«Andrò in tv a difendere Remigi, di certo mi massacreranno sui social». Lo dice Enrica Bonaccorti, una donna che sul fronte del femminismo, dell’emancipazione, della sincerità (persino fuori luogo a volte) non ha bisogno di presentare curriculum. Però la penso come lei. Memo Remigi, colpevole di aver palpato e sicuramente non richiesto, il sedere a una collega, da due anni, la cantante Jessica Morlacchi, a Oggi è un altro giorno condotto (molto bene) da Serena Bortone. «Conosco Memo, ha 84 anni, fa scherzi in continuazione, e battute che oggi non si dovrebbero più fare, ma non è un vecchio libidinoso come lo stanno descrivendo. Anzi, è un vecchio signore gentile che non merita di essere ricordato per questo, ma per "Innamorati a Milano"», dice Enrica a Franco Giubilei su La Stampa, e sono d’accordo.
Memo è un ignorante, nel senso che ignora l’attualità della vita e me ne fa specie riscontrarlo in un uomo colto come lui, e mi fa fatica scriverlo parlando di una persona di 84 anni. Non solo non si è accorto che quello che alcuni consideravano un “divertente peccato veniale” oggi non è più tollerato, ma non era nemmeno tollerato da mia nonna e men che meno da mia mamma, ossia era una cafonata anche quando lui era giovane. Toccare il sedere, ma dai? Ti prego.
Ricordo, ed erano gli anni Settanta, che uno spiritosone per strada accarezzò il braccio di mia madre e cercò di darle un bacio. Si ritrovò un sonoro ceffone sul muso. Lui rimase zitto e muto mentre tutto il quartiere lo guardò come si guarda un pirla, come si dice a Milano. E filò via veloce, prima che qualcuno dei presenti rincarasse la dose. La differenza tra ieri e oggi è che alcuni un tempo prendevano come una medaglia quel ceffone, oggi invece, come nel caso di Memo, cercano giustificazioni, si parla di cameratismo, di goliardia, coprendosi dietro a un ”che ridere”.
Il fatto è che se una ragazza, donna, giovane o vecchia, subisce e tace, passa subito per connivente, per una che “ci sta”, se si lamenta per una che cerca pubblicità (se lui è famoso o conta). Insomma, Memo ha fatto una figuraccia e la pezza è sempre peggio del buco. Ancora non capisco come un uomo della sua cultura (tanta), del suo buon gusto (assoluto) abbia potuto scadere in una volgarità simile. C’è solo una parola: chiedere scusa, sempre e tanto. Dal canto mio continuerò a considerarlo un grande artista, e una persona per bene. La Rai e Serena Bortone comunque hanno fatto bene a escluderlo, per ora. Dico per ora perché le scuse sono obbligatorie, e Memo le ha fatte, ma, anche se non è obbligatorio, le scuse, se fatte da un uomo così e con una carriera così, che e che oltretutto è uscito da un periodo spaventoso dopo la perdita della moglie, vanno (a mio parere) sempre accettate.