace. Anvedi come balla Nando, anvedi come sono pacifici Qatar, Pakistan, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Indonesia, Italia…

Dice: ma cosa è che non ti piace in questa pace? E chi ha detto che non mi piace?. Certo che mi piace, a chi non piace la pace? Chi sono io per contraddire le aspiranti Miss Italia. La sto solo raccontando, questa pace che piace alla gente che non mi piace, per quella che è: una “pax oeconomica”, che farà i ricchi ancora più ricchi e tutti coloro che sono stati bombardati dai ricchi (ci metto anche Hamas, tra i ricchi, le armi costano e le creste i capoccia delle guerre e del terrorismo la fanno, uh se la fanno) li farà schiavi. Perché questa è la realtà: vivi ma schiavi. E’ su questo che si fonda la pace economica del Disastro, sulla domanda: “Cosa preferisci, vivo e schiavo, o morto?”. Adesso, prima di criticarmi (non che la cosa mi interessi, la realtà è questa al di là della vostra opinione e figuratevi della mia) ascoltatemi: non credete mica che questa descrizione della realtà come orrore sia lontana dalle vostre vite “pacifiche” nei condomini delle periferie di tutta Italia? Alzarvi al mattino, lavorare, tornare a casa, due settimane di ferie l’anno, mentre i vostri datori di lavoro, privati con le loro supercar, o statali, con le loro carriere politiche e i loro stipendi, non vi fa “fattualmente” schiavi? Di più: schiavi e contenti, come una volta si diceva dei "cornuti". Avete davvero pensato che potevate lavorare, mettere i soldi da parte, e poi diventare imprenditori voi stessi? Sì, forse per un tempo il capitalismo ve lo ha fatto credere. Oggi quella speranza disattesa si riversa sui reel dei social che vi promettono un reddito passivo, “passivo”, perché questo sei, caro il mio lavoratore rappresentato dal sindacato: una passivona! E così, le popolazioni bombardate, amputate, orfanizzate, sfollate, stuprate, con la pace diventeranno schiave. Sulle macerie già pronte per le ruspe di Gaza sorgeranno hotel, campi da golf, il Trump Bitch Resort (ah, si scrive “beach”, è stato il t9), ristoranti gourmet, aperiRPG. E alle popolazioni non resterà che un radioso futuro economico come cameriere nei grand hotel, lavapiatti, facchini, donne e uomini delle pulizie, e per le e i più fortunati una carriera della malavita, ché il capitale ha sempre bisogno di killer e di picchiatori e di pusher e di prostitute dai capelli neri e occhi azzurri. Perché questo fa il capitalismo dei Disastri (come ogni altro capitalismo): produce schiavi. Cancella identità, legami familiari, ricordi, affetti, e vi dà in cambio uno stipendio con il quale sopravvivere. Ricordate? Schiavi e vivi, o morti? Volete fare la spesa al supermercato o morire di fame? Dove “morire di fame” non è una metafora, ma la realtà della vita da barboni che vi aspetta se non vi sottomettete al capitalismo.

No, non ha vinto la "Pace". Ha vinto il denaro. Ha vinto questa massa informe e inorganica, questo blob, questo essere alieno e non senziente. No, non ce l’ho con i “potenti”, i potenti passano, la storia li cancella, li uccide, li decapita, sono anche loro vittime del capitale. Hanno vinto i fondi di investimento, gli algoritmi, le borse, le criptovalute, gli scambi commerciali che non sono più baratti (anche la merce in cambio di denaro è “baratto”, si baratta una cosa per il suo valore di mercato) ma “future”, idee, scommesse, (“aleatorie” si diceva una volta, perché seguono soltanto la legge del caos), nella speranza che qualche frattale particolarmente complicato aumenti la nostra capacità di previsione sull’andamento delle correnti del mercato. Sentiremo ancora dire: “ha vinto la pace”, “ha vinto l’umanità”. Hanno vinto i ricchi. E hanno vinto i poveri. Che resteranno soli e poveri per sempre. Ma vivi. Perché l’essenza, repetita juvant, è sempre quella, nei condomini appena costruiti come nelle baraccopoli bombardate dalle armi e dalla vita: preferite vivi e schiavi, o morti? E’ il capitalismo, teste di minchia!