La tragedia che ha portato alla morte di Davide Rebellin (lo scorso novembre, sulle strade di Montebello), si tinge di risvolti raccapriccianti. Wolfgang Rieke, il camionista colpevole dell'urto mortale, era perfettamente conscio di aver schiacciato una persona con il suo mezzo pesante: le telecamere di un locale adiacente avrebbero ripreso tutta la scena, con particolari sconcertanti a carico dell'uomo, per cui è stata richiesta l'estradizione in Italia.
Ora spetta alle autorità dei due Paesi concordare tempi e modi perché sia consegnato ai carabinieri. La decisione risale in realtà a circa un mese fa (ma resa nota solo adesso), quando il camionista fu rimesso in libertà, e il suo difensore, l’avvocato Andrea Nardin, ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Venezia chiedendo che la misura cautelare venga annullata o per lo meno sostituita con gli arresti domiciliari (udienza il 14 luglio), ma per la prima volta da quel terribile giorno è stato possibile rileggere le carte dell’inchiesta.
La vicenda delinea il profilo di un uomo tutt'altro che spaventato, tanto che il giudizio del giudice è un’analisi spietata. “Del tutto insensibile a qualsiasi forma di scrupolo” e il suo comportamento denota una “stupefacente assenza di alcun segnale di rimorso”. Una cruda definizione che emerge dalle dettagliate ricostruzioni di quel giorno. Contrariamente a quanto ipotizzato finora, e cioè che il camionista si fosse dileguato subito dopo essersi accorto di aver investito un uomo, si scopre ora che è rimasto per ben 15 minuti a pochi passi dal cadavere. L'occhio elettronico ha ripreso tutta la scena: “Rieke scende dal mezzo lasciando lo sportello aperto e si dirige, a piedi, verso il corpo esamine”.
Poi succede dell'altro: “[...] dopo essersi passato la mano sulla bocca, l’aveva strofinata per due volte contro il paraurti, nell’obiettivo di eliminare (con la saliva) le tracce derivanti dalla collisione con il ciclista”. A quel punto, con passo deciso, risale sul camion e riparte “a velocità sostenuta”. Non solo, mentre la polizia diramava l’avviso di ricerca del suo camion, avrebbe “evitato le arterie stradali e autostradali principali – scrive il magistrato - in modo da raggiungere il proprio Paese passando per rotte secondarie, superando così i controlli che nel frattempo erano stati predisposti”.