“Viviamo nell'era del buonismo, io invece voglio fare il dittatore”. Stefano Musazzi parte in punta di fioretto per l’intervista con MOW. Creatore di “Vita da Influencer”, il format che prende a ceffoni virtuali “tutta quella gente che sui social parla dell’ovvio dicendo solo cazzate”, non segue Chiara Ferragni e nemmeno Fedez perché “non mi interessa sapere quante volte il piccolo Leone va a fare la cacca durante il giorno”. Il fatto che milioni di persone abbiano preso così a cuore la (presunta?) crisi tra i Ferragnez, poi, lo trova “incomprensibile per gli esseri umani. È solo spettacolarizzazione dell’inutilità”. Sì, ma Il Musazzi, 600K su Ig, cosa vuole fare per non essere “inutile” come tutti gli altri? L’attore, dice, gli piacerebbe recitare per Gabriele Muccino o Paolo Genovese. È un sogno che coltiva fin da quando era ragazzino e scaricava i copioni dei film che gli piacevano per impararli a memoria. Forse anche così si è fatto bocciare quattro volte alle superiori. Intanto, lo abbiamo visto e lo vediamo pure in tv, tra gioie e dolori, come quella volta che ha partecipato al Maurizio Costanzo Show e, al termine della registrazione, avrebbe voluto “buttarsi nel Tevere”. Ha già rifiutato il Grande Fratello Vip, dopo aver fatto il provino, “perché in quella casa c’è un solo bagno e mi fa schifo solo l’idea di pisciare dove pisciano tutti”. Ma mai dire mai. Ai politici non crede, per questo non li legna via Instagram. Ma se in politica ci entrasse lui, vorrebbe fare il dittatore, appunto. E ha già una serie di "riforme" in mente. Apriamo il (tele)voto?
Leggendo quello che si trova su di te online, emerge che ti sei diplomato in Ragioneria e poi hai fatto "Vita da Influencer". Nel mezzo c’è un buco di un bel po’ di anni di “inattività”. Sei nato ricco?
Non sono nato ricco, ma non mi è mai mancato niente. Tra il Diploma e "Vita da Influencer", ho fatto davvero 2000 lavori.
Tipo?
Ho lavorato tre anni da Mc Donald's, mentre facevo le scuole serali.
Scuole serali?
Sì, non l’ho mai detto, ma a scuola non è che andassi particolarmente bene. Ho sempre avuto questo carattere molto estroverso che non piaceva ai professori, diventavo il capro espiatorio della classe.
Bocciato?
Sì, più volte.
Quante?
Ho cambiato sei scuole con sei indirizzi diversi, partendo dal Liceo Scientifico. Ma non voglio dire quante volte sono stato bocciato.
Dai.
Ho rifatto quattro volte la terza superiore. L’unico programma di terza che è comune a tutti gli indirizzi è l’Inferno di Dante. Io il quarto anno che mi sono ritrovato davanti una Prof di Lettere a parlarmi dell’Inferno di Dante, mi sono alzato e le ho detto: “Senta, si sieda che glielo spiego io. Sono quattro anni che lo faccio, figa, lo so a memoria”. Sbattuto fuori dall’aula, vabbè.
Eppure, nelle interviste ti racconti come un “enfant prodige”: hai detto che da ragazzino scaricavi i copioni dei film che ti piacevano e li imparavi a memoria…
Lo facevo davvero! Ed è per questo che ho un buon italiano e una buona dialettica.
Insomma, volevi fare l’attore…
Sì. E lo voglio ancora.
Per quale regista? Venditi.
Gabriele Muccino. Oppure Paolo Genovese.
Sei frustrato per il fatto di non essere ancora diventato un attore?
Non sono mai stato frustrato nella vita. Ho solo ambizione. Come mi piacerebbe anche fare radio.
Intanto il primo programma tv a cui hai partecipato, Honolulu (Italia 1), non è andato benissimo.
Sì, è stato il mio esordio. Ma lì mandavo solo dei contributi video.
Ti hanno pagato bene, almeno? Perché come ascolti è andato di merda.
Non parlo di soldi. I signori non parlano mai né di soldi né della propria sessualità.
Va bene, signor Musazzi. Dopo questo promettente esordio tv, ha presenziato al Maurizio Costanzo Show. Com’è stato?
Mamma che figura di merda, dopo la registrazione mi sarei buttato nel Tevere.
Come mai? Hai “recitato” Gomorra in milanese e Costanzo ti ha detto che gli hai ricordato la grande comicità milanese dai Legnanesi a Cochi e Renato fino a Jannacci. Aveva bevuto?
Ma no. Ero io a non sentirmi a mio agio nella situazione. Ero lì in quanto “Il Musazzi”, ma chiaramente non ero “nessuno” rispetto al parterre di ospiti che c’erano lì in quel momento. Ospiti che non hanno fatto nulla per farmi sentire tranquillo, se devo dire la verità…
Sì, Cruciani ha risposto ai complimenti che ti fece Costanzo dicendo che, infatti, la “comicità milanese” non fa più ridere da decenni…
E questo non è niente, il peggiore è stato Papi. Ogni volta che io parlavo, commentava dicendo: “Ma questo non è a posto, chiamate un medico!”. A microfono aperto, eh? Così.
Beh, ricordiamo tutti la sobrietà degli esordi televisivi di Enrico Papi… Comunque, vista in tv non sembra una figura di merda.
Ma sì, alla fine al montaggio sono state tagliate quelle parti. Però già prima di andare sapevo che sarebbe stata una situazione difficile: ho deciso di portare un pezzo metà in napoletano e metà in milanese davanti alle 600 persone, tutte romane, del pubblico del Teatro Parioli. Temo che, anche per una questione d’età, non sapessero nemmeno cosa fosse Gomorra. Ho sentito il gelo in sala.
