Tassisti evasori? È quanto emerso da un servizio de Le Iene. Secondo le dichiarazioni medie, gli autisti di taxi a partita Iva dichiarano molto meno dell'incasso reale. Un fenomeno che si verifica specie a Roma, dati governativi alla mano diffusi dalla trasmissione: su 3.896 taxi la dichiarazione al fisco è pari a 6.239 l'anno, vale a dire 520 euro al mese. Circa la metà di Milano e Napoli. Al centro del dibattito, ancora il Pos: gli eventuali pagamenti elettronici rendono impossibile raggirare lo Stato. Viceversa diventa “facile” evadere. Lo confidano gli stessi tassisti ai giornalisti in giacca e cravatta. «Questo mese a dicembre arriverò a guadagnare sui 9 mila euro, ma ho sempre una busta paga di 1.500», racconta un conducente. «A Roma in 42 anni non ho mai avuto accertamenti da parte dell’Agenzia delle entrate. Io dichiaro sempre una busta paga di 1.500-1.300 euro. Tutti gli altri soldi che hai incassato sono tuoi, non te li tocca nessuno i contanti. Non si tracciano, capito?», gli fa eco un collega.
Insomma, i tassisti la sanno lunga. Le somme tracciabili devono rispettare la dichiarazione dei redditi, gli altri in cash sono “in più”. Senza contare il trucchetto dei prezzi maggiorati ai turisti. Se il Pos “non funziona”, la richiesta di pagamento in contanti è applicata a uno sconto che consente di mettere da parte una bella somma. E poi «quando stai verso il 20 del mese, stacchi il Pos. Avvisi che non funziona e che ti devono pagare in contanti. Glielo spieghi prima di salire in macchina che non funziona il bancomat, se gli va bene montano. Altrimenti se ne cercano un altro […]». Altro che stipendi da fame.