Vietato votare. 450 mila italiani che vivono e lavorano nel Regno Unito non potranno votare alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. A meno che non si prendano ferie e un aereo per tornare a casa, perlomeno chi potrà farlo. Secondo i dati del Consolato generale d’Italia a Londra, sono più di 450 mila i nostri connazionali residenti in Inghilterra e Galles.
Se non voli non voti
Nello specifico, la circoscrizione consolare di Londra raggruppa il 6,9% degli iscritti all'Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) di tutto il mondo (attualmente circa 6,4 milioni). Con l’aggiunta degli iscritti Aire dell’area di competenza del Consolato Generale di Edimburgo (relativa a Scozia e Irlanda del Nord), gli italiani residenti nel Regno Unito sono 472.861 (al 30 settembre 2021). A causa della Brexit, tuttavia, e di un’interpretazione estremamente rigida di un decreto legge di di 30 anni fa - la numero 408 del 1994 - i cittadini italiani residenti nei Paesi non membri dell’Unione Europea - quindi il Regno Unito post-Brexit - possono votare per i rappresentanti al Parlamento Europeo spettanti all’Italia presso il comune di iscrizione elettorale in Italia.
Secondo la stessa normativa, che vale dunque anche per le imminenti elezioni europee dell’8 e 9 giugno, potranno votare all’estero per l’elezione dei rappresentanti al Parlamento europeo spettanti all’Italia solo i i cittadini italiani residenti in uno Stato membro dell’Unione europea e iscritti all’Aire. E per gli altri cittadini europei che vivono in Inghilterra è lo stesso? Non per tutti. Gli italiani sono gli unici che devono tornare a casa per votare insieme a Bulgaria, Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e la Slovacchia. Tutti gli altri possono comodamente esprimere il loro voto per le europee dal Regno Unito, o per posta, o recandosi presso l’ambasciata o il consolato. Perché noi no?
Politica discriminatoria e antidemocratica
Per i quasi 500 mila nostri connazionali che vivono nel Regno Unito significa dover prendere ferie dal lavoro, prendere un volo di andata e ritorno, e tornare a casa solamente per poter esercitare un diritto fondamentale sancito dalla Carta dei diritti dell’Ue (Articolo 39).
Un’ingiustizia che ha spinto l’organizzazione no-profit The Good Lobby a lanciare una petizione sottoscritta da migliaia di persone e condivisa da tanti nostri connazionali come Giulia Gentile (University of Essex), Lorenzo Zucca (King’s College), Riccardo Crescenzi (The London School of Economics), Filippo Boeri (The London School of Economics), Federico Picinali (The London School of Economics), Eugenio Biagini (Cambridge University), Leonardo Felli (Cambridge University), Giulia Cavaliere (King’s College), Marta Minetti (Goldsmiths, University of London) e tantissimi altri.
“Ci opponiamo alla decisione di escludere gli italiani residenti nei Paese extra-Ue dalla possibilità di votare a distanza alle prossime elezioni per il Parlamento europeo” si legge nella petizione. “Chiediamo al governo di superare questa rigidità normativa estendendo immediatamente questo diritto all’oltre 1 milione di italiani e italiane in Regno Unito e Svizzera, come primo passo verso un provvedimento completo che includa tutti i connazionali nel mondo”. Come spiegano i promotori della petizione, infatti, il governo Meloni ha deciso di attenersi in maniera sin troppo rigida alla legge 408 del 1994 quando la maggior parte degli Stati europei, “si è da tempo convertita a un più fluido esercizio degli strumenti democratici” consentendo “il voto a distanza alle Europee a tutti i connazionali che vivono oltreconfine”.
Per permettere agli italiani residenti nel Regno Unito di poter tornare a votare in Italia, presso il comune di residenza, il ministero dell’Interno ha pensato a delle agevolazioni sull’acquisto dei biglietti di treni e aerei.
Perché fare tutto questo quando sarebbe bastato modificare la legge e consentire agli italiani che vivono in Gran Bretagna di poter esercitare un loro diritto fondamentale da lì? Perché c’è anche chi, per lavoro o per altre ragioni, magari in Italia non ci può proprio tornare. “Mi è arrivata la cartolina - spiega Elisa Cipro, italiana che vive e lavora a Londra - gli aerei ci verrebbero rimborsati, ma prima dovremmo ritirare la scheda elettorale. Dobbiamo venire una settimana prima in Italia? Questo ovviamente esclude i cittadini del Regno Unito, non ci stanno assicurando il diritto di voto, perché questa è la realtà”.
Inutile poi lamentarsi - il giorno dopo le elezioni - dell’eccessivo astensionismo che sta colpendo le democrazie occidentali negli ultimi anni se prima non si garantiscono gli strumenti idonei per poter votare. Come sottolinea anche The Good Lobby, è una politica apertamente discriminatoria se si considerano i cittadini che non possono viaggiare per motivi di salute o di cura, o coloro che non hanno le risorse economiche per farlo, oltre che antidemocratica. L’urgenza è modificare la legge e consentire a migliaia di italiani di poter votare.