Però la tv ti piace.
Sì, anche se il cinema per me rimane il top.
E se invece di fare un film ti proponessero di partecipare al Grande Fratello Vip?
Ah, mi avevano chiamato per fare un provino due anni fa.
Andato male?
No, andato bene. Ma, alla fine, ho rifiutato.
Come mai?
Perché sarei entrato come me stesso, quindi sfanculando tutti. Poi sono un tipo molto schifiltoso e in quella casa c’è un bagno solo: l’idea di pisciare dove pisciano tutti, mi fa orrore. Poi, per carità, mai direi mai…
Questo “Mai dire mai” suona un filo paraculo…
Mah, il Grande Fratello è proprio vita buttata per me. Sei chiuso lì dentro, non hai contatti con l’esterno, neanche sai che ore siano. Mi ci vedo molto di più a fare l’opinionista in programmi tv. Tipo la Pupa e il Secchione, quello è un lavoro che mi piacerebbe. Anzi, credo che sarebbe proprio il mio.
Fare l’opinionista a la Pupa e il Secchione è un lavoro?
Beh, chiaramente si tratta di un lavoro privilegiato. E ne sono ben consapevole. Chiunque faccia parte del mondo dello spettacolo, dovrebbe baciare per terra ogni mattina.
Eppure gli influencer, per esempio, piangono spesso sui social…
Tutta gente che dovrebbe implodere. Perché non si rende conto della fortuna che ha.
Tu sei più bravo o più fortunato?
Oggi grazie ai social è molto più facile emergere. Però devi avere la lucidità di renderti conto se quello che stai facendo non “parte” e, nel caso, cambiare strada. Non sono a favore della perseveranza in questo senso. Prima di “Vita da Influencer”, facevo dei video di vita quotidiana che mi piacevano molto. Ma che non seguiva nessuno. Dopo tre mesi, ho smesso e ho pensato a un format diverso. Come dico spesso, tra te e il “farcela”, c’è solo un video. Il punto è arrivare a quel video.
Ah, anche life coach?
No, non me ne frega di fare queste puttanate. Parlo solo per esperienza.
E hai grande esperienza nel “prendere in giro” i vari influencer di Instagram. Nel tuo mirino, però, non sono mai entrati politici che pure sono sbarcati sui social fornendo materiali “interessanti”...
Non mi sono nemmeno messo a guardarli. Non so che contenuti pubblicano, non mi interessano.
Chiara Ferragni, invece, sai che contenuti pubblica? Non ne parli mai…
Non è in target coi miei video. Ultimamente mi sono focalizzato sugli influencer che fanno reel per dire cazzate, quelli che parlano dell’ovvio. Lei, può stare simpatica o meno, ma non dice cazzate.
La lettera alla se stessa bambina che ha fatto a Sanremo?
Ma sì, quelle robe lì sono coccole per le persone… per i follower che ha. Il suo monologo era un accrocchio di luoghi comuni che però erano perfetti per la gente “semplice” che la segue, puntavano alla pancia dello spettatore medio. E, infatti, come “performance” ha funzionato.
La segui su Instagram?
No, né lei né Fedez. Ma non perché mi stiano sul cazzo. Semplicemente, non mi interessa sapere quante volte al giorno va a cagare Leone.
Quindi inutile chiederti cosa pensi della (presunta) crisi che ci sarebbe tra i Ferragnez…
Non mi pongo il problema. Anzi, non riesco a capire perché una roba del genere possa interessare agli esseri umani. È tutta spettacolarizzazione dell’inutilità.
E dopo questa, se scendi tu in politica, sappi che hai il mio voto…
Eh, ma io sarei tosto. Un dittatore. Avrei zero pietà.
E cosa faresti da “dittatore”?
Quelli lì che sono andati a lanciare la vernice sul dito medio di Cattelan in Piazza Affari, per esempio, a mio parere sono solo degli incivili. Ci sarebbe da sparargli nelle gambe. Da dittatore farei così. Poi li curerei anche, eh? Non c’è problema. Ma oramai mi sembra l’unico modo per far capire agli altri che un gesto come quello è sbagliato, irrispettoso, oltre che inutile.
Altre “riforme”?
Beh, se fossi dittatore, i reality show per me sarebbero mettere in Piazza Duomo uno stupratore e un pedofilo e far partire il televoto su quale dei due debba essere evirato per primo.
Senti, per caso voti a Destra?
Ma non me ne frega un cazzo della politica. Mi è capitato di votare sia a Destra che a Sinistra, però non ho mai visto cambiare nulla nella mia vita a seconda di chi vincesse. A te è mai cambiato qualcosa? Dopo un po’ ti rendi conto di quanto sia inutile e quindi non ci vai neanche più a votare. Infatti, i seggi sono vuoti. Ci vuole qualcuno che abbia il pugno duro, invece oramai viviamo nell’epoca del buonismo…
Beh oddio, come Premier abbiamo Giorgia Meloni. E Piantedosi, Ministro degli Interni, ha appena detto che i migranti eviterebbero di morire se solo non partissero. Alla faccia del “buonismo”...
Quello non è buonismo, è ignoranza. Sono due cose diverse.
Altra ignoranza che vedi in giro?
Ah guarda, parlo di quello che vedo e “in giro” io vedo Milano. Milano fa cagare. Non per la città in sé, ma per la mentalità della gente. Basti guardare la Fashion Week con tutta quella mandria di coglioni che vanno alle sfilate per guardare un’altra mandria di coglioni vestiti con abiti che nessuno, nemmeno tra loro, sarebbe così coglione da indossare nella vita vera. E allora perché ci vanno e sembrano tutti così entusiasti su Instagram? Per far vedere che sono lì. Bella roba.