Il Sacro e il Rito
C’è qualcosa di speciale e, in qualche maniera, di ‘sacro’ (ogni comportamento condiviso che diventa un “rito” ha una sua sacralità) in questo Volume 2 della quinta stagione di Stranger Things. E come tale bisogna avvicinarsi a questa notte di narrazione: alle 2.00 verranno messi online le tre puntate – la 5, la 6 e la 7 – della serie che ci accompagneranno verso il gran finale dell’1 gennaio.
Bisogna innanzitutto sapere che “esserci” vi rende in qualche maniera testimoni di un evento unico. E voi lo vivrete in diretta. Non “unico” perché la serie ha avuto successo o perché ha messo d’accordo almeno tre generazioni (Boomer, X, Y e Z). Unico perché – probabilmente – è l’ultima vera narrazione mitologica creata dal genere umano. Mi spiego.
1) Perché è mitologica
Ha creato un mondo di riferimento, un universo narrativo. I protagonisti sono tutti archetipi e in rete si stanno – e fanno bene – scatenando nelle similitudini tra Stranger Things e altri grandi classici della narrativa contemporanea (Harry Potter, Terminator, E.T.).
È un universo narrativo “condiviso”: chi ne resta fuori non è – letteralmente – in grado di leggere la contemporaneità. È una narrazione ‘altissima’. Chi scrive sostiene da tempo che la Letteratura Classica sia, profondamente, una lettura “di genere”. Sia perché l’universo di riferimento è quello, appunto, mitologico (dai Veda all’Olimpo), sia perché nel primo romanzo occidentale, ossia l’Odissea (che ha una “struttura” che manca all’Iliade), c’erano mostri, persone dotate di poteri soprannaturali, serial killer e tutto il pacchetto completo che oggi spezzettiamo nei vari “generi”: horror, thriller, fantascienza, crime.
Stranger Things non è una narrazione ‘moderna’, bensì una narrazione “classica”. Il romanzo moderno, quello che non attinge ad alcuna mitologia – ossia il romanzo borghese – è un’invenzione anche parecchio stupida e ignorante di questi tempi beceri. Il romanzo borghese non attinge né alle profondità né alle complessità del mondo. Insomma, non vale nulla. Stranger Things, al contrario, è una narrazione antica, universale ed eterna.
Perché è l'ultima
Il “moderno”, come era prevedibile, era destinato a frammentarsi sempre più. L’accelerazione di questa “frammentazione”, il suo emergere, è stata definita post-moderno (che non è una categoria diversa dal moderno, ma una sua ovvia evoluzione). Alcuni parlano addirittura di iper-moderno. Ma sono categorie che lasciano il tempo che trovano. Classico e Moderno sono i due mondi che la Storia ci ha consegnato. Il Classico tendeva a una narrazione unica. Il Moderno a tante narrazioni quante sono le menti.
I social media, gli algoritmi, hanno provocato un’accelerazione nella struttura ‘moderna’ (ossia esplosa) delle menti, delle categorie logiche, dei sillogismi, ovverosia di tutta l’architettura del pensiero. Il mondo vivrà sempre più di cosiddette “bolle”.
Stranger Things arriva con la sua onda lunga in quest’epoca spezzettata e ci consegna per l’ultima volta un “mondo” narrativo unico e condiviso. Arriva dal “passato”, il 2016, ossia da un’altra epoca. È l’ultima apparizione della narrazione classica in un mondo che si appresta a non avere più alcuna narrazione. Resteranno i post. Come frammenti orfici. Scimmioni che brandiscono device come i femori umani in 2001: Odissea nello spazio.
Così, fateci caso, stanotte, quando l’ultima narrazione della Storia verrà messa online da Netflix. Starete assistendo a qualcosa di non più ripetibile. Resterà per le future generazioni, così come il Natale, sempre più svuotato dei suoi significati, così come tutti i Riti di tutte le religioni che attraversano un’umanità ormai scollegata da qualunque universale.