“L’inchiesta del Fatto [...] ha acceso un faro sull'attività del critico che si organizzano dentro un ministero ridotto a ‘casa e bottega’, tra la figlia della domestica assunta nello staff e il capo segreteria che contratta i cachet e fattura: 300 mila euro in nove mesi, molti in odore di conflitti di interessi”. Questa è parte dell’accusa lanciata da Il Fatto quotidiano contro Vittorio Sgarbi, finito nel dibattito sul presunto conflitto di interessi che lo vede sia Sottosegretario ai beni culturali che ospite di mostre, inaugurazioni ed eventi pubblici tra cui, il più discusso, Miss Italia. L’inchiesta de Il Fatto risale a fine ottobre e da allora il noto critico d’arte ha avuto la possibilità di replicare punto per punto, cercando di dimostrare, documenti alla mano, l’assenza di qualsiasi violazione della legge, nonostante sia stato scaricato dal ministro Sangiuliano. Tra le tante accuse, tuttavia, anche quella di avere nel suo gruppo di lavoro una “raccomandata” e, nello specifico, la figlia di una delle sue domestiche. Elemento non trascurabile nella narrazione de Il Fatto, che mira a ritrarre l’attività istituzionale e privata di Vittorio Sgarbi come una cosa sola, “casa e bottega” appunto. Sgarbi ha già risposto su Il Giornale anche a questa “calunnia”, così la definisce, ricordando che “l'autore omette di scrivere che si tratta di una ragazza che parla 4 lingue e che si è brillantemente laureata all'Università La Sapienza di Roma in Marketing e Comunicazione” e che, figlia di emigrati, ha ricevuto una possibilità “non perché ‘figlia di’, ma perché ha delle competenze acquisite studiando. Insomma, non un “giornalista professionista” (sic) alla Mackinson [l’autore dell’articolo, ndr] che non sa distinguere un'associazione privata (la Pro Biennale) dalla Biennale di Venezia”.
Tuttavia, è tornato sul punto, sfogandosi nella chat “Rinascimento in Sgarbistan”, dove sono presenti oltre mille persone. E le parole, coerenti con quanto già scritto su Il Giornale, sono molto dure nei confronti anche del direttore de Il Fatto quotidiano, Marco Travaglio: “Il pregiudizio contro di me del Travaglio è osceno e offensivo, e viene da un uomo che non ha fatto nulla di rilevante se non pettegolezzi diffamatori. Arrivare a infamare una giovane donna filippina nella mia segreteria, piena di qualità e di discrezione e alla quale io ho dato motivata fiducia, perché figlia della collaboratrice domestica di Sabrina, è ripugnante e odioso contro due donne, umiliate nel loro disagio, e che non si possono difendere. Puro razzismo e violenza sui più deboli e su due donne. La condanna è inevitabilmente morale e comporta un profondo disprezzo, per un animo perfido e spregevole. Nessuna nobiltà di pensieri, nessun pensiero, se non la superbia di una superiorità morale che ostenta, senza possederla. Il suo pensiero è sporco e sporca”.