Leggendo i giornali di questi giorni sul tema Rai un contribuente attento, uno di quelli che paga il canone, si chiederebbe: “Ma che stanno facendo con i miei soldi?”. Perché le notizie che stiamo leggendo quotidianamente hanno tutte un importante risvolto economico per le nostre tasche. Pensiamo intanto alla trasmissione curata da Roberto Saviano “Insider”, giunta alla sua seconda stagione, dopo una prima che ha riscontrato un buon successo di ascolti e di qualità: l’amministratore delegato Roberto Sergio ha detto che al momento non è in palinsesto. Un’altra trasmissione, questa completamente inedita, affidata a Filippo Facci dopo che si presuppone sia stata effettuata un’attenta analisi su potenzialità di ascolto, gradimento, opportunità e profilo del conduttore, è stata invece annullata prima ancora di essere prodotta. E se tutto questo non bastasse, a mettere in allarme sull’aspetto economico il cittadino che paga il canone si è aggiunta anche la denuncia sui instagram di Fabio Fazio: i canali social di “Che tempo che fa” oscurati impropriamente. Ecco un altro sperpero di soldi del contribuente. In particolare si raccolgono i frutti di quel contratto, ampiamente denunciato allora da me per conto del Pd in Commissione di Vigilanza Rai. Ora gli italiani hanno capito cosa vuol dire avere permesso che il marchio del programma non fosse di proprietà della Rai ma di Fazio e della casa di produzione, la Banijay (e anche questo ampiamente denunciato, e non si dica che la politica e collusa e lavora male).
Ma in questo pasticcio contrattuale si deve aggiungere che la gestione dei profili social è stata lasciata (un vero difficile e impegnativo lavoro) al personale Rai. E questa non è una notizia minore rispetto a quelle di prima dal punto di vista economico. Infatti sui social “Che tempo che fa” era diventato il brand Rai più forte diffondendo contenuti su Facebook, Instagram e Twitter indipendentemente dalla stagione dalla messa in onda, raccogliendo oltre 40 milioni di interazioni, un numero gigantesco (per fare un raffronto, il tanto declamato profilo social di Sanremo raggiunge i 10 milioni di interazioni). Al momento gli account Facebook e Twitter, come denunciato da Fazio, sono stati oscurati dalla Rai, mentre quello istangram è tutt’ora visibile e registra 591 mila follower e soprattutto 17.900 post che riportano interviste e pezzi della trasmissione. Ma per meglio far capire al contribuente di che cifre parliamo, sembra che l’oscuramento dei profili social nasca da una trattativa andata a male. In pratica la squadra che adesso andrà in onda sulla Warner ha offerto intorno ai 30 mila euro per un account che viene stimato intorno a 1 milione di euro! Dopo la lettura di queste notizie e soprattutto di queste cifre la prima reazione istintiva di un qualunque cittadino sarebbe quella di sapere perché la Rai, anziché chiudere i profili, non abbia cambiato nome dell’account e non abbia continuato a interagire con quella vastissima popolazione social che è anche contribuente.
Sarebbe doveroso per l’informazione e soprattutto un vantaggio per la Rai. Infatti qualunque altra trasmissione avrebbe già dei profili con centinaia di migliaia se non milioni di follower. Ecco, questi sono alcuni degli interrogativi che meriterebbero un chiarimento e non solo come cittadini ma innanzitutto come contribuenti, perché si parla di soldi e di sprechi. Quanto sono costate le puntate di Roberto Saviano e perché prima andavano bene e oggi non vanno più bene? Chi pagherà il danno? I consiglieri di amministrazione, che sono in maggior parte gli stessi e che poco tempo fa hanno dato l’ok alla prima edizione di Saviano senza mai una lamentela e soprattutto hanno dato l’ok alla seconda edizione di Saviano, oggi sono corresponsabili di questo spreco economico: la Corte dei Conti, che vigila sulla Rai con un magistrato appositamente delegato, cosa ha da dire? E se i consiglieri non sono d’accordo, sarebbe bello sapere se la tanto ricercata unità dell’opposizione è compatta su questi sprechi: che dicono quelli che dovevano aprirla come una scatoletta di tonno? Su temi così gravi ci si aspetterebbero reazioni con atti formali. Bene ha fatto la presidente Marinella Soldi a invocare un ripensamento, ma può bastare un semplice pubblico appello ad un cittadino contribuente? Per un dissidio in Cda Rai, il 31 gennaio del 2012, il consigliere Nino Rizzo Nervo si dimise da consigliere. Ma erano altri tempi.