Travis King stava ridendo quando ha attraversato il confine tra le due Coree, entrando di sua spontanea volontà in Corea del Nord. All'inizio si pensava che fosse un semplice turista, con l'unica aggravante di essere un cittadino statunitense, un particolare che avrebbe complicato le relazioni geopolitiche, già tesissime tra gli Stati Uniti e il governo di Kim Jong Un. In un secondo momento si è appreso che Travis, 23 anni, era in realtà un soldato dell'esercito americano. Anziché partecipare ad un tour nella zona demilitarizzata (Dmz), la striscia di terra che taglia in due la penisola coreana, intersecando il 38esimo parallelo e fungendo da cuscinetto tra due Paesi tuttora tecnicamente in guerra tra loro, il ragazzo avrebbe dovuto trovarsi su un aereo diretto negli Usa. In effetti, il giovane, dopo esser stato detenuto per circa due mesi a Seoul con l'accusa di aggressione, il 17 luglio era stato accompagnato all'aeroporto sudcoreano di Incheon, dove ad attenderlo c'era un volo che avrebbe dovuto riportarlo a Fort Bliss, in Texas. Peccato che Travis sia riuscito a uscire dallo scalo, forse con la scusa di aver dimenticato il passaporto, e da lì a volatilizzarsi in un'afosa notte d'estate. La mattina dopo, il 18 luglio, il soldato era però a bordo di un autobus per partecipare, assieme ad una quarantine di persone, ad un tour nel confine intercoreano. Una volta giunto sul posto, al termine dell'escursione guidata, Travis ha iniziato a correre disertando, di fatto, in Corea del Nord.
Fuga o spionaggio?
Non conosciamo le motivazioni ufficiali che hanno spinto il soldato a compiere questo gesto. Secondo il sito The Messenger, che ha letto il primo rapporto sull'incidente scritto dagli investigatori dell'Us Army, sembrerebbe che il giovane sia entrato nel territorio del Nord e, dopo aver svoltato dietro una palazzina, salito su un furgone dell'esercito di Pyongyang. Non è quindi da escludere la possibilità che i nordcoreani conoscessero le sue mosse e lo stessero aspettando. Certo è che la vicenda è costellata da domande senza risposta. Ad esempio, perché la sicurezza presente non è riuscita a prevenire lo sconfinamento, facendosi sostanzialmente beffare da un ragazzino? Perché Travis King non è riuscito ad uscire dall'aeroporto di Incheon senza che nessuno si chiedesse dove fosse finito? Dove ha passato le ore intercorse tra la fuga dallo scalo aeroportuale e la salita sul bus diretto verso la Dmz? E, soprattutto, come ha fatto il giovane a prender parte ad una gita in un luogo così sensibile, per la quale bisogna attendere diversi giorni di controlli prima di ottenere il via libero? Infine, perché il soldato è stato autorizzato a partecipare al tour nonostante i problemi con la legge? È in mezzo a quesiti del genere che si fa strada l'ipotesi dello spionaggio, e cioè quella di un soldato americano in difficoltà e frustrato, presumibilmente sedotto da una qualche offerta nordcoreana. In attesa che le indagini facciano il suo corso, e che i negoziati possano riportare negli Usa Travis King, il ragazzo è ancora in Corea del Nord. Il sito Daily Beast ha scritto che il soldato era in crisi dopo la tragica morte del cugino di 7 anni, avvenuta all'inizio di quest'anno a causa di una rara malattia genetica. I suoi cari hanno insistito sul fatto che il ragazzo non vedesse l'ora di tornare negli Stati Uniti e non che avrebbe mai voluto farsi del male. Certo è che King, in Corea del Sud, aveva affrontato due accuse di aggressione ed era stato multato per aver danneggiato un'auto della polizia in un incidente risalente allo scorso ottobre. Era da poco stato liberato in seguito a 47 giorni di detenzione e, come spiegato, sarebbe dovuto rientrare negli Usa, dove sarebbe stato congedato dal servizio militare.
Il confine tra le due Coree
Fare un tour nella zona demilitarizzata (Dmz) non è affatto un'utopia. Tralasciando gli anni dove il Covid ha limitato - in certe fasi impedito del tutto - gli spostamenti e i periodi di massima tensione geopolitica, in qualsiasi altro periodo dell'anno è possibile organizzare un viaggio turistico lungo il confine che separa la Corea del Sud dalla Corea del Nord. Per dare un contesto ai nostri lettori, ricordiamo, infatti, che le due Coree hanno combattuto una tragica guerra, la Guerra di Corea, tra il 1950 e il 1953, congelata soltanto da un armistizio. Significa che, fino a quando non verrà firmato un trattato di pace, Seoul e Pyongyang continueranno a vivere l'una con il fiato sul collo dell'altra, rispettivamente supportate dagli Stati Uniti e dall'asse Cina-Russia. Insomma, in Corea si trova ancora l'unica e ultima cicatrice della Guerra Fredda. Chiunque, dicevamo, può prenotare un'escursione all'ombra del 38esimo parallelo. Persino nella Joint Security Area, il cuore della Dmz, ovvero nell'area che funge da unica connessione fattuale tra le Coree. È qui che sorgono le famose casine blu, idealmente tagliate in due dalla linea di demarcazione coreana, e utilizzate più volte dalle delegazioni dei due Paesi per svolgere negoziati e incontri di livello. Ed è qui che, nel 2018, il presidente nordcoreano, Kim Jong Un, e il allora omologo statunitense, Donald Trump, si strinsero la mano in un incontro passato alla storia.
Il doppio tour nella zona demilitarizzata
Ci sono due modi per visitare la Dmz. Il più semplice, nonché l'unico al momento possibile, consiste nel partecipare ad un tour organizzato da una delle tante agenzie presenti in Corea del Sud. Si decidono giorno e orario dell'escursione, si sceglie il “pacchetto” desiderato (esistono più “attrazioni” e aree da scoprire: da osservatori a esposizioni) e si parte a bordo di un bus. Il piatto forte è la Joint Security Area. Qui ci troviamo proprio sul confine tra le due Coree, in prima fila nel vedere i soldati dei due Paesi monitorarsi a vicenda. Se il tour sudcoreano è troppo americanizzato, fino a prima della pandemia era possibile fare la stessa esperienza, solo molto più elettrizzante, dalla sponda opposta, e cioè dalla Corea del Nord. I (pochissimi) turisti ammessi potevano visitare la Dmz dal punto di vista nordcoreano, seguendo le ricostruzioni offerte dalle guide del posto. Abbiamo utilizzato il passato perché Pyongyang ha chiuso i suoi confini con l'insorgere del Covid-19, bloccando l'accesso al Paese ai viaggiatori di ogni tipo. Chissà che fra qualche mese non si possa tornare a visitare la Dmz anche da Nord.