Continuano e anzi aumentano le critiche per l’impatto ambientale del Jova Beach Party, proposto invece come evento green. L’appuntamento del Lido di Fermo, al quale hanno partecipato tra gli altri anche Gianni Morandi e Valentino Rossi, ha rinfocolato le polemiche. Fra i tanti che hanno messo nel mirino Jovanotti (che ha risposto piccato alle accuse di “greenwashing”, cioè di ambientalismo di facciata) c’è il giornalista e videomaker Marco Todarello: “Io – ha scritto in un post su Facebook che è stato subito largamente condiviso – ho voluto bene a Lorenzo Jovanotti Cherubini, prima di mollarlo vent’anni fa perché la vita è breve e il tempo che dedico alla musica preferisco impegnarlo con chi sa suonare e sa cantare. Non basta saper scrivere qualche simpatico ritornello. Devo dire però che questa storia del Jova beach party gli è chiaramente sfuggita di mano. Detto con affetto, memore di quegli amori batticuori con «Serenata rap» sullo sfondo, lui è sempre stato un gran paraculo. E probabilmente pensava che anche stavolta gli sarebbe riuscita l’operazione opportunistica: abbracciamoci, volemose bene, invitiamo Gianni Morandi e altri profeti dell’ottimismo e vendiamo come green un evento che per l’ambiente invece è devastante. Però gli è andata male”.
L’attacco del giornalista collaboratore di Rsi, La7 e Adkronos prosegue: “Noi umani siamo peggio delle cavallette, e non serve una laurea in scienze ambientali per capire che 50.000 persone stipate su una spiaggia non fanno bene all’ambiente. Ma proprio per niente. Per quel tipo di eventi esistono gli stadi e le piazze. Basterebbe questo, ma c’è tutto il resto denunciato sui territori da decine di associazioni, comitati di cittadini, consiglieri comunali ed esperti di varia natura. Comprese alcune sezioni locali del Wwf, che si dissociano dalla partnership all’evento decisa dai vertici romani. Dalle spiagge spianate con le ruspe, che colpiscono anche la nidificazione di uccelli e tartarughe, all’acqua venduta in lattina, fino alla sponsorizzazione di Fileni (che vende polli da allevamenti intensivi, e Jovanotti sarebbe vegetariano) e di Banca Intesa, che finanzia l’industria delle fonti fossili per circa 3 miliardi all’anno. Mi fermo qui ma c’è molto altro”.
E c’è una postilla: “Intendiamoci: il Jova Beach Party è un evento legale e autorizzato, non è quello il punto. Ciò che non puoi fare è spacciarlo per evento green, perché è una colossale presa per il culo. Un evento green ad esempio è «I suoni delle Dolomiti», dove il concerto è acustico, non ci sono mezzi a motore o infrastrutture, si arriva sul posto a piedi e ognuno si porta nello zaino tutto ciò di cui ha bisogno. Bellissima l’immagine di Lorenzo che dal palco dice «le spiagge sono luoghi fragili, dobbiamo prendercene cura», mentre sotto di lui saltano in 50.000, i fari accecano a chilometri di distanza e i vari mila decibel fanno tremare la terra. “Il greenwashing sapete dove dovete mettervelo», dice in un video di autodifesa pubblicato ieri su Instagram. Daje Lorè, non essere nervoso, se non vuoi essere accusato di greenwashing c’è solo un modo: non farlo”.