Ma dico, non siete felici? La Cometa 3I/Atlas non è una cometa ma un’astronave, un’astronave cattiva per di più, e lo dice un’astrofisico di Harvard, Avi Loeb, che ci consiglia pure di sbrigarci a fare le cose che volevamo fare prima della fine del mondo e la Nasa, dicono, ha iniziato pure il protocollo di difesa, avete capito bene, protocollo di difesa, roba che neanche nei nostri sogni più belli, non solo, a Brodway c’è il musical di Stranger Thing, dove gli alienoni cattivi cattivi si scontrano con le nostre bici, le nostre camicie a scacchi, le nostre torce antiche con la lampadina al posto del led, con quella luce giallina che fa atmosfera e la batteria che si scarica sempre nel punto più WOW. D’accordo, il protocollo di difesa è una bufala e ci stanno cascando tutti, la Nasa ha solo iniziato una “campagna di osservazione” e tra puntare i cannoni laser e puntare un telescopio c’è una bella differenza, ma a noi non ci interessa. Per quanto mi riguarda ci sono gli alieni travestiti da cometa Atlas (tipo Actarus di Goldrake, ma cattiva) e un astrofisico di Harvard, Avi Loeb, ha consigliato di fare qualcosa di bello prima dell'invasione degli alieni, e quindi me ne sto andando a Broadway, a vedere il musical di Stranger Thing, perché all’estero fanno roba del genere, non come in Italia che i giovani al teatro li devi trascinare e ti credo. Ah, se sopravviviamo fino a febbraio (bisogna vedere se Undi riprende i poteri al massimo) all’OperaLab di Berlino va in scena YOU/ME/ALIEN un’opera lirica con tema extraterrestri.
Però intanto, sicuramente fino alla fine di dicembre (Atlas dovrebbe arrivare vicino vicino alla Terra il 19 dicembre) a Broadway, al al Marquis Theatre (210 W 46th St., New York, NY 10036) c’è il musical di Stranger Thing e quindi si vola. Anche perché non si tratta di un rifacimento della serie ma di un vero e proprio spin-off; è un capitolo a se stante, un prequel, uno aderente alla serie, si intitola “Stranger Thing – The First Shadow” e dietro la produzione ci sono tutti quelli che contano, cioè I Duffer Brothers e Netflix e la produzione è di Sonia Friedman, più che una produttrice teatrale una sorta di divinità del palcoscenico (i suoi spettacoli hanno vinto decine e decine di Laurence Olivier Award e Tony Award (un’ottantina in tutto), la stessa che ha portato a teatro Harry Potter, per dire.
Per quanto riguarda l’opera lirica berlinese è un po’ berlinese, nel senso che non ci si scontra con gli alieni ma l’extraterrestre diventa metafora dell’alieno in senso di altro della diversità etc. etc. etc. un po’ alla E.T. o alla Incontri ravvicinati del terzo tipo, dove, se ancora vi stupire che si facciano opere liriche con tema fantascienza, dovreste pensare che in questo classico cult umani e alieni comunicavano grazie alla musica (anche se un po’ preferiamo lo Spielberg della Guerra dei Mondi).
Certo, se il teatro d’opera e di prosa, in Italia, si svecchiassero un tantino senza le lamentele dei pazzi fedeli alla Tradizione sarebbe una bella Italia, anche perché noi nerd non abbiamo nulla contro la Tradizione, ci piace pure, è che noi siamo più liberali e loro sono un po’ bacchettoni. E non hanno né le camicie a quadri, né le Converse, né le magliette delle band metal. E secondo me non hanno neanche le torce e le batterie nello zainetto.