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Sul caso Vagnoli & Co. diremo solo una cosa: siete la fine del woke in Italia e se fate come Vannacci avrete ancora più potere sui social (che alla fine è l’unica cosa che importa)

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

3 novembre 2025

Sul caso Vagnoli & Co. diremo solo una cosa: siete la fine del woke in Italia e se fate come Vannacci avrete ancora più potere sui social (che alla fine è l’unica cosa che importa)
Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte, Benedetta Sabene sono state travolte dallo scandalo delle chat, ma più vengono attaccate, più diventano eroine. Il loro errore non è morale ma concettuale: voler conciliare odio combattivo e wokismo, radicalità e politically correct. Non sono ipocrite, sono soldatesse di una battaglia caotica. Dovete fare come Vannacci

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Ho l'impressione che Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte, Benedetta Sabene, abbiano avuto solo da guadagnare dalla vicenda dell’inchiesta e delle chat e di quant’altro. Mi spiego: certo, hanno sbagliato. Ma vogliamo capire quale è stato il loro errore dal punto di vista concettuale e non provinciale? Perché sì, a una prima analisi sembrano delle comari di paese. Ma chi le critica è ancora più comare o comunque usa argomentazioni da comare. Siamo uomini (patriarcali) o comari?
Qual è il peccato originale di queste femministe naziste? (Ricordo un magnifico titolo della Troma: “I surfisti nazisti devono morire”). A mio avviso, volere essere “radicali” e al contempo infilare a forza le istanze “woke” nella loro radicalizzazione. Che, di fatto, è un ossimoro. La “radicalizzazione” ama il cosiddetto “hate speech”, il wokismo lo ripudia. Ma c’è un passo, nelle chat, che mi ha colpito, laddove la Vagnoli scrive: “La cancel culture è l'arma più forte che ha il femminismo”. Questo cosa vuol dire? Vuol dire “usare” la “cancel culture” all’interno di una “radicalizzazione”, ossia: il predicare bene e razzolare male non sarebbe – seguite il ragionamento – una “ipocrisia”, ma una “strategia di lotta di genere”. In altre parole: noi siamo odiatrici, e rivendichiamo – come alcune di loro stanno dicendo in queste ore – il diritto di odiare (poi loro aggiungono “in privato”, sbagliando – se odi, odia bene, pubblicamente), però abbiamo quest’arma contro il patriarcato, il “woke”, la “cancel culture”, usiamola! Ecco: sono delle meravigliose femministe ipocrite pazze che si esaltano per una lotta. E a voi non fanno simpatia?
No, perché ai loro follower simpatia fanno. Altroché! 

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Valeria Fonte

Ho guardato i commenti ai loro tentativi di difesa, e i loro follower sono con loro. Anzi: essere attaccate dai “giornaloni”, essere attaccate da una “giudice di una trasmissione Rai dove ballano”, non fa altro che confermare, tra i loro seguaci, che sì, vengono attaccate dal “sistema” (patriarcale, fascista, sionista… certo, tutto ciò è ridicolo, ma io cerco di capire, e per capire bisogna fottersene): in altre parole, stanno diventando eroine. E il brutto è che non se ne rendono conto.
Avete presente Roberto Vannacci? Ecco: a Vannacci i “giornaloni” gli hanno fatto il solletico al culo. Non solo hanno spinto il suo (bruttissimo) libro in cima alle classifiche, ma lo hanno, di fatto, proclamato il “guru” di una destra sommersa che, con le due palle dello sdoganamento arrivava a dovere idolatrare Mussolini e la XMAS in segreto. Ecco: Vagnoli & Co., dovreste prendere ad esempio il modello Vannacci. E dirlo esplicitamente: “Sapete cosa? Abbiamo sbagliato a pensare che la cancel culture potesse esserci di aiuto. Capita. Nella lotta di genere, come nella lotta di classe, si procede per tentativi. Volete la verità? Ve la diciamo anche se voi l’avete scoperta prima. Noi siamo odiatrici. Noi siamo hater speecher. Noi siamo radicali”. Forse solo la Valeria Fonte lo ha capito. E guardatevi le hola nei commenti.
Il tentativo di usare il wokismo per la vostra missione, ai miei occhi, è simpatico. Ma voglio dire: ma che davvero davvero c’è qualcuno, in Italia, nel mondo, all’altezza delle proprie parole? Ma che davvero davvero le lotte le possono fare soltanto i Santi? No, perché così siamo condannati a un conservatorismo perenne, un conservatorismo molto più ipocrita di voi, molto più furbo. Vi ricordo – lo faccio perché siete giovani e ingenue e anche tenere – che Vittorio Sgarbi ci ha costruito una carriera augurando la morte a Federico Zeri. Sì, all’epoca si scandalizzarono in molti, ma Vittorione se ne impipò alla grande. Avete sbagliato? Sì. Avete delirato? Eccome! Avete pippato troppo e qualche volta e vi è andato in corto il cervello? Capita. (Non sto dicendo che è avvenuto, sto dicendo che potrebbe succedere, magari non a voi, ma potrebbe succedere e nelle “radicalizzazioni” è avvenuto).

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Benedetta Sabene

Eravate tra amiche in chat. Avete fatto un reato contro A.S. (ma me lo dite chi diamine è questo A.S. che sono curiosissimo?), e va bene, capita di fare un reato. Chi vuole cambiare il sistema capita che faccia reati. Di sicuro “sante” non siete. Adesso: la vostra “ipocrisia” (ma io la chiamerei “strategia di lotta”) era dovuta a una missione che vi siete intestate di salvare il mondo, oppure all’interesse personale di autopromozione, o ancora al delirio di onnipotenza che vi hanno dato le case editrici? Sapete cosa c’è? Me ne starei fottendo. Le case editrici pensano al profitto e voi, potenzialmente, il profitto lo avete aumentato. Tutti, di quelle e quelli che vi criticano, hanno creduto in ideali (che due palle questi ideali), tutte e tutti quelli che vi hanno criticato hanno avuto interesse di autopromozione, e infine, tutte e tutti quelli che vi hanno criticato sono stati preda di un delirio di onnipotenza (la cara, vecchia e anche un po’ buttana “volontà di potenza”) che li ha portati e portate a volere “cancellare” persone che stavano loro antipatiche.
Infine: non siete diverse da chi vi critica. Anzi. Forse il problema è proprio questo: siete TROPPO uguali a loro. Radicalizzatevi DI PIÙ.
(P.S. Io sono Cataro e me ne fotto di tutti voi).

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  • Carlotta Vagnoli
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