Come tanti altri lettori, non avevo mai sentito parlare di Passaggio al Bosco, così ho deciso di dare un’occhiata al sito di questa casa editrice che tanto ha fatto discutere e tanti litigi ha causato in queta edizione di Più Libri Più Liberi. Non è stato facile: il sito è tornato più o meno praticabile oggi. Fino a ieri, evidentemente, il server che lo ospita non era in grado di gestire questo flusso anomalo di visite, e per prima cosa mi appare un’avvertenza che recita: “Info dal magazzino. A causa delle centinaia di ordini pervenuti, l’evasione degli stessi richiederà 48/72 ore più del solito”: complimentoni al boicottaggio!
In home page, i primi quattro titoli che compaiono sotto la dicitura Bestsellers (nota: le parole straniere in italiano si scrivono sempre al singolare, quindi dovrebbe andare via quella “s”, e non si capisce perché non usare la dicitura “i più venduti”: state tanto a parlare di identità nazionale e poi “bestsellers”, col sibilo finale). Il più venduto in assoluto, tanto da essere “esaurito”, è “L’ultima raffica” di Antonio Guerin (che a me sembrava uno pseudonimo, dato “Il Guerrin Meschino”, titolo di un’opera cavalleresca del 1410 di Andrea da Barberino, da cui prese il nome anche “Il Guerin Sportivo”, per sottolineare l’indole battagliera del giornale) ed è “il racconto, tormentato e commovente, di una pagina di storia della guerra civile. È la cronaca romanzata dell’eroica resistenza degli ultimi fascisti: un pugno di giovani volontari delle Brigate Nere, tra i quattordici e i diciannove anni, chiamati a presidiare un casolare tra le montagne del Nord Italia. Una storia di coraggio e di abnegazione che lascia ammutoliti, dove la vita e la morte si mescolano al senso dell’onore e al rispetto della parola data, all’amor di Patria e alla spartana volontà di donare se stessi”. Immagino che tutti conosciate i libri di Sven Hassel, una saga di romanzi di guerra i cui protagonisti sono nazisti, che cominciò con il bestseller “Maledetti da Dio” e che sono pubblicati da Rizzoli. Magari, chi cerca romanzi d’armi e di battaglie narrate da un punto di vista tedesco, potrebbe preferire “Nelle tempeste d’acciaio” di Ernst Jünger: «Un insopportabile lezzo di cadaveri si levava da quei ruderi, perché i primi bombardamenti avevano sorpreso gli abitanti nelle loro case, seppellendone un gran numero sotto le macerie prima ancora che avessero avuto il tempo di allontanarsi e di mettersi in salvo. Una bambina giaceva davanti a una porta in un lago di sangue».
Altro titolo che campeggia tra i bestseller(s) è “Psicologia Oscura – Sesso e Seduzione”. L’autore si fa chiamare “Diventa Semidio” (Diventa, nome; Semidio, cognome) e dalla descrizione sembra, questo sì, “Cinquanta sfumature di grigio” venuto maluccio.
Abbiamo ancora: “La Via degli Uomini”, di Jack Donovan, che (fonte Wikipedia, ma probabilmente Wikipedia fa parte del complottone per annientare l’uomo vero che non deve chiedere mai – magari un consensino ci vorrebbe, che dite – e che si spruzza il Denim) è stato in vari momenti suprematista bianco, per la privazione dei diritti delle donne (hai capito), è stato affiliato ai Lupi di Vinland, associazione neopagana norrena. Ovviamente gli piace fare ficchi ficchi con altri uomini, ma ha voluto ribaltare il concetto di gay, nel libro “Androphilia: A Manifesto: Rejecting the Gay Identity, Reclaiming Masculinity”; insomma, lui non è gay ma è amico dei maschi. Ha lavorato nei gay club come ballerino, ha scritto di argomenti legati al satanismo (immagino come traslitterazione moderna della vikinghitudine), si è definito “tribalista maschile” (molto ficchi ficchi) e ha promosso una versione della supremazia maschile che si concentra sul suo odio per l’“effeminatezza”, il femminismo e la debolezza, insomma tutta quella estetica un po’ legionaria, un po’ Foro Italico (più nel senso di foro che nel senso di italico) che ben conosciamo, ma che infine, voglio dire, sono gli operai sudati muscolosi, e i poliziottoni e gli indiani… insomma è un Village People. La prefazione è di Francesco Borgonovo. Olè.
Si finisce la rassegna dei bestsellers con “L’inganno antirazzista”, solito libro contro il multiculturalismo che ucciderebbe l’identità dei popoli (cose che, essendo siciliano, mi interessano poco: qui siamo tutti un po’ imbastarditi).
Vabbè, questo, accompagnato da una grafica sempre molto Foro Italico–legionaria, dovrebbe essere un po’ il “mainstream” della casa editrice: nostalgici guerriglieri che ricordano al bar quando erano in guerra e come erano battaglieri e feroci; culturisti che con la scusa della “tribù” e dell’antifemminismo giocano alla cavallina tra loro (anche se loro sostengono – legittimamente – che giocare alla cavallina tra maschi è una maniera per tornare alle vere radici dell’identità maschia e guerriera – suppongo); un po’ di Mister Gray che sottomette Anastasia; un po’ identità italica pura DOC, DOCG e pure DOP.
Niente che potesse interessarmi davvero.
Così ho fatto un giro nelle numerose collane, dove si fa dall’arte battagliera a quella guerrigliera urbana: sport, molto sport, così ti viene il corpo sano intorno alla mente sana; vari riti del solstizio, inni al sole, tuniche, tunichette, falò, spiriti vari della terra, tradizioni e certo molte radici, ritorni e controritorni, il tutto sotto l’egida di questo nome “Passaggio al Bosco”, che altro non è che il titolo di un libro di Ernst Jünger, pubblicato da Adelphi con il titolo “Trattato del Ribelle”.
Ecco, saliamo un po’ di livello. Diciamo che non ho trovato nulla che potesse completare la lista degli autori che conosco bene, e che ho trovato tranquillamente in case editrici molto meno right oriented. Carl Schmitt l’ho letto in Adelphi e in edizioni Il Mulino. Martin Heidegger viene pubblicato ovunque. Ernst Jünger anche. Gottfried Benn molto in Adelphi, Mircea Eliade molto in Bollati Boringhieri, e anche Jaca Book, e qualche Edizioni Mediterranee. Ezra Pound – andiamo veloce – Louis-Ferdinand Céline, Julius Evola, René Guénon, Emil Cioran, Georges Bataille, persino Knut Hamsun si trovano editati e pubblicati in case editrici non schierate, o addirittura schierate a sinistra. Ecco, dopo quest’oretta trascorsa a passeggiare nel boschetto villoso di “Passaggio al Bosco”, sono rimasto con due impressioni.
La prima – certo, posso sbagliarmi – è che Zerocalcare legge solo fumetti. La seconda è che “Passaggio al Bosco” sia un po’ una Adelphi che non ce l’ha fatta.