La parabola di Mario Calabresi, da direttore di quotidiani di riferimento di un certo ambiente culturale di sinistra, tendenza Agnelli, a editore, con Chora Media, del podcast "Ripetizioni d'Amore" di Angelo Mellone (da sempre rappresentante della destra culturale) e che non disdegna le ospitate da Caterina Balivo, moglie del suo socio, Guido (Maria) Brera, nell’avventura multimediale di Chora Media, racconta la fine di un certo circolo di riferimento della sinistra dei soldi e di opposizione, di cui la famiglia Agnelli è stata indiscussa protagonista; i maliziosi dicono “per tenersi buoni i sindacati”, e noi, un po’ maliziosi, siamo. Non è una critica, ci mancherebbe, ma si ha come l’impressione che quel mondo di riferimento, fatto di Tuttolibri de La Stampa e delle pagine culturali di Repubblica, sia arrivato al capolinea.
Non è un segreto che John Elkann voglia liberarsi dei quotidiani del gruppo Gedi, un tempo punto di riferimento della sinistra “illuminata” (ricchi illuminati da cosa è tutto da capire). Così come Mario Calabresi è stato per più di un decennio, prima come direttore de La Stampa, poi come direttore di Repubblica, un punto di riferimento di questo ambaradan che metteva insieme industriali, Mirafiori, sindacati e libri un po’ del cazzo (si può dire?) sempre in culo agli operai (si può dire?). Mario Calabresi editore di Angelo Mellone e ospite di Caterina Balivo segna la fine di quel mondo.
C’è da dire che quel mondo aveva un po’ i piedi d’argilla (i ricchi capitalisti che trovavano un aumma aumma con i sindacati grazie alle pagine e alla linea editoriale di giornali fintamente di sinistra – sì, fintamente) e c’è da aggiungere che la sua fine non è certo un male per il Paese. A proposito, Chiara Valerio non sarà più la direttrice di Più Libri Più Liberi e il nuovo direttore, Giorgio Zanchini, ci ha tenuto a far sapere che con quel mondo lì non ha nulla a che vedere: mossa intelligente, data la fine che ha fatto quel mondo in cui ormai “cultura” voleva dire “dagli al patriarcato” mentre in chat private era un tutto contro tutti fatto di arrivismo e violenza e ferocia e maldicenza condominiale.
Qualcuno potrebbe pensare a un “riposizionamento” di Calabresi, ma sbaglierebbe analisi. La verità è che, da quando quel mondo lì ha mostrato segni di cedimento – e il crollo totale termonucleareglobale è vicino, con la prossima vendita dei quotidiani del gruppo Gedi, se non di tutta la Gedi, diventata ormai un peso per la Exor degli Agnelli – c’è stato come un “liberi tutti”: giornalisti, scrittori, operatori culturali, anche molto bravi (e Calabresi senz’altro lo è), si sono trovati all’improvviso “sul mercato”, costretti in qualche maniera a confezionare un prodotto che non ha più una giustificazione politica e una protezione di capitale (di soldi) che, con quel mondo di connivenze tra ricchi e sindacati (in culo agli operai), aveva la sua ragion d’essere.
La riflessione ancora tutta da fare è la seguente.
1. E brava la sinistra “de cultura” che, asservita a vanità personali e ai capitali, si è suicidata. E adesso vi lamentate pure che gli intellettuali non guadagnano abbastanza – e certo, non si sono mai confrontati con il vero mercato.
2. Il progetto della Destra, di appropriarsi della Cultura, è riuscito in pieno. (Anche perché gli altri, bisogna dirlo, erano anche parecchio scarsi).
Tutto questo non è certo un bene per il Paese. Però c’è da dire che la sinistra tendenza Agnelli, ma anche tendenza Berlusconi – non dimentichiamo le case editrici che fanno riferimento alla famiglia del Cavaliere – e persino la Feltrinelli, che sul mercato si comporta – giustamente, per carità – come uno squalo, non potevano andare avanti ancora per molto con le loro menzogne “impegnate”. Quindi ben venga un Mario Calabresi sul mercato. Ben venga il podcast di Mellone. E ben venga la Balivo. La nuova Serena Dandini, praticamente.