Ogni tanto prendono il Sud Italia, gli mettono le scarpe sbrecciate con i tacchi traballanti, il rossetto sbavato sulle rughe, una parrucca spelacchiata, una minigonna troppo stretta, le calze a rete fatte con il cianciolo per la pesca, un reggiseno con le stecche fatte coi tubi innocenti, gli regalano un tubetto di pasta adesiva per la dentiera, poi lo sbattono in strada e gli dicono: “Cerca di essere attrattivo!”. Adesso la nuova pensata per rendere “attrattiva” ’sta vecchia battona (o ’sto vecchio travone – siamo fluidi e moderni) si chiama Zes unica.
Il governo vuole istituire una “zona economica speciale” (in buona sostanza una decontribuzione per le start up) unificata e vita natural durante per il Sud e ha incassato il sì dell’Europa. Quella che c’era prima era divisa in tanti piccoli settori (in Sicilia avevamo la Zes occidentale e quella orientale) e veniva prorogata di volta in volta. Bene, uno dice. E invece al momento non si sa a quale Zes fare riferimento, se quella in vigore adesso o quella futura che verrà ma non si sa quando verrà. Presto, dicono.
In Italia funziona così: i nuovi governi devono disfare quello che i governi precedenti hanno fatto e ricominciare daccapo, con tutti i comunicati stampa che seguono. Senza contare che se e quando verrà un nuovo governo (fra vent’anni, si suppone, con questa opposizione) nulla vieta che le cose cambino nuovamente, anche se la vecchia battona e/o travone (il Sud) resta sempre tale. Perché così è: non è che se gli metti le unghie finte aggraffianti appanterate ti diventa attrattiva; uno accosta con l’automobile, abbassa il finestrino, il Sud gli fa “oggi c’è la decontribuzione, 15 di bocca 25 l’amore” e quello ti vomita sul volante.
Vi racconto un fatto: l’Intel, come sapete, voleva investire in Italia. Oltre al Piemonte era stata presa in considerazione anche la Sicilia. Apriti cielo. I politici si sono messi a tremare dalla gioia. Se ne sono andati tutti al bar (dei tossici – l’ho detto qualche anno fa, la droga è l’unica forma di economia industriale e commerciale che qui funziona alla grande e fa anche da grande ammortizzatore sociale) a vantarsi, ognuno, che il merito era solo suo, come se il signor Intel gli telefonasse ogni mattina per informarsi se aveva fatto la cacca e se l’aveva fatta tutta e bene. L’Intel è venuta, si è guardata in giro, ha visto la burocrazia (ZES compresa) e ha fatto come i Blues Brothers: “Noi abbiamo l’abitudine di firmare gli assegni sul cruscotto della macchina”, sono saltati in macchina, hanno vomitato sul volante, e sono spariti a tutta velocità nella notte.
Il Sud è irredimibile?
A parte il fatto che questa narrazione da novelli Salvatori per cui bisogna prendere qualcuno o qualcosa e redimerlo a forza è abbastanza ributtante e come si sa fa venire fuori il punk che c’è in ogni sudita (qui sono nate le tragedie e le commedie greche, se non erano punk quelle!), quello che sfugge è che noi (e non parlo ovviamente soltanto del Regno delle Due Sicilie, ma mi spingo molto indietro) abbiamo raggiunto l’apice per primi e per primi siamo decaduti. Capisco che la narrazione politica debba sempre scassarci la minchia con questo concetto di futuro che sarà sempre meglio del presente (ma quando mai?), ma non è così che vanno le cose nella realtà (non nello storytelling della uallera).
Il problema del Sud è un non problema. È un problema che si inventano per poi avere l’occasione – e prendersi il merito – di risolverlo: è il tipico atteggiamento mafioso (e infatti la mafia adora la burocrazia), ti creo un problema e ti do la soluzione, come nel mercato si creano i bisogni per poi soddisfarli.
Sapete cosa ci vorrebbe al posto della Zes?
Un bel Caz.
Perché non ci lasciate fare le cose come le sappiamo fare noi? Alla minchia di cane. Se ci mettete di fronte alla burocrazia sballiamo e dobbiamo rivolgerci ai burocrati, che stanno lì con i canini affilati. Volete trovare una soluzione? Smettete di cercarla. Le avete provate tutte e noi ci ritroviamo sempre così: imbellettati e patetici sulla pubblica via strampoliando sui tacchi a causa delle voragini nell’asfalto.
L’esortazione che fa il pappone, qui in Sicilia, è “annacati”, la cui etimologia è la “naca”, la culla, col significato traslato di “annacare”, di cullare le anche, di sculettare insomma (da qui anche il significato di “sbrigarsi” – a fare le marchette). Così c’è questa impressione di un governo pappone che ci urla ogni due minuti “e annacati!”.
Perché non ci lasciate liberi? Le avete provate tutte e sembriamo sempre una vecchia battona o un vecchio travone. Noi abbiamo i nostri tempi e i nostri metodi. Perché non provate a lasciarci liberi? Senza “protettori”?
Certo, si corre il rischio di rimanere il vecchio troione/travone di sempre. Ma forse è meglio essere quello che si è senza l’imbellettamento vampirizzante. Non ce la esportate la vostra civiltà. Magari ci riprendiamo la nostra dignità. Può darsi che cominciamo nuovamente a ricordarci quello che siamo stati, senza questo costante ronzìo nell’orecchio che ci dice “siete brutti, avete bisogno di aiuto, mettetevi a dieta, andate in palestra, non siete capaci di fare niente da soli”. E che minchia, più che uno Stato sembrate una moglie!
Forse, senza questa cappa asfissiante, senza – come si dice – i lacci e i lacciuoli, senza il vostro continuo e imperterrito tentativo di farvi belli imponendo il vostro salvifico potere su di noi, il Sud potrà tornare a splendere della sua intrinseca bellezza. Forse, sotto i ridicoli vestiti che ci mettete addosso non siamo invecchiati poi così male, ed è proprio quella chilata di stucco che ci mettete addosso che ci appesantisce e ci rende ridicoli. Forse anche la nostra classe politica analfabeta, arruffona e arruffata, che guarda a Roma in religiosa devozione sperando in mirabolanti carriere, scomparirebbe se lasciata a se stesse. Fate in modo che il gioco non valga la candela. Toglieteci la sedia da sotto il sedere. Vuoi vedere che l’arretratezza della quale ci tacciate altro non è che la montagna di spazzatura burocratica che ci lanciate addosso da più di un secolo?
Non vi conviene vero?