Stamattina si terranno i funerali del giornalista Andrea Purgatori, la cui morte ha fatto discutere proprio perché sono emersi pareri contrastanti tra medici, due dei quali, ad oggi, risultano indagati. È entrato quindi inevitabilmente in gioco il concetto della responsabilità penale della classe medica, che in Italia rischia il carcere come accade soltanto in Polonia e Messico. Per fare chiarezza abbiamo contattato il professor Matteo Bassetti, che sostiene si debba eliminare la possibilità di perseguire penalmente un medico: “Non si può pensare che ci sia del dolo in chi fa questo lavoro”. Ma Bassetti interviene anche sul ruolo della magistratura, non solo sostenendo il Ministro della Giustizia Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma spiegando che quello che gli fa più paura “è sapere che dall'altra parte non c'è un mio simile, quando devo spiegare a un magistrato, un giudice o a un esterno quello che io ho fatto”. È giusto che nonostante anni di studio e costanti aggiornamenti, i medici siano costretti a lavorare con la spada di Damocle del possibile processo o della possibile denuncia sopra la testa?
Il caso Purgatori ha riportato al centro della discussione il tema della responsabilità penale del medico in caso di sbagli nella diagnosi o nella terapia.
Il caso di Purgatori non lo conosco nello specifico, so che i parenti hanno detto che c'era una dissociazione tra quella che è stata la diagnosi e quant'altro, dopodiché io credo che, per quanto riguarda la responsabilità penale dei medici, laddove un medico sbagli pesantemente (dove c'è del dolo) nell'ambito della sua attività è giusto che risponda come deve rispondere un magistrato o un comune cittadino. Trovo sbagliato quello che si fa in Italia, però, ovvero l'azione penale a scopo di risarcimento: da noi in Italia ti denunciano penalmente affinché tu in qualche modo gli riconosca un'indennità o una certa cifra e questo secondo me non è del tutto corretto. Nel momento in cui un medico agisce in scienza e coscienza non si può pensare che debba fare degli anni di carcere, perché in tanti anni di attività degli errori si possono commettere.
Questa è una cosa che abbiamo in comune solo con Polonia e Messico.
Esatto, siamo praticamente gli unici che pagano con la responsabilità personale anche quando, per esempio, si agisce per un soggetto terzo, quindi per un ospedale o per una struttura privata. Sono dell'idea che andrebbe cambiato tutto, ma non per far sì che si lavori senza nessun tipo di controllo, ma mantenendo solo la responsabilità civile. Il sistema attuale è una cosa che, appunto, hanno solo Polonia e Messico, non due esempi di fulgida democrazia.
I dubbi sulla diagnosi giusta come nel caso di Purgatori sono frequenti?
La gente fondamentalmente oggi non accetta più che si possa morire, ma ci si deve rendere conto di una cosa, ovvero che l'unica cosa che c'è di certo nella nostra vita è la morte. Mi è capitato molto spesso di vedere situazioni in cui i parenti non accettassero delle diagnosi e nemmeno la morte. Non parlo del caso specifico di Purgatori, ma ho visto situazioni paradossali, in cui le persone arrivavano in ospedale più morte che vive e purtroppo morivano, perché evidentemente era il loro decorso clinico, e i parenti poi facevano causa all'ospedale o al medico perché ritenevano che il paziente non fosse stato trattato in maniera adeguata. Credo che questo sia lo specchio di una società profondamente ignorante. Quello che noi abbiamo visto negli ultimi tre anni, in cui, gente laureata, su Facebook, Instagram o Twitter continuava a dare dell'ignorante al professor Bassetti, a Ricciardi e ad altri medici, è lo specchio di una società che non sa riconoscere lo studio, l'applicazione e la carriera, proprio perché è una società ignorante.
A cosa si riferisce con società ignorante?
Mi riferisco a quella società che negli ultimi trent'anni si basava su un modello che prevedeva che si facesse la velina o il calciatore; quindi, non mi stupisco di una società così, che ha sei milioni di telespettatori che guardano il Grande Fratello. Se uno ha il padre con un tumore al polmone con metastasi cerebrali e poi muore e fa causa perché secondo lui non doveva morire credo che sia frutto di una società profondamente ignorante, che non accetta che ci sia qualcun altro che si occupa della tua salute. Denunciare il medico penalmente vuol dire che tu pensi di saper fare meglio di lui, che magari ha studiato trent'anni.
A tal proposito, può essere un giudice a stabilire se un medico abbia agito in buona fede o meno? La medicina è complessa, gli errori umani non sono giustificati?
