Finalmente, dopo due anni di diritti fondamentali violati, gli studenti alzano la voce. Contro la didattica a distanza? Contro le discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati? Contro le regole assurde a cui sono stati sottoposti? Contro le mascherine? Contro strutture e sistemi di trasporto scolastico inadeguati e mai adeguati? No, contro una professoressa che ha osato dire “Qui non siamo sulla Salaria” a una ragazza che girava video per TikTok in classe ballando con l’ombelico scoperto. La manifestazione-occupazione è andata in scena al liceo Righi di Roma, con annesso cartello “Benvenut* nel Medioevo”, con asterisco da bocciatura. Un episodio che ha fatto sobbalzare Mario Giordano, conduttore di “Fuori dal coro” su Rete4 e firma di punta della Verità.
“Vi sembra questo oggi – le parole di Giordano sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro –il vostro grande problema? La vostra tragedia? Il motivo per indignarvi e ribellarvi? Per questo vi siete presentati a scuola tutti con la maglietta corta, ombelico in vista, minigonne fucsia, calze a rete, calzini fluo e segno rosso sul viso? Davvero pensate che in quella frase ci siano i germi del sessismo e addirittura, come dite, della violenza sulle donne?”
Per Giordano “è giusto farsi sentire. È giusto dare un segno. L'unica cosa che mi domando è: possibile che l’unica cosa per cui vi fate sentire sia il vostro ombelico? Possibile che l’unico segno che riuscite a dare riguarda la misura delle magliette? Non c'è proprio niente altro di più importante dei calzini fluo su cui attirare l’attenzione di tutti? Per l’amor del cielo, non vorrei mancare di rispetto ai calzini fluo. E nemmeno alle minigonne. Qui ci vuole niente: un attimo, e si diventa sessisti. Non a caso la professoressa (sottolineo: professoressa, quindi donna) che ha fatto la battuta della «Salaria» si prenderà pure una sanzione disciplinare per sessismo conclamato. E a me già questo sembra un po’ eccessivo: non vorrei fare la solita parte del vecchio bacucco, ma dire che a scuola non si va vestiti come in discoteca mi pare normale”.
Sono sensibili, questi ragazzi: “Non riesco a darmi pace del fatto che abbiate potuto sopportare tutto quello che vi hanno fatto digerire in questi due anni. La Dad, la mezza Dad, la super Dad, la Dad a scaglioni, la Dad a fasi alterne, la Dad senza i mezzi per fare la Dad, il rientro dalla Dad con le regole più assurde del mondo, la quarantena, l’isolamento, la discriminazione tra vaccinati e non, le norme così complicate che per capirle ci voleva la laurea alla Normale di Pisa. […] E poi la chiusura delle attività sportive, le chiusure delle attività ricreative, le discoteche demonizzate, le serrate, il green pass pure per prendersi un gelato, la distruzione di ogni vita sociale: dov’era la vostra acuta sensibilità mentre vi facevano tutto questo? Come mai avete accettato ogni nefandezza in passivo e rassegnato silenzio e adesso scatenate il pandemonio perché una professoressa ha detto a una ragazza di coprirsi il pancino?”
Giordano non li riconosce più, questi giovani: “Questi due anni di pandemia vi devono aver fatto davvero male se non vi siete accorti che la vera violenza che vi hanno fatto (e in parte vi stanno ancora facendo) non è una battuta sulla Salaria. Ma, piuttosto, quella di non attrezzare le scuole come avrebbero dovuto fare, di non garantirvi la sicurezza, di non provvedere all’aerazione delle aule, di non darvi i tamponi quando era il momento, di darvi mascherine farlocche, di non predisporre un trasporto adeguato... Eppure per quello non avete mai protestato. Mai. Ora invece, all'improvviso, vi siete risvegliati. Prima vi siete sollevati perché vi hanno messo una prova scritta all'esame di maturità. Figurarsi. E ora siete scesi in piazza perché una professoressa ha fatto una battuta sull'abbigliamento di una vostra compagna. Due questioni, se mi permettete, non all'altezza dei vostri sogni. Delle battaglie che meritate di combattere. Pensateci. E fate attenzione. Perché […] per dare davvero «un segno» dovete imparare a guardare un po’ oltre il vostro ombelico”.