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Lamborghini, il biopic
di Prime Video è bello
come un frontale in autostrada

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

26 gennaio 2023

Lamborghini, il biopic di Prime Video è bello come un frontale in autostrada
Lamborghini - The Man Behind the Legend è di una bruttezza rarissima. Il biopic sul fondatore della nota casa automobilistica è peggio di tutta la discografia della nipote Elettra. Sciatto, storicamente impreciso e pieno di cliché imbarazzanti, impossibile discernere se voglia essere un omaggio o un insulto al patron. Di certo, fa male

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

La telenovela bolognese. Lamborghini - The Man Behind The Legend è il biopic che Prime Video ha voluto dedicare al fondatore della nota casa automobilistica. Non si sa se per omaggiarlo o per fargli definitivo sfregio. Un'ora e mezza di nulla con fotografia (non) dichiaratamente ispirata alle fiction Ares di Alberto Tarallo, il film si mostra a noi con scenografia, sceneggiatura e realismo rubati a una recita delle medie. Inspiegabile anche il coinvolgimento di Premi Oscar dall'attrice Mira Sorvino al regista Bobby Moresco. Si poteva evitare? Assolutamente sì. L'abbiamo visto per voi? Ovvio. Qui di seguito, più che la recensione, la cronaca nera di questo bruttissimo (ma in un certo senso ipnotico) fontale nell'autostrada dello streaming. 

Già il trailer non prometteva nulla di buono. Nei panni di Ferruccio Lamborghini troviamo l'attore Frank Grillo che, per il ruolo, mette a frutto tutte e 76 le sue partecipazioni alla soap Sentieri nel 1999. L'interprete, però, non ha grossissime colpe, essendosi semplicemente ritrovato a eseguire degli ordini. Quelli di una sceneggiatura criminosa, con dialoghi che esondano gli argini dell'imbarazzo. Ferruccio ci viene presentato fin da giovane, al rientro a Cento dopo la Seconda Guerra Mondiale, innamorato della fidanzata Clelia e in aperto conflitto col padre contadino. Mentre zappano la terra, gli comunica di voler aprire un'azienda di trattori. Il genitore lo prende per matto: non hanno una lira e lui non sa nulla di motori. "Lo faremo funzionare", dice il giovinastro con occhi sognanti. E poi, ovviamente, fallisce. 

Uno dei problemi principali del personaggio di Ferruccio Lamborghini è che non sembri nemmeno alla lontana un italiano. Viene ritratto, piuttosto, come il CEO di una piccola start up anni Duemila dalle grandi speranze: la sua vision, la capacità di contagiare tutti con belle parole a fronte di un senso pratico pari a meno mille. Quest'uomo, pardon, questo "sognatore", una volta imbroccati i giusti collaboratori, diventerà la quint'essenza del capo di merda: quello che piomba in ufficio alle 9.10 del mattino con una qualunque pretesa assurda, ridicola, "contro le leggi della fisica". E la vuole vedere realizzata per ieri. Ecco tutta l'entità dell'apporto al succeso di Lamborghini che viene affibbiata al poro Ferruccio: quella di un matto che delira, costringendo chi lavora per lui a fare l'impossibile. Armiamoci, partite!

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Pare che anche a livello tecnico il film sia una ciofeca colossale. Di sicuro, chi l'ha visto con cognizione di causa ne è uscito ferito nell'anima, mentre chi si è salito a bordo di questa sciagurata operazione con la curiosità di scoprire la storia di Ferruccio Lamborghini, al termine si è reso conto di saperne quanto o meno di prima. Il sospetto è che si possa apprendere molto di più dall'ascolto di Bang Bang della nipote Elettra, rispetto alla visione di tale scempio. Scempio che coinvolge attori hollywoodiani di calibro elevatissimo: la già citata Mira Sorvino, ma anche il vincitore del Golden Globe Gabriel Byrne nel ruolo di Enzo Ferrari. Perché il mutuo, signora mia, lo abbiamo tutti. Insieme a "preziosissimi" camei made in Italy: il rapper per mancanza di rime Clementino, attualmente nella giuria di The Voice Senior, e, che ci crediate o meno, il redivivo Demo Morselli che si porta a casa un paio di pose mentre dirige l'orchestra a un improbabile Tony Renis in chiusura del film. 

Film che cala il sipario con Ferruccio alla guida nella notte, mentre ripercorre le tappe salienti della sua vita come fossero le clip di un Vippone qualunque al Grande Fratello. Poi, i titoli di coda arrivano, provvidenziali, per porre fine alla sciagura ma anche per specificare come nessuna delle case automobilistiche citate abbia ritenuto opportuno un coinvolgimento in tale operazione. Si legge che alcuni personaggi si sarebbero rifiutati di prestare anche solo il proprio nome al progetto, per questo ne sono stati inventati altri in loro vece. Non siamo stupiti. 

Lamborghini - The Man Behind the Legend non emoziona, non spiega, non sta in piedi da solo. E nemmeno su quattro ruote. Una specie di Terra Nostra recitata male e doppiata peggio, con una sceneggiatura da soap che fa male al cuore. Unica nota positiva: dopo averlo visto, i testi delle canzoni della nipote Elettra vi sembreranno quasi De Andrè per profondità e poetico ermetismo. Il guanto di sfida è comunque stato lanciato. Ora tocca a noi sfornare, perché no, un rancido biopic su Steve Jobs con protagonista Roberto Ciufoli. Don't worry, "Lo faremo funzionare". 

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