Un buffetto sul braccio e poi giù, verso il derrière di Jessica Morlacchi. Tutto registrato in video, dunque senza possibilità di dubbio. La mano è di Memo Remigi, da anni spalla ad Oggi è un altro giorno di Serena Bortone. E in una storia su cui andrebbe steso un velo pietoso, è proprio la conduttrice l’unica a rimanerne pulita. La Bortone ha infatti dato notizia del licenziamento di Remigi dal programma senza nascondere: «In questo studio si è reso responsabile di un comportamento che non può essere tollerato in questo programma, in questa azienda e, per quello che mi riguarda, in nessun luogo. Ora che l’episodio è diventato pubblico sento di avere un dovere di sincerità con voi, di esprimere anche pubblicamente la mia solidarietà a Jessica, mia, della direttrice, dell’azienda; e il mio profondo dispiacere. Mi fermo qui per ora».
Nulla di nuovo. La storia della Bortone è costellata da numerose uscite a tutela delle donne, così come a favore dei diritti. Ricordate quando, a maggio del 2021, incalzò il leghista Molinari su delle frasi misogine di Pillon? Dopotutto si sente in debito con le idee femministe e le sue rappresentanti. In un’intervista disse: «Devo molto alle mie amiche femministe, mi hanno insegnato a non giudicare le altre, ad abbracciarle sul lavoro, a cercare sempre la complicità». Proprio le sue amiche femministe le hanno dato una mano, insieme a «tanta analisi», per abbandonare le manie di perfezionismo che durante l’infanzia l’avevano sempre accompagnata. È sempre la Bortone a confessare, infatti: «Mi riconosco nelle infanzie caratterizzate dal dover sempre dimostrare di essere bravi. Me lo chiedevano gli adulti, o era la mia natura? Non saprei, magari sono vere entrambe le cose. In ogni caso, cresci pensando che produrre buone prestazioni, anche relazionali, ti dia la possibilità d’essere amata». Fin quando non capì che «devi amarti tu per prima e impari a coccolare le tue fragilità». E amandosi si arriva persino a bastarsi, tanto che la Bortone ha deciso di non sposarsi e di non fare figli: «Non fa per me. Sono indipendente.
Messo da parte un «super io giudicante», ha scelto di giocarsi tutte le carte del suo carattere e approccio professionale: «In me ci sono il calore, la caciara e il rigore assoluto». Su di lei lo staff fa affidamento, sapendo che la Bortone non si tirerà mai indietro. «Mai una volta che io abbia detto: “Sono stanca”». Dopo anni di gavetta dietro le quinte della televisione pubblica e l’esperienza proficua a Rai 3, come conduttrice di Agorà, facendo il pieno di share, Serena Bortone è approdata a Rai 1, al timone di un programma raro e fuori da un palinsesto come quello italiano, che cerca perlopiù facile consenso con urla e spettacolarizzazione del dolore (o dell’amore). Oggi è un altro giorno, in controtendenza totale, è invece un esempio di morigeratezza e spontaneità, realizzato senza sovrastrutture e paillette, nonostante alla Bortone non manchi stile. È stata soprannominata “la taccara” per la sua passione per i tacchi, una vera e propria firma della giornalista e conduttrice, sempre elegante nei modi e professionale sul lavoro.
La cultura fa da sfondo alla precisione e allo spirito fortemente comunicativo di Serena Bortone, che a ragione ritiene che la conoscenza debba essere «uno strumento per le masse, non un privilegio per pochi». E lei di cultura ne ha da vendere, pur non dandolo a vedere. Un esempio su tutto? Il suo libro preferito è Guerra e pace di Tolstoj, «perché dentro c’è tutto. Ha la robustezza di un racconto epico, che però è anche molto cesellato». Lo ama così tanto che i suoi gatti si chiamano come i personaggi del capolavoro russo Pierre e Bezuchov. Guerra e pace, mica un libro di Josie Bell. Dopotutto a lei piace raccontare la vita degli altri con rigore e pulizia deontologica, senza cercare di ferire i propri ospiti, pur rispettando i canoni dell’intervista che non si può fermare in superficie. «A me piace una televisione di storie». Sarebbe bello assistere a un’autointervista di Serena Bortone, così da ascoltare la sua e magari imparare un vecchio modo di pensare la TV, come veicolo per l’informazione e strumento di educazione, che oggi apparirebbe completamente nuovo.