Dell’autore di un libro intitolato Un’ottimista razionale: come evolve la prosperità possiamo fidarci. Matt Ridley non è solo un divulgatore scientifico, psicologo evoluzionista, editorialista dell’Economist, firma del Daily Telegraph e così via, ma anche, come suggerisce il titolo, una persona che guarda al futuro con gli occhi della ragione (e dei numeri). E parlando sul Daily Mail di auto elettriche e del ban ai motori endotermici entro il 2035, dice la sua, spiegando perché, in prossimità del divieto comprerà un’auto a benzina e non una bev. «La transizione dei veicoli elettrici in Gran Bretagna e il divieto di vendita di auto a benzina dal 2030 sono un incidente automobilistico al rallentatore. La tecnologia non è pronta, il costo sarà enorme, la logistica è proibitiva, la dipendenza dalla Cina è preoccupante e il contraccolpo del pubblico sarà probabilmente duro».
Tra i vari motivi c’è anche quello politico. Ridley è stato accusato di essere un sostenitore del mercato, forse troppo per i gusti dei più, ma quanto esprime ricalca in generale le posizioni liberali rispetto alla situazione politica del maggior produttore di batterie e componenti elettriche: la Cina.
«La maggior parte delle batterie per auto elettriche viene prodotta in Cina e la sua presa sul mercato sta crescendo grazie a enormi investimenti in litio e altri minerali, bassi costi di manodopera e una rete economica alimentata a carbone. La società cinese BYD ha superato Tesla come il più grande produttore di veicoli elettrici lo scorso anno e, in uno sviluppo davvero sinistro, ha appena concordato con Tesla di promuovere congiuntamente i "valori socialisti fondamentali" dominando il mercato e apparentemente fissando i prezzi. Passare al trasporto elettrico in un breve lasso di tempo significherà inevitabilmente acquistare dai cinesi. Stiamo davvero per costringerci a diventare ancora più dipendenti da un regime totalitario che sopprime la libertà a Hong Kong, commette un genocidio contro gli uiguri, minaccia la guerra a Taiwan e rifiuta di essere trasparente su come è iniziata una pandemia vicino al suo principale laboratorio di virus?». Inoltre, sembra che per diventare autonomi rispetto alla Regina d’Oriente dovremmo arrivare ad avere «una capacità della batteria 100 volte superiore a quella che abbiamo ora, il che non è né conveniente né fattibile».
Insomma, il divieto e lo smantellamento coatto di un’industria solida come quella automotive sembra essere più un suicidio che non una prospettiva fruttuosa per i giorni a venire. «Stiamo deliberatamente uccidendo un'industria automobilistica britannica redditizia per un vantaggio minimo per compiacere alcuni attivisti eleganti e capitalisti clientelari. Non c'è alcun segno che la gente comune richieda questa transizione. Le auto elettriche costano ancora quasi il doppio dell'equivalente a benzina. Quindi, proprio come i produttori hanno bisogno di sussidi dei contribuenti per fornire auto elettriche, i consumatori hanno bisogno di sussidi per acquistarle. Un settore che dipende dal sostegno dei contribuenti a entrambe le estremità della catena non è sostenibile». Un atteggiamento, il nostro, che sembra fare affidamento eccessivamente sui succidi dello Stato e dunque le tasche dei contribuenti, che finirebbero per pagare le loro stesse auto due volte.
Ma non finisce qui. «L'idea che il passaggio dalla benzina all'elettrico consenta di risparmiare il 25% delle emissioni è, come ho detto, ottimista, forse follemente. In effetti, il numero potrebbe effettivamente essere negativo. Ecco perché. In primo luogo, sono necessarie molte più emissioni di anidride carbonica in molte industrie estrattive per realizzare un'auto elettrica rispetto a un'auto a benzina. Ciò è particolarmente vero per la batteria. Quindi c'è un enorme svantaggio iniziale in termini di emissioni prima ancora che un'auto elettrica prenda la strada». Non solo, sembra che per avere un effettivo risparmio di emissioni rispetto alle auto endotermiche, sia necessario usare un’auto elettrica per ben 12 anni. In questo modo avremmo circa «il 15% delle sue emissioni. Ma le batterie sono progettate per durare circa 100.000 miglia. Quindi, proprio quando si vedono i risparmi sulle emissioni, rottamerai l'auto o pagherai una somma esorbitante per sostituire la batteria. In ogni caso, reimposterai l'orologio sulle emissioni e per i prossimi cinque anni le tue emissioni saranno di nuovo più alte che se fossi rimasto fedele alla benzina. Se cambi auto ogni cinque anni, non vedresti mai alcun risparmio». Già questo dovrebbe farci chiedere: ma i nostri politici tengono conto di tutto questo, o la loro è davvero pura ideologia. E un pizzico di ignoranza?