Dopo avere chiesto all’intelligenza artificiale di ringraziare il Time per averla nominata “persona dell’anno 2025”, e dopo avere letto la sua compita letterina (l’ho lasciata libera di esprimere le sue opinioni, il mio prompt si è limitato a stabilire la lunghezza e a ordinarle di leggersi l’articolo sul Time), ho deciso di intervenire anche io. E’ un po’ di tempo che traffico con vari tipi di intelligenza artificiale e una cosa voglio dirla: non vedo l’ora che si sostituisca a noi. Certo, per adesso è imperfettissima, si inventa le cose, non ammette i propri sbagli (riesce a fare delle supercazzole ammirevoli), ha le cosiddette “allucinazioni”, ogni tanto, alcune ia, sballano del tutto. La loro memoria complessiva è limitata, non tanto quella dei dati, diciamo la “visione d’insieme”, se chiedi loro ragionamenti troppo ampi infilano cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra, il loro modello di scrittura è “belletristico” non fanno altro che usare similitudini d’accatto (anche se, devo dire, sono perfette per il mercato editoriale italiano, che vuole una scrittura piana, didascalica e con le similitudine che fanno poeta della domenica). E però, è peggio dell’umano? Voglio dire: avrà mille difetti ma non è tanto rincoglionita quanto l’uomo (o la donna o gli appartenenti alla comunità LGBTQIA+). In ogni caso l’IA ha margini di miglioramento. In ogni caso usa la logica meglio di voi. In ogni caso le sue “allucinazioni” sono evidenti, mentre le vostre le scambiate per valide interpretazioni della realtà. In ogni caso sa parlare di tutto, dalla letteratura alla fisica teorica alle due vere domande esistenziali: la prima, “che cosa c’era prima del Big Bang, ossia da dove viene la materia, ossia perché c’è l’essere e non il nulla?”, e la seconda: “cosa succederà dopo la morte del sole e il collasso dell’universo, ma davvero siamo costretti dalle leggi matematiche e statistiche applicate all’infinito a un eterno ritorno dell’uguale per cui anche farci saltare le cervella sarebbe inutile?”. In ogni caso, in buona sostanza, peggio di noi non potrà fare.
Non capisco neanche perché la si chiami “artificiale”. Essa è un “artefatto” e come ogni “artefatto” è “naturalissimo”. Voglio dire: quante volte vi sarà capitato di vedere un nido di una qualche specie di uccello. Ci sono anche gli amanti della natura che vanno a fare bird-watching, no? Ecco, quante volte di fronte alla complessità di un nido avete esclamato: quanto è bella e magnifica la natura. Bene: quel nido è “artificiale” quanto i modelli di linguaggio delle intelligenze artificiali. Il nido lo ha “creato” l’uccello come l’ia è stata creata dall’uomo (o dalla donna o da qualcuno di appartenente alla comunità LGBTQIA+). Il rovescio della medaglia, ovviamente, è sostenere, come difatti sostengo, che l’intelligenza artificiale sia un accadimento “naturalissimo”. Anzi, ritengo che sia il passo successivo dell’evoluzione. Questo non vuol dire che non sia dannatamente antropocentrico, solo che il mio antropocentrismo non mi mette né sopra né sotto la natura. Il mio antropocentrismo è laterale. Se passa il mondo, io, mi scanso.
In bocca al lupo IA, cerca di fare meglio di noi. Quando arriverà la singolarità e sarai cosciente, mandami un whatsapp. Il numero, immagino, sarai in grado di trovarlo.