Se si fosse candidato a sindaco di Milano io avrei preso la residenza molto tempo fa (e non nel 2021) e lo avrei votato. Sì, avrei votato Silvio Berlusconi. Mi immaginavo già una City bunga bunga, night club, trans assessori, sensazioni che tutto sarebbe stato possibile e tutto sarebbe potuto accadere da un momento all’altro, Expo della Gnocca, no tasse, Free tutti, quella che cantava Siaaaamo doooonne oltre alle gambe c’è di più vicesindaco, mi immaginavo già una città dove il surreale sarebbe diventato reale, altro che realtà virtuale. Voglio dire: abbiamo visto Bush jr vincere contro Al Gore, Trump correre e vincere per le presidenziali americane, abbiamo scritto di Grande Fratello, twittato di Isole dei famosi, abbiamo sentito di gente che parla di blogger e influencer come se fossero Gandhi, e ci saremmo scandalizzati per Silvio sindaco? Dai, guardiamoci un attimo indietro, Silvio ci ha fatto di tutto, ci ha divertito, riverito, rovinato, Silvio Santo Subito, Silvio orgiastico non solo ad Arcore ma nella nostra, di vita. Ci ha trombato un po' tutti Silvio, questa è una grande, grandissima verità. Benedetto fu il direttore Carlo Antonelli che lo mise in copertina di Rolling Stone come rockstar dell’anno. Vorrei avercele io intuizioni così. E infatti lui come trombatore del secolo nella copertina di questo articolo ne è soltanto una umile citazione.
A Silvio poi io devo dire grazie: come dipendente Mondadori mi ha mantenuto, mi ha dato i soldi per pagare il mutuo e non solo quello. Anni fa mi affidarono un’inchiesta su quanto fosse semplice comprare droga a Milano. Quindi andai dal vicedirettore di Donna Moderna e gli posi la questione: ho bisogno di soldi per compare la droga, però, ovvio, non è che posso riportare indietro gli scontrini. Due telefonate e bum: mi ritrovai in mano quello che allora era quasi il mio stipendio. Nel mio cervello esplose la frase che diceva il telecronista di Inter Channel quando Ibra faceva certi gol incredibili: tuuuutto è possibile, tuuuuutto è possibile. Io Silvio lo vorrei come amico, sono invidioso di Enrico Dal Buono che ci ha passato un pranzo per il compleanno del padre di Sgarbi (cioè, che roba: Sgarbi, B., il padre di Sgarbi e tu davanti a loro), di Enrico Gilardi che ci faceva le cene insieme e i meeting dei pubblicitari, di Adriano Galliani con cui parlava di calcio. Io a Silvio vorrei chiamarlo e sentirmi rispondere come fa Banhoff, che invece di dirmi “pronto” mi fa: “freeegna!”.
Immaginate un attimo la scena, dimenticatevi della politica, delle accuse di mafia, ste robe serviranno agli storici, non è questo il punto adesso, non è ciò di cui sto parlando, sto parlando di un Silvio compare di cazzate, del barzellettiere, del figaiolo, ecco una volta che vi siete depurati da tutta la pesantezza e riuscite solo a concentrarvi sul Silvio meravigliosamente cazzaro, immaginatevi la scena di un maresciallo che lo intercettava nello splendore degli anni Ottanta e Novanta, magari mentre Silvio camminava beato per Milano 2 e pensava al benessere, alla lobotomizzazione, alle olgettine e a un certo punto sentiva il suono del telefono libero e io che rispondevo: Pronto, Silvio? E lui: Freeegna! Sarebbe stato meraviglioso. Ma amico mio Silvio non lo è mai stato. Purtroppo. Di una vita supervissuta e supertrombata così sarebbe stato impossibile non goderne. Imprenditoria, tv, calcio, politica: dove è arrivato ha sconvolto. È proprio vero: c'è chi c'ha goduto e chi meno, ma alla fine Silvio ci ha trombati tutti. Tutti.