Parte bene il podcast (si chiama podcast anche se è video?) Mow Privé by EscortAdvisor (con Partita IVA) con Grazia Sambruna, oramai uguale a quelle giapponesi immense che facevano pubblicità sulla cartellonistica olografica di Blade Runner, che intervista Marina La Rosa, ex del Grande Fratello, con la Sambruna che chiede alla La Rosa: «Ma ti piace farti ciucciare l’alluce?» e la La Rosa che racconta di quanto uno le prese in bocca tutto il piede, tutto, e che non poteva che essere o la Rana dalla Bocca Larga (e quindi l’avvocato Lovati, tra una dentiera e l’altra) o Jabba the Hutt di Guerre Stellari. Io sono, credo, il massimo esperto dei piedi e dunque avrei da dire la mia.
Innanzitutto diffidate sia di chi si definisce “feticista” perché ha un’attenzione di riguardo per i piedi, sia di chi definisce “feticista” chi pratica (o teorizza, come nel mio caso) questa attenzione. “Feticcio” viene dal latino facticius, ossia “costruito”, “artificiale”, ed è termine che può essere adoperato nei confronti delle scarpe, delle calze, dei plantari ortopedici, ma non dei piedi, che non possono essere “feticci di se stessi”, tranne nel caso degli adoratori dei calchi dei piedi (ci sono artigiani che li fanno, a grandezza naturale o, grazie alla stampante 3D, anche di piccole dimensioni, così da poterli usare come portachiavi o plug-in che sparano raggi laser).
Quindi, sì, in una donna guardo i piedi, ma non sono feticista: guardo i piedi come guardo le mani e come guardo come una donna mastica a tavola (le cozze, dovete fare la prova delle cozze: sono difficilissime da maneggiare con grazia). Si chiamano “dettagli” (e Dio si nasconde nei dettagli), e non feticci. Ignoranti.
Anzi, il mondo feticista, fatto di gente che eiacula nelle scarpe, che si ciuccia un calzino, che ciuccia l’alluce – e in questo caso il feticcio c’è, ed è il sudore e il fetore che si sostituiscono nel desiderio sessuale al piede in sé, che dovrebbe anzi essere asettico – che si infila i plantari ortopedici nelle orecchie, mi fa abbastanza ribrezzo.
Altro discorso (ossia il mio) è osservare come il piede sia una delle due parti più complesse del corpo umano: ha infatti 26 ossa (per arto) e le mani ne hanno 27 e insieme, la doppia coppia, arriva alla metà delle ossa umane. Sì, in alcuni sparuti casi anche il cervello è un organo complesso, ma di solito si limita a essere una polpetta di gelatina capace di pronunciare parole sconnesse, scrollare su Instagram e chiamare “feticista” me.
Perché questa complessità del piede? Non posso entrare nei dettagli perché dovrei scrivere un saggio di un migliaio di pagine (e prima o poi lo farò), ma vi basti sapere che la questione ha a che vedere (vedere, non ciucciare o infilarselo nel naso) con l’Estetica, con la Metafisica, con la Teologia e con l’Architettura (tutti rami della scienza con le dentali fricative; ho una particolare attenzione per le dentali fricative che no, non sono un feticcio, ma sono un dettaglio).
In buona sostanza: come si cammina si pensa. La maniera attraverso cui il passo muove la sua funzione salendo dalla gamba, gestendo i vettori (amo anche i vettori, queste linee di potenza astratte disegnate nell’assoluto e che si vedono come attraverso un traslucido) con le anche e poi risalendo dalla spina dorsale fino alla cosiddetta “fontanella”, ci dice tutto di una persona, anche se, devo ammettere, ho conosciuto ragazze dalla camminata perfetta e dai piedi orribili, ma sono sicuro che ci sarà una ragione.
E no, non posso dirvi com’è fatto un piede perfetto per due motivi: 1) perché è un segreto e 2) perché non serve a nulla spiegarlo, ogni persona ha il piede che ha e bisogna rispettare tutte le forme del creato, ci mancherebbe.
Resta un fatto: so con chi potrò andare d’accordo e con chi sarò destinato a litigare guardando i piedi. Il resto è solo normale cortesia. Sono consapevole che questi discorsi possono risultare noiosi, ma vi assicuro che Mow Privé non lo è, perché lì ciucciano il calzino.