Il giudice si affida in genere a dei consulenti tecnici, che si chiamano CTU, sono dei simili che giudicano l'operato di quel medico o di quelle infermiere o di quella situazione. Dopodiché purtroppo spesso chi fa queste consulenze per i tribunali non è esperto della materia specifica; infatti, di solito sono medici legali e non è detto che siano competenti nel settore specifico che si trovano ad analizzare. Sul Covid noi vivremo i prossimi cinque anni affrontando continue cause da parte di gente che dirà che gli hai ammazzato il padre o la madre perché non li hai curati bene, perché li hai fatti contagiare in ospedale, perché non hai usato le cure del Covid. A giudicare se una cosa funziona o meno spesso non c'è un professore di malattie infettive, di virologia o di pneumologia, ma ci sono dei consulenti che magari non hanno nessuna competenza. Guardiamo che cosa ha combinato Crisanti a Bergamo, ci rendiamo conto che cosa ha fatto la procura di Bergamo? Possono essere simpatici o antipatici Brusaferro e Locatelli, ma portarli in tribunale per epidemia colposa perché secondo loro dovevano chiudere l'Italia prima è successo solo da noi, non è avvenuto in nessun'altra parte del mondo. I giudici sono gli unici che si giudicano da soli, mentre tutti gli altri possono essere giudicati dai giudici, mi sembra un po’ paradossale no? E poi non bisogna scordare cosa hanno fatto i giudici negli ultimi trent'anni nel nostro Paese: il procuratore di Maglie che impone di pagare la cura Dibella, che si rivela poi una cura inutile, o si pensi al caso Stamina. Se ci dimentichiamo queste figure fatte dalla magistratura…
Quindi lei sostiene il ministro Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati?
Ma sicuramente. Va fatta la separazione delle carriere, come la depenalizzazione del reato dei medici. Io vorrei essere giudicato civilmente da un mio simile, per cui trovo assurdo che il mio operato debba essere giudicato da un magistrato, che evidentemente è influenzato da tantissime condizioni anche esterne, tra cui per esempio compassione e commiserazione. L'empatia è una cosa e la medicina dell'evidenza è un'altra: se io ho agito seguendo le linee guida della scienza non deve essere un giudice a stabilire se ho agito correttamente, ma deve essere un medico.
Cosa direbbe alla famiglia di Andrea Purgatori?
In particolare, non mi sento di dire nulla, ma posso dire che se Purgatori in vita si è affidato a dei medici (perché è lui che ha affidato la sua vita a loro) è perché si fidava di quei medici; quindi, perché dopo la morte gli vanno a dire che in pratica hanno sbagliato tutto? È come dire che loro padre aveva sbagliato ad affidarsi a quei medici. Io non conosco le carte, ma dubito che abbiano curato un uomo che aveva delle metastasi cerebrali con dei farmaci sbagliati. Ricordo, come ho detto all'inizio, che nella vita bisogna sapere che l'unica cosa certa è la morte, dopodiché noi medici dobbiamo fare di tutto, ma se la diagnosi è quella di un tumore metastatico al cervello, bisogna anche accettare che si possa morire. Questo fa parte anche della capacità umana e cristiana di sapere che c'è una fine. Quindi alla famiglia dico che se il padre si era affidato a quei medici è perché aveva fiducia in loro, a meno che loro non abbiano delle carte in mano che stabiliscono che è stata completamente sbagliata la diagnosi, cosa di cui dubito fortemente, penso che si stia facendo del gran rumore che poi finisce per infangare anche la memoria del morto.
Lei ha paura?
No, io non ne ho, faccio il mio lavoro, mi occupo di 50 posti letto al San Martino, le decisioni le prendo tutte io. Ma quello che mi fa paura è il sapere che dall'altra parte non c'è un mio simile quando devo spiegare a un magistrato, un giudice o a un esterno quello che io ho fatto. È come se un pilota di Formula Uno dovesse spiegare perché ha preso la curva in un certo modo a uno che fa il tassista o a uno che guida gli aeroplani. Negli Stati Uniti non esiste la responsabilità penale, pur essendoci delle tabelle per cui le assicurazioni e gli ospedali pagano molti soldi se si ravvede che c'è stato un errore, non vedo perché ci deve entrare la magistratura. Bisogna trovare degli enti esterni che stabiliscono che hai sbagliato, ma che lo hai fatto in scienza e coscienza, perché non posso pensare che un medico che sceglie di fare questo lavoro voglia ammazzare il paziente che ha davanti. Se c'è del dolo uno sicuramente non fa questo mestiere. Il problema in medicina non è fare sempre tutto giusto, ma è cercare di commettere meno errori possibili e questo è quello che mi hanno insegnato dal primo giorno. Il medico più bravo non è quello che fa tutto giusto, perché non esistono questi medici, ma il medico più bravo è quello che fa meno errori, il che vuol dire che anche noi possiamo sbagliare, l'importante è non commettere errori in ogni cosa che si fa. Il fatto che per ottenere dei soldi da un medico o da un ospedale lo si debba portare in tribunale e pensare che il medico sia un assassino è profondamente sbagliato.